Letteratura italiana: intervista a Silvia Schino x "Kira" (La Carmelina edizioni)

*
 
ROMA_FERRARA_BARI

Silvia Schino, "Kira" (La Carmelina, Ferrara-Roma, 2013)  Sulla scia del celebre romanzo di Bulgakov e di certa etologia culturale, ma in chiave- vedi intervista - non intellettuale, ma poetico-esistenziale, affascinante esordio letterario per la giovanissima nuova autrice di Bari. Di non frequente acume psicologico, inoltre,  in questa intervista, una sua ampificazione sul complesso incontro uomo-natura-animale e distruttività umana, dall'autrice rapidamente analizzato con - appunto-  parole "culturalmente" scorrette.
 
 cover Silvia Schino Kira (La Carmelina)
1. Kira è il tuo esordio letterario... una "anticipazione" più approfondita?
R - Si, Kira per me è un esordio. Ho voluto cimentarmi per la prima volta nella scrittura poiché ritengo che scrivere sia un bel modo per sfogarsi e per aprire la mente. Ho subito una grande assenza dovuta alla perdita della mia fedele amica a quattro zampe, (e chi ha amato veramente un cane saprà di che genere di dolore parlo.) E' un dolore che lascia un grande vuoto e una nostalgia che hai paura a condividere con altri per quanto possa sembrarti intima. Così l'unico modo per liberarmi l'ho trovato nella scrittura. Mi sono resa conto che più scrivevo, più raccontavo di Kira e dei miei ricordi vissuti con lei, più arrivavo a conoscere meglio me stessa. Non mi ritengo assolutamente una scrittrice, infatti il libro "Kira" nasce esclusivamente da una necessità personale nel far rivivere vecchi ricordi.
 
2. Una sorta , quindi, di diario minimo esistenziale attraverso la metafora uomo-natura e i migliori amici dell'uomo nello specifico?
R - Esattamente, "Kira" è un racconto sotto forma di diario. In questo libro faccio leva sui miei ricordi e tramite questi arrivo a descrivere la vita della mia cagnolina. Un cane di razza Cavalier Spaniel che riempirà le nostre giornate per ben 14 meravigliosi anni. Sono stati anni di convivenza, condivisione, conoscenza e approfondimento del rapporto dipendente e amorevole che può venirsi a creare tra un essere umano e un essere animale. Rapporto, quello tra uomo e animale, che porta a scoprire il vero amore, quello più semplice, più incondizionato, quell'amore senza termini di paragoni. In queste pagine nello specifico parlo di un cane, ma è chiaro che chi è in grado di amare gli animali, potrà ritrovare questo genere di amore ovunque e in chiunque.
 
3. Un romanzo quasi etologico (Lorenz ecc.) il tuo?
R - Non potrei dichiararlo tale. Lorenz è stato un grande studioso del comportamento animale e l'etologia è un'importante scienza che studia tale comportamento. Il mio libro non ha nulla a che vedere con una disciplina scientifica. In queste pagine troverete piuttosto un messaggio di rispetto e devozione tra due mondi così diversi tra loro, mondo umano e mondo animale. "Kira" lo definirei a tutti gli effetti un romanzo d'amore, in questo caso un amore tra una persona e un cane.
 
4. Tu sei anche specializzata in criminologia... l'etologia e l' avvicinarsi al mondo degli animali con più rispetto e sensibilità secondo te è un antivirus all'aggressività o distruttività contemporanea?
R - Proprio studiando criminologia ho dovuto fare i conti con realtà agghiaccianti e credo sia sbagliatissimo affermare che solo perchè una persona ami gli animali non sia capace di fare del male alla gente. Adesso dirò qualcosa che credo andrà controcorrente. Solitamente si dice che tutti coloro che amano gli animali siano più sensibili rispetto ad altre persone. C'è anche chi afferma che chi ama gli animali non potrà mai fare del male ad una persona. Sinceramente non credo molto in questo concetto. Non credo che amare gli animali ci renda più sensibili e buoni. Basta pensare a ciò che è stato capace di fare Adolf Hitler, lo stesso Hitler che era riconosciuto come vegetariano, sostenitore della natura e grande animalista. E di casi simili purtroppo ce ne sono tanti. Amare un cane non rende la persona che lo ama più buona o più sensibile. C'è gente che può amare un cane e ferire una persona, c'è gente che può amare molto un cane e amare meno le persone. Trovo però assolutamente veritiero il concetto opposto, ovvero chi è capace di fare del male ad un animale potrà farlo con facilità anche ad un proprio simile. Dunque amare gli animali non credo riesca a renderci più sensibili, piuttosto riesce a trasformarci in gente più viva. Se amiamo gli animali siamo portati ad essere più attenti a ciò che ci è intorno, siamo più svegli, più attivi. Amare gli animali significa possedere qualcosa in più, un valore aggiunto che non può che far bene, qualcosa che potrebbe persino trasformarci in persone migliori. Ho sempre creduto che gli animali avessero un'anima e specialmente ho sempre ritenuto che riescano ad avere un'anima migliore di tante altre di noi esseri umani. Uno spirito che ha a che fare con nobiltà, finezza, genuinità. Caratteristiche che all'uomo spesso vengono meno. Sprono chiunque a provare ad amare o quanto meno rispettare due occhi diversi dai nostri che ci guardano. Sono occhi che appartengono al mondo animale e fissandoli noteremo che non sono tanto differenti dai nostri occhi umani. Gli animali hanno la stessa capacità di percepire dolore e amore, la stessa capacità di emozionarsi. Portare loro rispetto è il minimo che possiamo fare e di questo noi potremo solo trarre giovamento. Che questo possa essere un antivirus contro l'aggressività lo spero.

 
*a c. di R. Guerra