Storia del ferrarese: Il Santuario del Poggetto di Riccardo Roversi

 

 

Riccardo Roversi

 

Il Santuario del Poggetto.

 

In prima e quarta di copertina, e all’interno, fotografie di pertinenza.

 

Este Edition, Ferrara, 2013, pp. 80, € 10,00.

 

Riccardo Roversi, autore e coeditore della pubblicazione in questione, ancora una volta, evidenziando una sua spiccata dote critico-saggistica, mette a disposizione del pubblico una chicca letteraria. A ben guardare si potrebbe trattare d’una seconda, ampliata edizione. Già nel 2009 pubblicò, allora in via quasi del tutto esclusiva, sul medesimo argomento (Beata Virgo de Podioleto. Il Santuario della Madonna del Poggetto). Sennonché sia il formato sia la collana avevano caratteristiche assai diverse (ora l’opera è stata posta fuori collana).

Il santuario in epigrafe è riprodotto in un’unisona immagine storica, geografica ed in parte mitica. L’argomento, a parte l’accennata sorta di prima edizione, era sinora stato trattato tanto tempo fa ed alquanto sotto tono. Avevano attinto dalle prime dispersive fonti (da registri parrocchiali o da documentazioni personali, perlopiù memoriali di taluni sacerdoti, parroci del santuario, tra i quali il più particolareggiato e coerente sembra essere quello di don Melchiorre Giuseppe Melchiorri) in tutto due autori locali. Uno fu Paolo Rocca, con Il Santuario della Madonna del Poggetto, opera ormai irreperibile, esaurita da un trentennio, della quale Roversi cita vari interessantissimi passi, non scevri di note folcloristiche e spesso di poesia. E l’altro fu Gerolamo Melchiorri (fratello dell’ora citato, in inciso, sacerdote), con Sull’antica immagine di Nostra Signora del Poggetto nella villa parrocchiale di Sant’Egidio, territorio di Ferrara. Cenni storici.

Roversi, originario proprio di Sant’Egidio, e tuttora ivi residente, non poteva lasciarsi sfuggire una così alettante occasione per non curarne un approfondimento.

Pubblicazioni, quest’ultima e quella citata del 2009, in cui l’autore si fa portavoce religioso, offrendo ai lettori appunto una documentazione eminentemente ecclesiastica, dal doppio taglio. In primis iconografico. E quindi nella consequenziale espressione artistico-architettonica asservita a luogo di culto.

Tra le due copertine esterne e l’interno vi sono, a corollario, una cinquantina di fotografie a colori di differente dimensione (nella pubblicazione del 2009 erano appena una quindicina).

Circa la dislocazione, R. R. scrive: «A una manciata di chilometri a sud di Ferrara, nell’aperta campagna in località Sant’Egidio, sorge su un lieve dosso naturale il piccolo Santuario della Beata Vergine del Poggetto» (p. 7, "Le origini millenarie").

Nonostante la chiesa della Madonna del Poggetto sia defilata rispetto alla città, nel progressivo corso degli anni, il suo culto ha comunque assunto via via importanza.

Rilevante è anche il fatto, schiettamente artistico-figurativo, che l’icona della Madonna (a sinistra della foto di copertina) sia un presunto Bastianino, sulla cui paternità, peraltro, Roversi non sembra del tutto concorde.

Le parti che nella prima pubblicazione costruivano l’intelaiatura del saggio riguardavano: "Le origini millenarie"; "Il secondo Ottocento e i pellegrinaggi"; "L’edificazione dell’attuale basilica"; "L’incoronazione della Taumaturga"; "Attraverso due guerre mondiali"; e "Fine del millennio".

Rispetto a quella precedente similare edizione, oltre all’anzidetta aggiunta delle fotografie a supporto, il testo è stato integrato con i paragrafi: “Giuseppe Zanardi” (sacerdote d’origine locale che più d’altri s’è prodigato per le migliorie e per l’accesso al pubblico del Santuario, personaggio, si può dire, nato ricco e vissuto nonché morto in povertà, proprio per la sua riconosciuta carità, verso il prossimo e verso la Chiesa); “Sant’Egidio. Sette secoli di storia”(località, come s’è detto, in cui s’erige il Santuario, alle origini nulla più che un oratorio); “La Madòna dal Puggét/La Madonna del Poggetto”, lunghissima zirudela (pp. 70-76, di Giorgio Longhi, in arte Zorz; a fronte traduzione dal dialetto dello stesso Roversi).

È stato dato (e ridato, consolidandone la stesura) alle stampe un lavoro di recupero storico e documentale che, ora più che allora, all’uscita della prima analoga edizione, merita di essere letto, semplicemente!

 

Emilio Diedo - emiliodiedo@libero.it