Dare la possibilità all’essere umano di cibarsi come una pianta. È “Algaculture”, un progetto nato dall’idea di creare una simbiosi tra essere umano ed alghe.
Per produrre cibo attraverso la fotosintesi, basterebbe indossare una sorta di casco formato da una serie di tubi, in grado di catturare l’anidride carbonica che fuoriesce dalla bocca ed andare così ad alimentare una popolazione di alghe, immagazzinabile come scorta alimetare. L’idea è quella di permettere all’uomo del futuro di diventare un organismo semi-fotosintestico, in grado di prodursi il proprio cibo.
Gli autori del progetto sono Michael Burton e Michiko Nitta che, ammiccando alla corrente del transumanesimo contemporaneo, hanno presentato questa bizzarria lo scorso anno al Victoria & Albert Museum di Londra. Durante uno show attuato nel parco del famoso museo britannico, una cantante lirica ha indossato il casco e prodotto vere e proprie alghe, fatto reale che il pubblico ha potuto comprovare.
Burton e Nitta sono stati ispirati dall’articolo ”Light diet: Animals that eat sunshine” (New Scientist, 2010), in cui gli scenziati Debora MacKenzie e Michael Le Page hanno coniato il termine “plantimals” - piantanimali, per definire alcuni animali fotosintetici (lumache e salamandre), che hanno letteralmente accolto ed integrato le alghe nel proprio corpo, creando una partnership detta endosimbiosi.
L’uomo-pianta di Burton e Nitta è stato presentato al pubblico in chiave creativo-artistica ma è un progetto che richiama una serie d’importanti passi in avanti della scienza. Algaculture è solo la facciata pubblicitaria dei tanti progetti di bio-ingegneria che si stanno svolgendo nei laboratori di tutto il mondo, volti a ridefinire l’essere umano in vista della sua prossima evoluzione.
Per produrre cibo attraverso la fotosintesi, basterebbe indossare una sorta di casco formato da una serie di tubi, in grado di catturare l’anidride carbonica che fuoriesce dalla bocca ed andare così ad alimentare una popolazione di alghe, immagazzinabile come scorta alimetare. L’idea è quella di permettere all’uomo del futuro di diventare un organismo semi-fotosintestico, in grado di prodursi il proprio cibo.
Gli autori del progetto sono Michael Burton e Michiko Nitta che, ammiccando alla corrente del transumanesimo contemporaneo, hanno presentato questa bizzarria lo scorso anno al Victoria & Albert Museum di Londra. Durante uno show attuato nel parco del famoso museo britannico, una cantante lirica ha indossato il casco e prodotto vere e proprie alghe, fatto reale che il pubblico ha potuto comprovare.
Burton e Nitta sono stati ispirati dall’articolo ”Light diet: Animals that eat sunshine” (New Scientist, 2010), in cui gli scenziati Debora MacKenzie e Michael Le Page hanno coniato il termine “plantimals” - piantanimali, per definire alcuni animali fotosintetici (lumache e salamandre), che hanno letteralmente accolto ed integrato le alghe nel proprio corpo, creando una partnership detta endosimbiosi.
L’uomo-pianta di Burton e Nitta è stato presentato al pubblico in chiave creativo-artistica ma è un progetto che richiama una serie d’importanti passi in avanti della scienza. Algaculture è solo la facciata pubblicitaria dei tanti progetti di bio-ingegneria che si stanno svolgendo nei laboratori di tutto il mondo, volti a ridefinire l’essere umano in vista della sua prossima evoluzione.
Si chiama transumanesimo ed è una corrente di pensiero che vede come unica possibile evoluzione umana la nascita di una razza post-umana, in grado di superare le limitazioni con cui dobbiamo convivere oggi. Attraverso il potenziamento delle nostre capacità fisiche e cognitive, i transumanisti ci immaginano come future entità bioniche, in grado di accedere e decodificare l’attività cerebrale come oggi accediamo e lavoriamo con i processori di un computer.
............CONT. AGORA VOX