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Attualità, Politica, Economia, Pensiero
naturalmente "contro"
testi di
Umberto Bianchi
COSTANZO PREVE:
RITRATTO DI UN FILOSOFO CONTROCORRENTE
Ho appreso con tristezza la notizia della morte del filosofo Costanzo Preve, una figura il cui contributo non mancherà di ispirare ed influenzare i protagonisti dei movimenti antagonisti occidentali nei decenni a venire. Una figura la cui complessità è rilevabile da un percorso intellettuale e politico tutto all'insegna dell'eterodossia e che non lascia alcun dubbio sull'autenticità della ricerca di nuove sintesi di pensiero. Costanzo Preve inizia il suo particolare percorso di pensiero, seguendo nella Parigi degli anni '60 i corsi di Louis Althusser e Jean Paul Sartre, avvicinandosi pertanto al pensiero di Marx in una prospettiva strutturalista e perciò stessa, già marcata da una profonda discontinuità con il marxismo ufficiale. Difatti, a detta di Althusser, bisognerebbe tornare ad una prospettiva scientifica e determinista del marxismo, contro le varie e distorte interpretazioni che ne problematizzano il percorso. Il filosofo afferma l'esistenza di una profonda differenza tra il Marx giovane (per intenderci, quello de "I Manoscritti" ) e quello più maturo, che proclama la concezione materialista della storia ("L'Ideologia tedesca", Il Capitale, etc.). Punto focale. Althusser si rifarà alla tesi di Marx per cui ogni filosofia disconosce e contraddice la realtà epocale a cui corrisponde. Proprio per questo, mutuerà dalla psicoanalisi il concetto di "sovradeterminazione", per sostituire l'idea di "contraddizione" con un modello che si rifaccia ad una più complessa idea di "causalità multiple" applicata alle situazioni politiche, corrispondente al gramsciano concetto di "egemonia". Intento del filosofo francese è, attraverso una radicale opera di rivisitazione del marxismo, rivalutarne la forza innovativa e sovversiva attraverso la messa in evidenza della sua natura profondamente scientifica, di contro al rigido ingessamento nello statalismo stalinista ed a tutte quelle interpretazioni in chiave economicista ed umanista che ne svilirebbero la portata. Non solo. Oltre a questo importante contributo filosofico, Costanzo Preve si rifarà per molti anni anche all'impostazione di pensiero del grande filosofo torinese Norberto Bobbio. Ma l'attività di Preve non si limiterà solamente all'ambito della filosofia. Militante nelle file della sinistra radicale, a cavallo degli anni Ottanta assieme a Gianfranco La Grassa e ad altri intellettuali, fonderà il Centro Studi sul Materialismo Storico, mentre, assieme a Franco Volpi, Maria Turchetto ed altri, fonderà la rivista "Metamorfosi". Contemporaneamente all'abbandono di Althusser, Costanzo Preve inizia un graduale ma deciso esame critico della dottrina marxista che, partendo da una revisione delle ideologie del progresso storico, tocca l'operaismo italiano dei vari Tronti, Negri e Panzieri, l'analisi del marxismo dissidente nei paesi socialisti, sino alla critica marxista all'economia politica. Ma sarà a partire dalla seconda metà degli anni '90, che Preve inizierà una vera e propria mutazione di paradigma ideologico. Abbandonata ogni velleità di dare un coerente assetto filosofico globale al marxismo, a causa della caduta dell'URSS e dell'irrefrenabile espansione globale del modello capitalista occidentale, Costanzo Preve diverrà convinto sostenitore dell'abbandono e del superamento delle categorie Destra-Sinistra, sempre più incapaci di dare risposte esaustive alla situazione che si andava prefigurando. E' il periodo della collaborazione con riviste sempre più eterodosse come "Koinè" ed "Indipendenza", sino ad arrivare a partire dagli inizi del nuovo millennio, alla collaborazione con riviste come "Comunitarismo" divenuto poi "Comunismo e Comunità" e, all'indomani dell'invasione