di Edoardo Sylos Labini
Sylos Labini: ci racconti un episodio OFF dell’inizio della tua carriera, un aneddoto particolare degli anni della gavetta?
Novembre: vorrei sapere che cosa intendi per OFF, perché è una parola scivolosa…
Sylos Labini: ilgiornaleOFF si occupa degli artisti italiani che nessuno racconta, artisti di grande livello che lavorano nell’underground italiano, quindi gli episodi OFF sono quegli eventi, spesso simpatici o imbarazzanti, che capitano agli artisti all’inizio della carriera, durante la gavetta…
Novembre: OFF tante volte è una scelta, è l’underground, però ti assicuro che qualsiasi artista underground vorrebbe avere un’audience più mainstream. È uno strano equilibrio su cui ho sempre ragionato e sono arrivato alla conclusione che l’artista che riesce a sintetizzare le due vocazioni è David Bowie. In un mio lavoro ho messo i suoi occhi di colore diverso come l’uomo nuovo. Per me è fondamentale sintetizzare la vocazione underground, il linguaggio sofisticato con la voglia di arrivare a un pubblico sempre più vasto. Puoi avere una sensibilità e un linguaggio che ti sembrano non comuni, ma vuoi parlare a tutti, vuoi trovare una frequenza di comunicazione che arrivi a qualsiasi ricevente, è la vita!
Sylos Labini: dopo la Laurea in architettura sei andato a vivere a New York: l’hai fatto perché è ancora la grande attrazione degli architetti e dei designer, è ancora la città del futuro? Oppure oggi c’è un’altra città?
Novembre: New York è l’attrazione di tutti, è un pentolone kennediano, è il melting pot, c’è un’energia pazzesca. Il fumo che esce attraverso i tombini dal sottosuolo forse è veramente quella pentola ribollente di JFK. È ancora l’ombelico del mondo per moltissimi aspetti, è una città che ti chiede di pagare un pegno di energia altissimo, se hai tanto da dare ci puoi andare, altrimenti molla il colpo! Io avevo tantissimo da dare e mi sono trovato da Dio. È una città che credo non abbia ancora eguali, a New York ti senti veramente al centro del mondo.
Sylos Labini: quanto è simile alla città futurista che più di 100 anni fa dipingeva Sant’Elia?
Novembre: è interessante vedere la science fiction prodotto nello scorso secolo perché non assomiglia per niente alla realtà che ci circonda. Forse Tokio è un po’ più simile a una metropoli futurista, la sua astrazione, il suo silenzio, o meglio i suoi suoni controllati. New York è fuori controllo, Tokio è il controllo. È molto difficile rintracciare la metropoli futurista di Sant’Elia, di sicuro non è New York, che è una città macchiata, è Calcutta evoluta; Hong Kong è molto somigliante a New York dall’altra parte del mondo, però la Hong Kong di qualche anno fa, perché adesso si è molto normalizzata, è diventata tutta un centro commerciale… stiamo trasformando il pianeta in un centro commerciale, quello forse è il succo di tutti i problemi!
Sylos Labini: che cos’è per te lo spazio?
Novembre: Elémire Zolla diceva che in architettura la copula è il vuoto, in qualche maniera mi affianco un po’ a questa posizione. Senza il vuoto non esiste il pieno, l’architettura è lo spazio che ci contiene, è un grande utero, è la nostra casa primigenia. Abbiamo un’esperienza dello spazio ‘da dentro a fuori’, pensa a come da feto in crescita abbiamo la percezione di questa sacca che ci contiene. Quella sacca noi la trasformiamo in architettura e vorremmo che instaurasse con noi lo stesso rapporto affettivo. L’architettura non ha niente a che fare con teoremi euclidei e rapporti aurei, sono rapporti affettivi.
Sylos Labini: infatti hai detto che l’architettura è donna…
Novembre: assolutamente, l’architettura è femmina totale. L’architettura contiene, come la donna. Faccio una considerazione ai limiti dell’hard core: l’uomo è condannato a voler sempre rientrare in una vagina, da cui è originato e nella quale vuole sempre rientrare. È un mito eterno. Una donna, invece, generata anche lei da una vagina, si sente esattamente in equilibrio con l’universo, non ha un’ossessione. L’uomo vive di ossessioni, la donna vive di armonia. L’architettura deve essere più armonia, non ossessione, altrimenti ti ammazza, quindi devi inseguire quell’armonia femminile, devi farti ispirare dalla donna..... CONT: IL GIORNALE
Sylos Labini: ci racconti un episodio OFF dell’inizio della tua carriera, un aneddoto particolare degli anni della gavetta?
