Astrologia scientifica (?): il caso Marco Celada, fisico cibernetico!

Nato a Varese l'8 ottobre 1959, alle 10.10 secondo l'anagrafe, alle 10.15 secondo la madre, alle 10.07 secondo i suoi calcoli, il fisico cibernetico Marco Celada, Bilancia con ascendente Scorpione, è stato costretto a festeggiare l'ultimo compleanno a Kangerlussuaq, un villaggio di 556 abitanti in Groenlandia. I precedenti genetliaci, a partire dal 1995, lo avevano portato a Otranto, Boston, Kodiac (Alaska), Lampedusa, Milano, Rodrigues (Mauritius), Van (Turchia), Ixtapa (Messico), San Paolo del Brasile, Bombay, Agadir, Acapulco, Bíldudalur (Islanda), Auckland, Seul, Malé (Maldive), Lanzarote (Canarie).
Il prossimo, quando si dice la sfortuna, lo dovrà passare di nuovo ad Auckland, in Nuova Zelanda, a 24 ore di volo (e 18.500 chilometri) da casa.
Come don Ferrante, che nei Promessi Sposi attribuisce l'epidemia di peste alla fatale congiunzione di Saturno con Giove e muore maledicendo le stelle, Celada crede nelle influenze maligne degli astri. Ma, a differenza del personaggio manzoniano, è abituato a prendere le sue belle precauzioni. La più importante, frutto di complicati algoritmi a partire dalla data e dall'ora esatta della nascita, consiste appunto nel farsi trovare in una ben precisa località del pianeta il giorno della rivoluzione solare: «Con tale espressione si designa la fotografia del cielo al momento del compleanno. Da un punto di vista astronomico e astrologico, questo giorno sarà responsabile di tutto il nostro anno. La fotografia del compleanno è diversa se la scattiamo a Milano, a New York o a Pechino, a causa della rotazione terrestre». Insomma, tutto dipende dal luogo in cui si spengono le candeline. Se è quello sbagliato, saranno dolori per i successivi 364 giorni. Ecco, giusto per esemplificare, per me saranno dolori: Celada mi ha consigliato di passare il compleanno a Resende, 165 chilometri da Rio de Janeiro, destinazione che per giovedì prossimo non mi pare alla mia portata.
Evitate quella smorfia di scetticismo. Il nostro non è certo la reincarnazione di Peter Van Wood. Non ha fatto altro che conformarsi alla tradizione: da Niccolò Copernico a Isaac Newton, passando per Galileo Galilei e Giovanni Keplero, fino ad arrivare ad Albert Einstein, non si conosce un solo fisico o matematico di fama che non sia stato nel contempo un astronomo e un astrologo. «Grazie alla fisica, ho potuto comprendere l'astrologia e il modo in cui essa funziona», spiega lo studioso, che di suo avrebbe voluto finire alla Nasa, «a controllare tutte quelle lucine che governano i destini del mondo». Invece appena conseguita la laurea alla Statale di Milano, nel 1984, fu subito sommerso dalle offerte d'impiego di importanti aziende. Ha lavorato in Alenia Difesa per 12 anni, di cui due trascorsi in Olanda, a elaborare protocolli per le comunicazioni militari della Nato; per altri 12 è stato in Telecom, a occuparsi di sistemi operativi delle reti cellulari nella torre di Rozzano, primo data center per Internet in Italia. «Finché a cavallo fra il 1988 e il 1989, all'ingresso di Plutone in Sagittario, un passaggio che avviene ogni 149 anni, quindi una sola volta nella vita, non è cominciata questa passione per l'astrologia».... C
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