anglo-americana dell'Iraq, con il Campo Antimperialista. Ma il passo più significativo, sarà la pubblicazione di molti scritti con edizioni vicine alla cosiddetta "destra radicale" come Settimo Sigillo, All'Insegna de Veltro, spesso in collaborazione con autori come Alain De Benoist, Giano Accame ed altri, proprio in virtù di quell'afflato ideale di superamento dicotomico che, sempre più spesso, attraversa oramai aree di differente connotazione politica e culturale. La sua posizione di "marxista critico", in questo periodo va prefigurandosi essenzialmente in una riscoperta del Marx giovanile, hegeliano, il cui comunismo, libero dalle rigide pastoie del "comunismo storico novecentesco", può ben essere coniugato ad un'idea di comunitarismo, attraverso la quale operare una doverosa rifondazione categoriale, al fine di addivenire ad una nuova sintesi ideologica, in grado di rimettere in moto quella spinta al cambiamento rivoluzionario globale, affievolitasi definitivamente con la fine del "comunismo storico novecentesco". Anche se in gran parte superate, le radici althusseriane, sintetizzate dall'idea di "sovradeterminazione", a cui corrisponde una vera e propria "eterogenesi dei fini", vanno di nuovo riaffiorando e sempre più prendendo corpo nell'intero percorso politico ed intellettuale di Costanzo Preve. Questo, con gran clamore e scandalo delle zitelle isteriche della sinistra ben pensante ed ipocrita, dogmaticamente attaccate a quelle dicotomie, tanto care ai vecchi e nuovi burattinai della politica nazionale ed internazionale, che di certe cosette ci campano, perché gattopardescamente, "tutto cambi, per niente cambiare". La scelta verso il comunitarismo, il guardare con interesse alla geopolitica, alla questione nazionale, la serrata critica all'ipocrisia multiculturalista, il dialogo con altre sensibilità, hanno fatto di Costanzo Preve un autore messo all'indice e per ciò stesso degno di quella massima stima e rispetto, non assolutamente tributabili agli innumerevoli guitti, cantori del politically correct. Chi scrive, ha avuto in passato l'occasione di polemizzare per motivi prettamente culturali con il Prof. Preve e se ne ritiene tuttora onorato, ritenendo che certe polemiche possano solo che essere di profondo stimolo, per chi intenda muoversi sulla strada della progettualità e dell'elaborazione politica. E per tornare sui passi della politica concreta, dalla vicenda politica ed intellettuale di Costanzo Preve, noi tutti dobbiamo arrivare alla conclusione che il futuro dell'antagonismo globale, la ricetta per una contrapposizione seria e duratura alla dittatura del capitale, non possa che passare se non attraverso l'alleanza e la sinergia tra le varie e multicolori sensibilità dell'antagonismo politico, in Italia, come altrove nel mondo, senza però dover rinnegare e buttare a mare il proprio personale bagaglio politico ed umano.
Dicembre 2013-Fonte: Umberto Bianchi
CHI FA LA SPIA…
Certo per far perdere la pazienza alla inossidabile "culona d'acciaio" della politica germanica, la tetragona fedelona all'asse Euro-USA, la talebana dell'austerità targata Euro, beh…ce ne è proprio voluta! C'è voluto un mix tutto particolare: la crisi mondiale, con la conseguente tentazione di pensare un po' tutti di più agli affari propri, alla faccia di sempre più scomode alleanze, la sbadataggine di un Obama che, intento a far passare improbabili riforme sociali nella terra del liberismo estremo, ha lasciato la briglia troppo sciolta ai più "creativi" tra i suoi scagnozzi Cia, Nsa, etc. e poi, al di là di tutto, sempre Lei, la crisi, che ha colpito nelle certezze ( e nelle tasche!) anche gli ambienti più "allineati" della compagine mondialista. Certo, a sentire tutta questa storia, osservando i politici europei (Frau Merkel in primis), non può non sorgere la domanda se non ci troviamo davanti ad una banda di completi