.....E tornando ai temi della sua città, proprio Ferrara è stata la chiave attraverso la quale Sgarbi ha spiegato la genesi e i carattere del suo nuovo libro, che la include nella sua interezza per la “sua natura di prima città moderna” grazie a Biagio Rossetti. “Il tesoro d’Italia non potrebbe essere tale senza Ferrara nella sua integrità”, “prima città del Rinascimento insieme a Firenze”, “città metafisica” con Cosmè Tura e Francesco del Cossa prima e De Chirico poi. E poi ancora altre suggestioni: Ferrara come “una città che sale”, Palazzo Diamanti come “antecedente del Beaubourg” negli anni ’70, quando per l’arte contemporanea era “più importante venire qui che andare a Roma o a Torino”, fino al passaggio più importante e nello stesso tempo “ultimo momento vitale”: il recupero e la “consacrazione delle sue mura”.L’altro motivo per cui IlTesoro. La lunga avventura dell’arte italiana è legato a filo doppio con questa città è quella Officina Ferrarese del 1934 di Longhi, insieme a Storia e geografia della letteratura italiana di Dionisotti, artefici della storia dell’arte e della letteratura italiana “per realtà geografiche”. Scrivere oggi su questi temi significa “per forza identificare un itinerario geografico” in cui si descrive “una realtà decentrata” e si esprime “un principio centrifugo”.
Per questo in realtà in Italia non esistono autori o artisti minori, come il critico d’arte ferrarese ha poi dimostrato descrivendo alcune delle opere inserite nel volume, ma solo “personalità che in quel territorio declinano il linguaggio pittorico dell’epoca secondo le caratteristiche di quel luogo”......
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