Wilson e la scienza: umanisti ignoranti

DarwinCome può un «intellettuale» (qualsiasi cosa questo sostantivo significhi) prendere una posizione etica, o perfino pratica, per esempio pro o contro l'utilizzo di un embrione, pro o contro gli OGM, pro o contro l'energia nucleare, se ignora cosa sia una cellula, un gene o un atomo?
«È certo che molti, fra coloro che si occupano di discipline umanistiche, difendono con le unghie il proprio isolamento, quasi fossero in un bunker. Il pensiero morale, l'estetica e soprattutto le arti creative si formano indipendentemente dalla prospettiva scientifica» scrive il grande biologo statunitense Edward Wilson nel suo libro Lettere a un giovane scienziato (Cortina, pagg. 226, euro 21). Un libro che, magari in parallelo con la Storia del pensiero biologico di Ernst Mayr nella nuova edizione economica in due volumi Bollati Boringhieri, consiglierei anche ai giovani letterati, poeti, filosofi, romanzieri e compagnia bella delle belle lettere, soprattutto italiane.
Insomma, i filosofi da convegno e da terza pagina (che in realtà oggi sono o sociologi o docenti di filosofia), i critici alla ricerca di «verità», gli scrittori decisi a raccontare «la realtà»: non si capisce come possano farlo ignorando l'universo in cui vivono, dalla cellula al cosmo, quando perfino le scienze sociali, fa notare Wilson, stanno confluendo verso la biologia. Solo gli umanisti non confluiscono da nessuna parte se non dentro se stessi. Eppure può un romanziere raccontare la vita, il mondo, l'uomo, con lo stesso sguardo di due secoli fa, a prescindere dalle straordinarie scoperte della biologia, della fisica, dell'astronomia, della genetica? Non sorprende stia ancora in piedi l'astrologia, e che gli oroscopi siano inseriti nei telegiornali. Né che si stia ancora a discutere di Darwin in termini ottocenteschi, ignorando gli sviluppi della Sintesi Moderna del XXI secolo: se parli di specie a un letterato nel migliore dei casi ti cita la tavola di Linneo. Se gli parli di psicologia è fermo al dualismo cartesiano, al massimo arriva a Freud, quando ogni indagine psicologica seria ormai è inglobata nelle neuroscienze e nel pensiero biologico evolutivo.

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