deficenti. "Ma l'America ci spia!" e tutti sembrano cadere dalle nuvole. Ma non stavate nella Nato? Non avete sempre latrato ai quattro venti la vostra fedeltà al Patto Atlantico? Ma non eravate le Vestali del Liberismo senza se e senza ma? Il fatto è che fare il servo ed il lecchino dei più forti, può sicuramente avere i suoi vantaggi. Grandi soddisfazioni economiche, immunità, potere, prebende e soddisfazioni, ma anche qualche rischio, di cui sicuramente non si tiene mai conto nel modo dovuto. Il padrone, può, al momento che lui ritenga più opportuno, scaricarti, venderti, abbandonarti, sino alla morte o, bene che possa andare, non fidarsi mai totalmente di te e limitarsi, tanto per farsi gli affaracci tuoi, a sorvegliarti, spiarti e condizionarti. Certo loro, i signorini delle varie "caste", i travet di Bruxelles, questo proprio non se lo aspettavano. Sicuri che la propria totale subalternità alle direttive mondialiste, potesse garantir loro una sorta di impunità, vivevano sinora nel limbo dorato delle cancellerie internazionali, con la bocca gonfia di belle parole, al cadenzato ritmo dei cerimoniali diplomatici, lontani dai problemi della gente, liberi di farsi i cavoli propri, negli oscuri meandri di quelle tanto amate cancellerie…E invece no! Ora si scoprono spiati, sin nei più intimi anfratti delle proprie mutande e reagiscono stizziti, perdendo calma ed aplomb, come Frau Merkel, per l'occasione. Certo, è un duro colpo a quegli splendidi quadretti di famiglia. Ronnie e la stentorea Maggie spacca-tutto e poi Zio Julio, Kossiga, Helmut e tanti altri, tutti appassionatamente assieme, sino a George Bush/Capitan America, il "liberatore" dell'Iraq, e Silvio, che addirittura si davano del "tu". Lui che sponsorizzava Lui, un amore senza fine. E, come succede un po' tra padrone e cane, dovunque George chiamava, Silvio correva, sempre, con l'entusiasmo di un innamorato cucciolone. Ma tanto amore, tanto entusiasmo, è stato sempre mal ricambiato. All'indomani della prima, discutibile, guerra irachena, il compianto Giulio Andreotti, si ritroverà stranamente accusato di collusioni con ambienti mafiosi, con correlata l'accusa di uno scambio di baci tra lui ed esponenti di quel bel mondo. E mentre Bush/Capitan America, si gode il suo meritato riposo tra le praterie del Texas, il Silvio nazionale invece rischia di finire i propri giorni a marcire nelle patrie galere o, se gli andrà bene, di prestare servizio sociale come spazzino, in qualche cooperativa Comunale di Roma o di Milano. "Mala tempora currunt", dicevano gli antichi. Di fronte a tutto questo giro di considerazioni, qualcuno potrebbe ( e già lo stanno facendo i media, sic!), risponderci che da quando mondo è mondo, tutti spiano tutti, ogni nazione spia il proprio vicino, foss'anche il miglior alleato, dunque perché tanta meraviglia se un grande e democratico paese, naturalmente animato da altrettanto grandi interessi, fa quel che fan tutti, ovverosia spia? Il problema è che le attuali modalità di comportamento, anche in questo settore, hanno oggidì subito un radicale mutamento, dovuto al profilarsi di uno scenario assolutamente diverso da quelli precedenti. Gli Stati Uniti sono oggidì il braccio armato di quei poteri forti dell'economia e della finanza, che ambiscono in modo sempre più sfacciato ed aperto al controllo globale su nazioni, popoli e continenti e pertanto non si fanno problemi, nel perfezionare sempre più sofisticati sistemi, per il condizionamento di massa. Già dagli anni '50 e '60 si vocifera che la Cia avesse messo a punto un programma di condizionamento mentale (il famoso MK Ultra) che metteva assieme una serie di tecniche "miste", quali elettroshock, percosse, varie forme di coazione psicologica, al fine di creare dei veri e propri automi umani, in grado di obbedire ciecamente a qualunque ordine. Programma che poi, a detta di taluni, avrebbe continuato