Novembre: vorrei sapere che cosa intendi per OFF, perché è una parola scivolosa…
Sylos Labini: ilgiornaleOFF si occupa degli artisti italiani che nessuno racconta, artisti di grande livello che lavorano nell’underground italiano, quindi gli episodi OFF sono quegli eventi, spesso simpatici o imbarazzanti, che capitano agli artisti all’inizio della carriera, durante la gavetta…
Novembre: OFF tante volte è una scelta, è l’underground, però ti assicuro che qualsiasi artista underground vorrebbe avere un’audience più mainstream. È uno strano equilibrio su cui ho sempre ragionato e sono arrivato alla conclusione che l’artista che riesce a sintetizzare le due vocazioni è David Bowie. In un mio lavoro ho messo i suoi occhi di colore diverso come l’uomo nuovo. Per me è fondamentale sintetizzare la vocazione underground, il linguaggio sofisticato con la voglia di arrivare a un pubblico sempre più vasto. Puoi avere una sensibilità e un linguaggio che ti sembrano non comuni, ma vuoi parlare a tutti, vuoi trovare una frequenza di comunicazione che arrivi a qualsiasi ricevente, è la vita!
Sylos Labini: dopo la Laurea in architettura sei andato a vivere a New York: l’hai fatto perché è ancora la grande attrazione degli architetti e dei designer, è ancora la città del futuro? Oppure oggi c’è un’altra città?
Novembre: New York è l’attrazione di tutti, è un pentolone kennediano, è il melting pot, c’è un’energia pazzesca. Il fumo che esce attraverso i tombini dal sottosuolo forse è veramente quella pentola ribollente di JFK. È ancora l’ombelico del mondo per moltissimi aspetti, è una città che ti chiede di pagare un pegno di energia altissimo, se hai tanto da dare ci puoi andare, altrimenti molla il colpo! Io avevo tantissimo da dare e mi sono trovato da Dio. È una città che credo non abbia ancora eguali, a New York ti senti veramente al centro del mondo.
Sylos Labini: quanto è simile alla città futurista che più di 100 anni fa dipingeva Sant’Elia?
Novembre: è interessante vedere la science fiction prodotto nello scorso secolo perché non assomiglia per niente alla realtà che ci circonda. Forse Tokio è un po’ più simile a una metropoli futurista, la sua astrazione, il suo silenzio, o meglio i suoi suoni controllati. New York è fuori controllo, Tokio è il controllo. È molto difficile rintracciare la metropoli futurista di Sant’Elia, di sicuro non è New York, che è una città macchiata, è Calcutta evoluta; Hong Kong è molto somigliante a New York dall’altra parte del mondo, però la Hong Kong di qualche anno fa, perché adesso si è molto normalizzata, è diventata tutta un centro commerciale… stiamo trasformando il pianeta in un centro commerciale, quello forse è il succo di tutti i problemi!
Sylos Labini: che cos’è per te lo spazio?
Novembre: Elémire Zolla diceva che in architettura la copula è il vuoto, in qualche maniera mi affianco un po’ a questa posizione. Senza il vuoto non esiste il pieno, l’architettura è lo spazio che ci contiene, è un grande utero, è la nostra casa primigenia. Abbiamo un’esperienza dello spazio ‘da dentro a fuori’, pensa a come da feto in crescita abbiamo la percezione di questa sacca che ci contiene. Quella sacca noi la trasformiamo in architettura e vorremmo che instaurasse con noi lo stesso rapporto affettivo. L’architettura non ha niente a che fare con teoremi euclidei e rapporti aurei, sono rapporti affettivi.
Sylos Labini: infatti hai detto che l’architettura è donna…
Novembre: assolutamente, l’architettura è femmina totale. L’architettura contiene, come la donna. Faccio una considerazione ai limiti dell’hard core: l’uomo è condannato a voler sempre rientrare in una vagina, da cui è originato e nella quale vuole sempre rientrare. È un mito eterno. Una donna, invece, generata anche lei da una vagina, si sente esattamente in equilibrio con l’universo, non ha un’ossessione. L’uomo vive di ossessioni, la donna vive di armonia. L’architettura deve essere più armonia, non ossessione, altrimenti ti ammazza, quindi devi inseguire quell’armonia femminile, devi farti ispirare dalla donna..... CONT: IL GIORNALE