Storia: Il fascismo e gli arabi by Casalino

 
 

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Si pensava fino a qualche tempo fa che i rapporti tra Mussolini e gli Arabi di Palestina fossero marginali, mentre qualcosa di più incisivo si registrava con il resto del mondo arabo-islamico. La tesi era che gli interessi italiani in quell'area fossero a rimorchio di quelli della Germania nazista, che, comunque, all'indomani del Patto Molotov-Ribbentrop del 1939, aveva allargato la collaborazione alla Russia sovietica allo scopo di sabotare le posizioni britanniche in Medio Oriente, ma anche in India. Anche su tale punto l'intelligence italiana non era certo da meno nel tentativo di porre in difficoltà gli inglesi in vista di una situazione insurrezionale araba contro i domini di Sua Maestà britannica. Sono noti, inoltre, i soggiorni romani, all'inizio degli Anni Quaranta, del primo capo politico e spirituale dei palestinesi, il Gran Muftì di Gerusalemme, Haj Amin Alì el Husein, e del leader iracheno Rashid Alì el Gaylani: una prova che il nazionalismo arabo non aveva solo il protettore tedesco. D'altra parte Mussolini aveva rapporti privilegiati con l'altro fronte, quello dei sionisti revisionisti, rappresentati da Zev Jabotinsky. Si sa ora che se il primo contatto importante tra il Duce e il Gran Muftì avvenne proprio nel 1940, già dal 1934 le relazioni tra l'Italia fascista e gli esponenti arabo-palestinesi erano assai frequenti. Di ritorno da una missione dalla Mecca presso Re Ibn Saud, il Gran Muftì si fermo per qualche giorno all'Asmara, ospite del governatore italiano Riccardo Astuto: un'iniziativa non estemporanea ed isolata, dunque. Mussolini, già nei primi Anni Trenta, aveva inaugurato una decisa politica del "ponte" filo musulmano, al fine di fare pressione sull'Inghilterra e di costringerla a rapporti più duttili verso Roma. I termini di questa linea vennero enunciati dal Duce in un suo discorso del 1934, mentre nel 1935 Radio bari iniziò a trasmettere programmi in lingua araba. Sempre nel 1935, poi, fu creata al Cairo e nelle principali città del Medio Oriente, per volere di Ciano, nello sforzo di penetrare nella stampa araba, sovvenzionale giornali e giornalisti di quella regione. Venne elogiata la politica di Mussolini nei confronti dei fedeli islamici etiopi da parte araba, contrapponendola a quelle oppressive del Negus, in precedenza, e dei francesi in Algeria. Si mirava da entrambe le sponde a creare un fronte anti-inglese di vasto raggio.Il fascismo  recepì anche certe richieste estreme anti-ebraiche del mondo arabo, ma non le portò a buon fine. La vocazione filo-araba della politica estera italiana, peraltro, in qualche modo, preesisteva al fascismo e sarà anche portata avanti dagli esponenti che nel Gran Consiglio votarono contro Mussolini, se pur mitigandola con l'interesse ormai impellente di trovare punti di incontro con gli anglo-americani. 
Casalino Pierluigi, 24.06.2013