ad esser perfezionato ed affiancato dal Progetto Monarch, o attraverso l'uso di mefitiche scie chimiche o delle emissioni magnetiche delle antenne del sistema Haarp, in grado di scatenare terremoti. Senza però volerci addentrare nel regno di ipotesi al limite della fantascienza, ci basterà ricordare invece i molto più dozzinali sistemi con cui "lor signori" esercitano ( o quanto meno tentano di farlo…) un determinante controllo sulle menti dei popoli del mondo intero. In primis stanno i media "embedded", radio-tivvù e giornali, nel ruolo di vere e proprie casse di risonanza, in grado di orientare e condizionare l'opinione pubblica, a seconda delle necessità che, al momento, ispirano l'azione dei vari gruppi di potere. Gli slogan per la pubblicità commerciale fanno il paio con le parole d'ordine del "politically correct", ripetute sino alla nausea, come nel caso dell'Olocausto e di qualunque vicenda ad esso connessa. Gli stessi varietà, le trasmissioni di intrattenimento di prima e seconda serata, rientrano nel novero di questa categoria. Un ulteriore livello è rappresentato dalla registrazione di tutti i movimenti bancari ed assicurativi, oggidì privilegiata dall'uso sempre più diffuso di carte elettroniche (bancomat, carte di credito, etc.) che lasciano una incontrovertibile tracciabilità dell'operazione effettuata. L'uso delle comunicazioni in Rete, attraverso la tecnologia informatica, accompagnato dall'avvento della telefonia mobile, nel determinare una vera e propria rivoluzione nella velocizzazione dei contatti, hanno comportato una esponenziale rapidità nei processi di rintracciabilità ed identificazione degli utenti, prima sconosciuta. La tecnologia spaziale, attraverso l'uso di satelliti per le comunicazioni, connessa alle novità tecnologiche a cui abbiamo qui accennato, hanno fatto il resto. Impianti radar e satelliti, connessi a reti e banche dati informatici, nelle mani "giuste" possono oggidì tranquillamente controllare ogni voce ed alito che si muova sull'orbe terracqueo. Ma l'esclusivo dedicarsi ad ascoltare e coordinare miliardi di comunicazioni al minuto, oltre ad essere impresa improba, può rappresentare uno sforzo inutile, se non viene tenuto conto dell'imprevedibilità dell'umano agire, che molto spesso sfugge a qualsiasi variante, legge statistica o pavloviano riflesso condizionato che dir si voglia. A questo punto, nel nostro discorso entra a gamba tesa una seconda parte del progetto di dominio globale, costituita da quelle inquietanti forme di condizionamento occulto che, partendo da banali episodi di cronaca "noir", finiscono inevitabilmente con il proiettarci in quel regno dell' "altrove", fatto di ipotesi che, apparentemente assurde, vanno progressivamente assumendo una propria inquietante consistenza, lasciandoci con non pochi interrogativi, sinora irrisolti. Si inizia dagli strani segreti "di stato" sulle stragi in Italia e si va via via passando alla sequela degli omicidi del "mostro di Firenze". Dalle inquietanti sparizioni delle tante, troppe ragazzine alla Emanuela Orlandi, Denise Pipitone e via dicendo, alle improvvise esplosioni di follia familiare, alle incontrollate mattanze e stragi in Italia, Germania, Francia, USA e chissà dove ancora, sino ad arrivare all'inquietante ipotesi lanciata dal magistrato italiano Paolo Ferraro, nell'ambito delle indagini sulla morte di Melania Rea, circa l'esistenza di sette massonico-militari in odore di satanismo, dedite a pratiche di violenza e sesso estreme, al fine di condizionare in modo totale le menti dei propri adepti. Violenza, sesso, con il solito contorno di satanismo e di occultismo deviato, al fine di lanciare messaggi subliminali, tali da determinare in modo silenzioso quell' "anestesia" delle anime, necessaria alla realizzazione di un uomo che, interamente decerebrato ed assuefatto alla violenza, abbia come unico scopo la