All'inizio, nel 2010, fu quella dei Pippo Civati e delle Debora Serracchiani. Voci di quello che doveva essere il nuovo Pd. I ggiovani - con due g - capaci, si pensava, di dare una spolverata alla nomenclatura. Guidati dal rottamatore capo, e organizzatore, Matteo Renzi, fresco di elezione a Palazzo Vecchio.
Poi il nucleo principale della Leopolda (adesso in programma dal 25 al 27 ottobre) si è modificato. Ha perso pezzi e ne ha imbarcati altri.
L'ADDIO DI PIPPO CIVATI. Il primo a lasciare il progetto è stato il lombardo Pippo Civati. Che col tempo ha dato vita a una corrente propria all'interno del Partito democratico. I dissidenti, li chiamano. Tanto che il deputato è candidato alla segreteria dem proprio contro l'ex amico Matteo Renzi.
Serracchiani, invece, che nel frattampo è diventata «malgrado il partito» (parole sue) governatrice del Friuli Venezia Giulia ci sarà. Nonostante lo scorso anno scelse di sostenere Pier Luigi Bersani.
Gli insospettabili: da Franceschini a Latorre
Del resto sul carro di Renzi sono montati in tanti. Anche gli 'insospettabili'. Come Dario Franceschini che sul camper di Adesso! non volle salire. Ma che ora si è convertito al 'renzianesimo'. Con lui c'è pure Nicola Latorre, dalemiano.
Interverranno o seguiranno da vicino la manifestazione, poi, Piero Fassino, Walter Veltroni (e lo spirito del Lingotto tutto), il 'folgorato sulla via di Rignano' Stefano Bonaccini, segretario regionale dell’Emilia Romagna.
LA CORRENTE DEI SINDACI. Non solo. Come nota Europa all'appuntamento della ex stazione fiorentina ci saranno anche grandi ritorni. Su tutti la corrente dei sindaci. A partire dal barese Michele Emiliano. Lui, per esempio, nel 2010 alla Leopolda c'era. Poi scelse Bersani. E ora è tornato a tifare Matteo.
Chi invece renziano non lo è mai stato è il primo cittadino bolognese Virginio Merola che ha cambiato idea dopo che il tortello magico si è scotto. Non una giravolta da poco visto che Merola non esitò a definire i renziani «stalinisti».
Alla lista si devono aggiungere Alessandro Cosimi, sindaco di Livorno, Andrea Rossi, sindaco di Casalgrande, che solo lo scorso anno aveva riservato parole non proprio gentili per il rottamatore salvo poi definirlo il «Messi» in grado si salvare il team.
Lo zoccolo duro di Matteo: da Nardella a Lotti
Nati e rimasti renziani sono invece Ivan Scalfarotto e la compagine toscana: Maria Elena Boschi, Francesco Bonifazi, Dario Nardella e Luca Lotti. Reduce dalla kermesse barese. Nel gruppo David Ermini, da sempre al fianco di Renzi (ancor prima della presidenza della Provincia), Nicola Danti, consigliere regionale toscano, la deputata Simona Bonafè.
Senza dimenticare il consulente economico Yoram Gutgeld.
Con il favorito Renzi si schierano pure Pina Picierno, e tutta AreaDem. Matteo Richetti, ex presidente del Consiglio regionale emiliano e protagionista della seconda Leopolda questa volta dovrebbe essere in seconda fila.
I GRANDI ASSENTI. E poi ci sono i grandi assenti. Già, perché per un nuovo renziano, ce n'è un vecchio che lascia.
Qualche nome? Giuliano da Empoli, per esempio, ex braccio destro dell'ex rottamatore, non è pervenuto. Lo stesso vale per l'economiStar Luigi Zingales. Seguono Giorgio Gori, ex guru della comunicazione, e Pietro Ichino che lasciò il Pd per abbracciare Scelta civica.