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Paolo Melandri Thomas Mann e la Germania...


Vergleiche dich! Erkenne, was du bist!

Goethe, Torquato Tasso



Dice Dostoevskij, in un suo scritto sulla comparsa dell’«anima slava» nel dissonante «concerto europeo»: «si credeva che l’ideale degli slavofili fosse quello di “mangiare ravanelli e scrivere denunce”. Già, denunce! Così come apparvero, con quel loro modo di vedere le cose, stupirono al punto che i liberali incominciarono a impensierirsi, ad aver paura: che putacaso quella stramba gente volesse alla fin fine denunciare loro?»i.

I contrasti che allentano e rendono problematica l’intima unità e «compattezza spirituale»ii delle grandi comunità europee, sono a un dipresso ovunque gli stessi, in sostanza sono «un fatto europeo»iii. Tuttavia hanno caratteristiche profondamente diverse da popolo a popolo e si amalgamano, nel loro complesso, con l’insieme della propria nazione. Avviene così che un francese politically correct e radical chic sia un francese autentico, schietto, intero e inequivocabile, giusto quanto può esserlo un francese clarical-lefévriano, e un inglese conservator-liberale sia inglese esattamente quanto un suo compatriota social-progressista; tutto sommato, un francese si intende con un francese, un inglese con un inglese meglio che con chiunque altro e comunque benissimo.

Esiste invece un paese, un popolo, dove le cose stanno in un altro modo: un popolo che non è nazione in quel senso sicuro e scontato per cui i francesi o gli inglesi formano una nazione, e forse non lo sarà mai perché la storia della sua formazione, il suo concetto di umanità si oppongono a che lo diventi; un paese la cui intima unità e compattezza, per quei contrasti spirituali e antropologici (non ideologici ma, semmai, post-ideologici), vengono ad essere non solo complicate ma addirittura quasi annullate; un paese in cui quelle contraddizioni si rivelano più impetuose, più radicali e maligne, meno conciliabili che in qualunque altro posto – e questo avviene perché in quel paese esse non sono affatto tenute unite, o solo a mala pena, da un legame nazionale, né le tragiche esperienze del XX secolo sono in qualche modo sussunte in una visione d’insieme, come avviene invece in ogni altro popolo, nell’ampio perimetro delle contrastanti posizioni dell’opinione pubblica. Questo paese è la Germania. I dissidi «spirituali»iv della Germania sono stati – e ancora sono – dissidi assai poco nazionali, quasi puramente europei; privi, o quasi, di una comune ‘tinta’v nazionale, gli elementi in contrasto si fronteggiano senza comporsi in una sintesi. Nell’«anima della Germania»vi vengono gestiti i contrasti spirituali dell’Europa, gestiti nel senso della maternità e in quello della rivalità. Questa è la mission peculiare, nazionale, della Germania, la quale resta sempre il campo di battaglia, anche se non più fisico – questo è riuscita ad impedirlo di recente, a partire dagli anni ’80 e ’90 del secolo scorso – almeno spirituale dell’Europa. E quando diciamo l’«anima tedesca» non intendiamo soltanto l’anima della nazione nel suo insieme; ma, come Thomas Mannvii, intendiamo invece proprio l’anima singola, la testa e il cuore dell’individuo tedesco, sempre in contraddizione con se stesso, come emerge ampiamente dalla letteratura allemande degli ultimi cinque secoli, da Lutero a Paul Celan ed oltre, fino ai nostri giorni.


CONTINUA PAOLO MELANDRI *LABORATORIO CIBERCULTURALE
 (C)

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