Finazzer Flory e Marinetti

Marinettiinstallazione_01

di Marco Filoni

Col volto coperto di buona melma delle officine (impasto di scorie metalliche, di sudori inutili, di fuliggini celesti), eccolo pronto a solcare il palco per la Gran serata futurista. Massimiliano Finazzer Flory veste i panni di Filippo Tommaso Marinetti, dirigendo e interpretando lo spetta-
colo che nell’anteprima europea a Londra (lo scorso 21 novembre) ha fatto il tutto esaurito, mentre s’attende la prima italiana al Teatro Eliseo di Roma, il 2 dicembre. Ma perché portare in scena il Futurismo oggi? Risponde proprio Marinetti, o meglio Finazzer Flory, che per l’occasione risponde parafrasandolo con indosso ancora le vesti del futurista.

Che attualità ha il Futurismo?
Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità.

E perché proprio oggi?

Perché s’è perso il coraggio e l’audacia per questi tre elementi. L’Italia, e Milano in particolare, era la caffeina d’Europa: oggi al massimo siamo il dolcificante. Siamo obesi di paure.

Per rimanere in tema gastronomico, i futuristi volevano abolire la posata per dar sfogo al mangiare con bocconi simultanei e cangianti...
L’Italia è un paese di pastasciutta. E la pastasciutta è passatista. Non a caso il riso dimostra che la Cina è un paese più agile del nostro. L’Italia è ferma, non è più un paese ebbro, audace ed eroico. Senza ebbrezza non c’è invenzione e non c’è creatività: semplicemente non c’è vita.

Ma non crede che il Futurismo e queste giocose proposte possano esser prese per goliardia?

Per nulla. Il Futurismo è l’ultimo e forse l’unico movimento rivoluzionario italiano. Fra l’altro riconosciuto all’estero: riusciva a parlare a Londra come a Mosca, trovando la sua eredità negli Stati Uniti, senza la quale sarebbe scomparso. Essere futuristi significa agire giocondamente verso il divino domani senza misticismi. Ma serve evidentemente un igienico brio..... CONT.  PANORAMA