soddisfazione dei propri istinti primari, accettando pertanto, in modo totalmente passivo l'onnipervadenza della dimensione tecno economica. Il tutto, condito dal degrado globale di quell'orbe terracqueo, grazie al quale abbiamo, sinora, campato e prosperato, e di cui ora, rischiamo di far le spese noi tutti le generazioni che ci seguiranno, solo per accontentare i "desiderata" delle lobby mondialiste. Verità o Mistificazioni? Gioco degli specchi o rappresentazione di una realtà ai più celata? E chi lo sa…Una cosa è però certa e che i vari spioni-spiati ce lo consentano: l'imprevedibilità dell'agire umano, l'irrazionale sentimento della volontà, la spinta alla vita, che da sempre albergano nell'animo umano, possono vanificare tutte le più sofisticate reti di ascolto e controllo globali, tutti i Grandi Fratelli di questo mondo, lasciando in braghe di tela sette, logge, lobby, gruppi di pressione e congreghe varie a cui, quando nel corso della Storia puntualmente esplodono delle rivolte, altro non resta che la via di una precipitosa fuga verso quelle fetide fogne da cui costoro erano emersi, per non finire con la testa su qualche patibolo o, per bene che gli possa andare, rinchiusi in qualche gulag a patire i salubri rigori di un clima siberiano. Pensare che una ristretta elite di criminali, usurai e speculatori possa farla franca impoverendo, ammorbando, inquinando, terrorizzando e controllando il mondo intero, sotto lo sguardo e l'approvazione di qualche miliardo di individui, è follia pura. Certo, viviamo in un momento di grave disagio. Sembra che il tentativo di estendere a livello globale il dominio dei gruppi di pressione economico finanziari, inizialmente targati USA-Israel-GB ed ora sempre più confusi nel gioco del "domino" multipolare, sia prossimo a realizzarsi in terra e che l'unico destino possibile e perseguibile, sia quello di uno sviluppo senza se e senza ma, non disgiungibile da ingredienti come degrado ambientale e povertà globali. Uragani, tifoni e scorie radioattive sembrano preannunciare imminenti catastrofi a livello planetario…ma la vera catastrofe sarebbe se qualcuno iniziasse ad usare "in proprio" le molte energie alternative ai soliti idrocarburi di esclusiva monopolio USA-GB. O se iniziasse a stampare moneta in proprio, cioè senza pagare l'aggio alle varie banche private. O se iniziasse a rivedere i vari accordi-cappio internazionali (vedi GATT…) siglati negli ultimi anni. O se andasse a nazionalizzare le proprie industrie strategiche. O se ristabilisse le proprie frontiere politiche ed economiche, alla faccia di Unioni ed Alleanze, costruite senza rispettare popoli, usi e consuetudini, solo per acconsentire ai "desiderata" dei vari padroncini di turno. Certo, per arrivare a tutto questo, di mazzate se ne dovranno ancora prendere, bisognerà imparare che il capitalismo globale non sta attraversando nessuna fase di crisi, perché è esso stesso che della crisi ha bisogno per perpetuare la propria esistenza. La riscossa e la rivolta sono però parte di inscindibili dinamiche storiche, che qua e là cominciano ad affiorare. Occupy Wall Street, le varie e periodiche sollevazioni in Grecia, Spagna, accompagnate dalla nascita e dalla diffusione di movimenti "scettici" e populisti (alcuni dei quali al governo di paesi come Islanda, Norvegia ed altri…) in un po' tutto il Vecchio Continente, rappresentano un primo ed ineludibile segnale di stanchezza e di voglia di cambiar pagina. Non se ne facciano un cruccio dunque, i nostri cari spioni- spiati. Per quanto possano credere di continuare a raccontarci storie, non sarà il minor costo del denaro o qualche altra fola pre elettorale a far cambiare il corso di una Storia, che ben saprà come procedere nel suo corso, facendo ben presto pulizia di incertezze, ambiguità ed equivoci.
Novembre 2013-Fonte: Arianna Editrice e vari
IMMIGRAZIONE E GLOBALIZZAZIONE.
