L'Avanguardia come Tradizione 2.0: intervista a Michelangelo Ingrassia

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by Eccolanotiziaquotidiana - Roma

Michelangelo Ingrassia… docente a contratto di Storia dell’età contemporanea presso la facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Palermo. Autore di L’idea di fascismo in Arnaldo Mussolini(Isspe, Palermo, 1998) e La rivolta della Gancia(L’epos, Palermo, 2006),   La sinistra nazionalsocialista. Una mancata alternativa a Hitler (Cantagalli, Siena, 2011),  AA.VV. Perchè Israele può avere 400 testate atomiche e l”Iran nessuna? (La Carmelina, 2013) * Nuova Oggettività…


D- Nelle recenti presentazioni  a Roma e Milano (27 9 e 28 10) del progetto e dei libri Nuova Oggettività, uno dei focus… certamente il tema avanguardia tradizione: sintesi aperta possibile?
R – Penso che chi oggi intenda agire contro il nostro tempo non possa fare a meno di chiedersi se sia possibile un uso rivoluzionario della tradizione e al contempo un uso tradizionalista della rivoluzione. L’idea-forza sulla quale si basa il sistema dominante è la conservazione. Questo sistema intende cristallizzare il tempo, autoconservarsi e autoperpetuarsi così come esso è. Al conservatorismo politico, culturale, economco, sociale, strutturale e sovrastrutturale del sistema, occorre contrapporre lo slancio vitale della rivoluzione. Lo spirito che alimenta questo sistema è il progressismo, inteso come evoluzione continua, perenne, dell’esistente, dei suoi prodotti e delle sue merci, in uno sviluppo senza fine. Al progressismo che eternamente ricerca lo sviluppo, giustificando così l’esistenza del sistema dominante, occorre contrapporre la volontà di potenza della tradizione. La sintesi tra rivoluzione e tradizione è dunque necessaria perchè soltanto essa può contrapporsi alla sintesi dominante tra conservatorismo e progressismo; soltanto un’avanguardia rivoluzionaria e tradizionalista al tempo stesso può reggere l’urto contro la nuova razza padrona e il nuovo potere dominanti.

D- Piu’ nello specifico, quali valori Tradizione e Avanguardia veicolano (o non veicolano?), oggi?
R –  Il pensiero tradizionale, le avanguardie intellettuali, il pensiero rivoluzionario puro (che non va confuso con l’evoluzionismo razionalista e positivista e con il darvinismo sociale dei liberisti e dei cattivi discepoli di Karl Marx) hanno in comune una parola che è anche un concetto, una visione del mondo, uno spirito del tempo, un’organizzazione dell’esistenza umana, un sistema di principii: Comunità! I liberali hanno saputo teorizzare e praticare una sintesi tra conservatorismo e progressismo e oggi dominano incontrastati il mondo. E’ tempo che i comunitari si risveglino, si organizzino, teorizzino e pratichino una sintesi antiliberale, anticonservatrice, antisviluppista e antiprogressista: la sintesi tra rivoluzione e tradizione. E’ tempo che l’io-comunità si ribelli contro l’io-individuo. Organizzare, teorizzare, praticare questa ribellione è il compito di una nuova aristocrazia sociale o di una nuova avanguardia comunitaria. Una ribellione che non deve essere necessariamente violenta ma può essere non-violenta: dipende come sempre dalle circostanze storiche e politiche.

D- E per la storia, in particolare, del popolo italiano?
Nello stesso momento in cui si scatenò l’attacco del nuovo potere e della nuova razza padrona, con l’americanizzazione dell’Italia e dell’Europa al tempo della guerra fredda, primo passo della globalizzazione planetaria nel terzo dopoguerra iniziato nel 1989, un’avanguardia intellettuale reagì appellandosi alla tradizione e alla rivoluzione: da Giacomo Noventa a Pier Paolo Pasolini all’Evola della rivoluzione interiore. Tuttavia mancarono le forze per superare gli steccati che ancora dividevano uomini e idee secondo gli schemi della guerra fredda. Recentemente Bruno Arpaia, in un libro significativamente intitolato “Per una sinistra reazionaria”, si è chiesto se la Sinistra non debba recuperare alcuni concetti del pensiero di Destra come, appunto, la Tradizione, la Comunità, la decrescita, citando De Benoist e Pasolini, Veneziani e Barcellona; vi è poi l’esperienza di Costanzo Preve, di Marco Tarchi, di “Comunismo e Comunità”. Si tratta di segnali che lasciano intravedere una possibilità. Occorre insistere. Volendo, è possibile affermare che Nuova Oggettività non è sola.