Lo scontro violento che scoppierà al vertice del partito comunista, all'indomani della scomparsa di Lenin, furono la tragica riprova dell'incapacità di evitare la degenerazione dell'esercizio del potere, provocata dalla cisi degli ideali e degli obbiettivi del 1917. Già l'immagine del fantasma staliniano incombe sulla Russia sovietica ed evoca i lineamenti terribili di una metamorfosi, che, iniziatasi nel segno dell'interregno, nel breve giro di pochi anni avrà nel dittatore georgiano l'artefice più aggressivo e in Trotskij la vittima più illustre. Il legame tra la situazione interna e quella mondiale domina ino all'ultimo il pensiero di Trotskij, che ha il pieno diritto di veder riconosciuta la sua fedeltà al marxismo classico, quando insiste sul suo cavallo di battaglia e cioè che "l'emancipazione effettiva del proletariato" non può non avere un carattere internazionale: quindi se storicamente, dice Trotskij, la Russia è stata l'epicentro della rivoluzione, nessuno può pretendere di assumere questo Paese a modello di una specie di autosufficienza del socialismo. Sembrano queste osservazioni ovvie, dopo gli attacchi che ci saranno al principio del Paese guida e le proposte di "vie nazionali", all'epoca della guerra fredda, e soprattutto dopo il crollo del "socialismo reale" con i colori della Russia autocratica. Ma allora, negli anni cruciali che precederanno la Seconda Guerra Mondiale, mentre la scure di Stalin continuavano a mietere vittime e si delineava l'incredibile alleanza con la Germania, culminata con gli accordi nazi-sovietici del Patto Molotov-Ribbentrop, le tesi di Trotskij hanno il sapore dell'eresia di fronte al potere di Mosca. Ormai il cupo isolamento politico in cui il dittatore georgiano ha gettato la Russia appare a Trotskij come un fenomeno ben diverso dalla "crudele" necessità del far da sé dell'immediato dopo-rivoluzione. Oltre all'isolazionismo ideologico, Stalin punta a gestire la sicurezza del pianeta Russia, anche a costo di raggiungere un modus vivendi con i Paesi "esterni": non più soltanto la costruzione del socialismo in un solo Paese, ma l'assalto al potere mondiale secondo la logica di una visione ideologica che recupera in toto l'antico sogno imperiale della Russia zarista. Una vicenda che pare ripetersi in modo rituale nella storia russa.
Casalino Pierluigi, 7.04.2013, Parigi.