Certo, non è bello assistere quasi in diretta alla morte di uomini, donne e bambini, né può fungere da elemento di compensazione, il piangere e lo strapparsi di vesti, i "mea culpa" o gli auto da fè a cose già avvenute. Di fronte alle tragedie del mare resta, al di là di tutto, la faccia di bronzo, l'ipocrisia e la malafede travestiti da nauseabondo buonismo, propalati a piene mani da media addomesticati e per bocca di una classe politica oramai ridotta al demenziale ruolo di imbonitrice di un'opinione pubblica sempre più stanca e disorientata. I "Barconi della speranza", non partono dal Nulla, né sbucano d'improvviso da qualche varco dimensionale alieno, lì lì spalancatosi per riversarci il suo carico di orrori e miserie. No. Quei barconi, partono da località ben conosciute, da paesi ben noti, come noti e stranoti sono gli scafisti-avvoltoi ed i loro mandanti-avvoltoi. Altrettanto noto e risaputo che, in un paese "normale", le frontiere dovrebbero essere inviolabili e che, l'attraversarle senza alcun documento o senza passare attraverso i canonici controlli doganali, oltre a costituire un grave reato, dovrebbe esser impedito dalle autorità frontaliere. Sì è vero, la guerra, l'orrore, la fame, la miseria fanno la loro parte. E perchè? In Europa le due ultime guerre mondiali, non sono state altrettanto foriere di orrore, fame e miseria, in misura molto maggiore delle attuali vicende che toccano l'altra sponda del Mediterraneo ed il Terzo Mondo? E per caso i nostri nonni fuggirono in massa o disertarono, portando seco donne e bambini, o le cose, come sappiamo, andarono diversamente? Non era, per caso, quasi impossibile fuggire dall'inferno bellico? Abbiamo idea del numero di vittime del silenzioso esercito di coloro che conclusero la propria esistenza con un proiettile in corpo, per aver tentato di disertare o, solo per aver messo in discussione gli ordini? Da quando mondo è mondo esistono guerra, fame e malattie che il caso e la Storia distribuiscono in maniera diseguale tra popoli e nazioni. Taluni conoscono pace e benessere, talaltri guerra e miseria. Per un giusto senso di umana (e vera!) solidarietà, starebbe ai più fortunati aiutare i più sfortunati, nella misura del lecitamente possibile. Questo però, non può e non deve essere confuso con l'intento di favorire fughe di massa, istigando alla diserzione, per disinnescare i propri problemi interni e finire con il destabilizzare i paesi ospitanti. Un malinteso senso di solidarietà, confonde la generosità con il masochismo, il rispetto per la vita altrui con gli istinti suicidi di una civiltà sulla china della decadenza, la bontà e la solidarietà, con i suoi ipocriti surrogati di "buonismo" e "solidarismo". Tutta questa nostra civiltà italiota, europea ed occidentale è oramai ipocrita parodia e deformazione di valori e sentimenti. Pensate ci vorrebbe così tanto, a stipulare accordi con i paesi rivieraschi del Mediterraneo per evitare questi indegni "viaggi della speranza"? O, sarà che le sovvenzioni occidentali (leggi anglo-franco-italico-yankee) alle varie "primavere" arabe, o che l'omicidio su commissione del Colonnello Gheddafi o il fuoco di fila contro il Socialismo Pan Arabo siriano, abbiano determinato su quelle sponde una tale situazione di caos, per cui solo neanche un fermo atteggiamento europeo potrebbe fare da argine, se non a costo di far saltare fuori una scomoda verità? E poi, scusate, vi siete mai chiesti che fine fanno i miliardi di euro che ONU, FAO, ONG, programmi di cooperazione e sviluppo vari, maneggiano al fine di "aiutare" i poveri ed i diseredati del mondo? E, di conseguenza, non sarebbe molto più produttiva la pratica di aiuti a distanza, volti a creare tutte quelle infrastrutture atte a favorire lo sviluppo di una comunità, conformemente al proprio substrato socio culturale? Domande oziose si dirà ma, una cosa è sicura: risolvere determinate situazioni potrebbe rivelarsi molto più semplice e meno farraginoso, di quel che i media "embedded" vorrebbero farci credere, se solo lo si volesse. Per andare sul concreto, basterebbe abolire il meccanismo dell'anatocismo sia sui prestiti internazionali che, su quelli atti a favorire le imprese o le cooperative