....Kazimir Malevič (Kiev, 1878 – Leningrado, 1935) attraversò quel formidabile periodo di cambiamento che condusse alla dissoluzione dello zarismo, all’avvio della rivoluzione bolscevica e poi alla sedimentazione della stessa secondo modalità di potere costrittive. Iniziando la pittura sedicenne, molto presto intraprese un’intensa sperimentazione tra quanto di nuovo e vitale proveniva dal contesto europeo e dalla Russia stessa: soprattutto il Cubismo e i Fauve dalla Francia – meditati attraverso la lezione fondamentale di Cézanne –, il Futurismo italiano, il simbolismo del gruppo Blue Rose fondato a Mosca, l’iconografia di matrice slava. Soprattutto opere quali ilBagnante (1911) e il Taglialegna (1912) annunciavano nell’incisività della linea e nell’attenzione ai volumi una propensione le cui fasi culminanti avverranno nel 1913 grazie alla collaborazione con Mikhail Matyushin e Alexei Kruchenykh per i costumi dell’opera Victory of the Sun, e nel 1915 con la leggendaria esibizione 0,10: se la prima fu l’opportunità di provare forme e disegni minimali, la seconda rappresentò un’occasione cosciente per presentare al mondo i primi quadri suprematisti, ben 36 (celebre il Quadrato nero installato in alto, ad angolo parete, al modo di un’icona religiosa).
Ricorrendo alle sole forme geometriche, distinte tra loro nella dimensione e nel colore, l’artista rinunciava a ogni tipo di rappresentazione realistica per l’espressione di una pura sensibilità plastica. Ciò a cui Malevič amava riferirsi era un’arte fine a se stessa, liberata da qualsiasi carattere descrittivo e utilitaristico, e perciò in forte contrasto con altre correnti coeve, quali il Costruttivismo, che invece prevedevano un’applicabilità pratica a sostegno della rivoluzione politica. Le pitture si affinarono nel corso del tempo tendendo a un’astrazione radicale, fino alla visibilità lievissima del Quadrato bianco su fondo bianco o di Croce bianca su fondo bianco, rispettivamente del 1918 e del 1920-21......
ART TRIBUNE
Ricorrendo alle sole forme geometriche, distinte tra loro nella dimensione e nel colore, l’artista rinunciava a ogni tipo di rappresentazione realistica per l’espressione di una pura sensibilità plastica. Ciò a cui Malevič amava riferirsi era un’arte fine a se stessa, liberata da qualsiasi carattere descrittivo e utilitaristico, e perciò in forte contrasto con altre correnti coeve, quali il Costruttivismo, che invece prevedevano un’applicabilità pratica a sostegno della rivoluzione politica. Le pitture si affinarono nel corso del tempo tendendo a un’astrazione radicale, fino alla visibilità lievissima del Quadrato bianco su fondo bianco o di Croce bianca su fondo bianco, rispettivamente del 1918 e del 1920-21......
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