locali. Basterebbe statalizzare le varie banche nazionali, far sì che i costi dell'emissione della moneta vengano reinvestiti in opere sociali. Ri-localizzare le economie, favorendo il sorgere di realtà micro impresariali di tipo cooperativistico, in qualsiasi settore dell'economia (ma in particolare, nell'artigianato e nell'agricoltura), a discapito degli investimenti stranieri che invece, stravolgono i vari substrati socio economici, determinando la trasformazione dei lavoratori in schiavi sottopagati. In questo modo, la riconversione dell'economia in senso cooperativistico, vedrebbe il sorgere nei vari paesi di un diffuso ceto di artigiani-produttori, contadini-produttori, impresari-produttori, contrapposto alle vecchie ed inefficienti catene di comando oligopolistiche. Stesso discorso potrebbe valere per quanto riguarda la pratica dell'azionariato diffuso, anzichè quella dei monopoli finanziari. Il problema è che nessuno vuole risolvere l'attuale stato di cose, anzi. Alla base di tutto, sta la totale perdita di primato della politica davanti agli interessi delle grosse consorterie finanziarie globali. Pertanto, la direzione impressa agli eventi, va in una direzione opposta a quanto sinora proposto, attraverso un piano "illo tempore" prestabilito e scandito da tappe ben definite. La prima fase di Bretton Woods (1944-1971), è caratterizzata da un assetto relativamente stabile dei mercati finanziari e dei singoli contesti economici nazionali, necessaria a rafforzare attraverso l'interscambio commerciale con un'Europa benestante, il dominio planetario delle oligarchie finanziarie di Wall Street. La seconda fase vede, verso i primi anni '70, con la fine di Bretton Woods e con una maggiore oscillazione valutaria, la creazione dei presupposti per un mercato globale. La crisi petrolifera del '73 spalanca le porte ad un periodo di iperinflazione per Europa e Terzo Mondo, i cui sogni indipendentisti verranno frustrati daIla sempre maggior dipendenza dalle istituti di credito, mentre l'inflazione favorirà, come non mai, la speculazione finanziaria. Superato un primo momento d'incertezza, contrariamente al Terzo Mondo, Europa ed USA usciranno indenni da questa fase. L'Europa, anzi conoscerà il clou del proprio benessere (in termini di reddito pro capite, produttività, etc.), durante gli anni '80 del secolo passato. Dalla caduta del Muro di Berlino in poi, si spalanca la terza fase (1989-2013). La caduta delle vecchie barriere ideologiche ed economiche, consente l'ipertrofico espandersi del modello di sviluppo neoliberista. Maastricht, Lisbona e WTO sanciscono la fine di tutte quelle barriere che consentivano ai vari paesi europei (e non solo!) di difendere e tutelare le proprie economie dagli attacchi della finanza speculativa. Se sino a quel momento le varie contingenze di tipo politico non lo consentivano, ora, abbattuta qualunque barriera ideologica, quei gruppi che stanno alla testa del potere economico e finanziario mondiale, entrano in campo direttamente, senza più alcuna mediazione politica(vedi governo Monti-Draghi, etc.), per spianare la strada all'obiettivo di un proprio governo mondiale. Organismi politici sovranazionali (ONU, FMI, Comunità Europea, GATT, etc.) accanto a gruppi monopolistici economico-finanziari, si fanno strumenti del dominio "urbi et orbi" del Dio unico Tecno-economico, il cui scopo sembra essere il perseguimento della felicità del genere umano, attraverso alcuni inamovibili dettami. Tra questi, la tragica vicenda dei cittadini israeliti in Europa sotto il Nazismo (Olocausto o "Shoah"), elevata "ad usum delphini", quale mito fondante della nuova era mondiale a conduzione yankee e concepita come unica tragedia collettiva dell'ultimo conflitto mondiale. L'indiscutibilità del paradigma economico liberista, alla base di Euro e Comunità Europea, considerati quali indiscutibili pilastri, del Nuovo Ordine Mondiale. L'imposizione di un modello di società multiculturale e multirazziale, quale passaggio obbligato, al fine di spezzare qualunque resistenza al Modello Unico. Popoli differenti sotto uno stesso tetto, unicamente accomunati dal marchio di "consumatori", non possono condividere eguali rivendicazioni, idee, obiettivi, proprio a causa di inalienabili differenze culturali. Anzi. Il modello liberista incentiva uno spirito di emulazione e competizione tale, da richiedere la presenza di un ottuso Stato-Leviatano, nel ruolo di controllore e compressore delle libertà individuali, nel nome del mantenimento dello Status Quo, così come accade in quasi tutti gli odierni modelli di stato "paternalista", impiantato in società multirazziali, (vedi Malaysia, Indonesia, Singapore, India, etc.) con l'alternativa del caos (vedi Libano, ex Jugoslavia, etc.) o, quanto meno, di una situazione di pericolosa instabilità, (come negli USA, in Brasile, Colombia, Venezuela, Sud Africa, Russia, etc.). L'imposizione di una società multirazziale in Italia ed in Europa, l'obiettivo di uno Stato deprivato e parcellizzato tra un'infinità di individualità etniche, incentivate a produrre a bassissimo costo, sotto la supervisione di anonimi organismi finanziari multinazionali, non si raggiunge se non attraverso la graduale smobilitazione e destrutturazione delle economie nazionali, la delocalizzazione delle imprese, la finanziarizzazione dell' economia a discapito della produttività e, dulcis in fundo, a suggello di questo patto scellerato, attraverso, attraverso l'invio e lo spostamento da un paese e da un continente all'altro, di migliaia di disperati, sponsorizzati ed istruiti a tale scopo, con la compiacente complicità dei vari governi, occidentali e non, tutti egualmente proni ai "desiderata" dell'alta finanza. Società "multirazziale" significa quindi, limitazione di libertà e diritti individuali, per permettere attraverso la convivenza forzata tra etnie, ai padroni di lucrare con il lavoro a basso costo, ad una Chiesa Cattolica alle prese con una annosa crisi delle vocazioni, di rimpinguare le proprie esanimi fila e, ad una Sinistra ridotta al lumicino, di rianimare i propri incerti destini elettorali. Ma, ciò che più di tutto uccide, è quello schifoso ed insidioso veleno chiamato "Buonismo". L'Europa è una vecchia baldracca che, nel corso dei secoli ha contratto infezioni e malattie di tutti i tipi: Clericalismo Catto-Protestante, Mercantilismo, Liberalismo, Materialismo, ne hanno fiaccato certamente la fibra, ma quella che ora si è presa, il Buonismo, rischia di condurla verso un definitivo collasso. Il Buonismo è sifilide dell'anima, uccide il vigore dei sentimenti, sterilizzando le menti, oramai aduse a concepire il mondo in un'ottica dolciastra, ricoperto da una patina di ipocrisia, a mò di ammuffito panettone globale. Nel Buonismo convivono fianco a fianco, la plurisecolare ipocrisia Catto-Protestante, accompagnata al marcio progressismo post moderno di una Sinistra a cui, perduta per la strada la propria vitale spinta propulsiva, altro non rimane che far appello ai "buoni sentimenti". Il tutto condito da una plurisecolare vocazione al tradimento della propria classe lavoratrice, del proprio popolo, della propria comunità, del proprio Stato, che affonda le proprie radici nel mai sopito risentimento da "ciandala", caratteristico di certo cristianesimo e che, nel concetto dell' agostiniana "Civitas Dei", trova il suo degno completamento. Per cui, prima viene l' "Ecclesia", dopo tutto il resto, costi quel che costi; anche a costo della fine di Roma e dell'Impero. Ed ancora oggi, si ripete, immutabile, lo stesso copione. Nel nome della "Ecclesia" globale si sacrificano e si tradiscono tutto e tutti. E poco importa che siamo di fronte all'assalto finale del Globalismo. Poco importa che quelli che oggi smielatamente vengono definiti "immigrati", altri non siano che le inconsapevoli truppe da sbarco del Mondialismo, mandati lì per sostituirsi gradualmente e pacificamente agli europei. Siamo in guerra, ma ci dicono che è una questione di "solidarietà". Ci stanno depredando di benessere, posti di lavoro, opportunità, salute, ambiente, ma ci dicono che è solo ed esclusivamente per il nostro bene, ottemperare ora e sempre alle "bonarie" raccomandazioni della BCE, della NATO, degli USA,delle Agenzie di Rating, della FAO, del FMI, del GATT, dell'ONU, della TRILATERAL COMMISSION, del BILDERBERG CLUB, dei Superiori Sconosciuti…
Ottobre 2013 -Fonte: Arianna Editrice e vari