Quaz Art: il "Sironi" ri-costruito del photografo Basilico by A. Brugnoli

.....Fu il mio primo incontro con Basilico. Per lui la fotografia è stata qualcosa di più e di diverso dalla rappresentazione. E’ stata una trasfigurazione. Un edificio, uno scorcio, una strada non hanno valore in sé, come dichiarazione dei limiti del mezzo percettivo, ma come immagine malinconica della condizione umana. Per Basilico non esistono luoghi, ma tracce e reliquie che, a differenza di quanto dipinto da De Chirico nelle sue Piazze d’Italia, non si pongono al di fuori del tempo e dello spazio, ma lo completano.

Se dovessi paragonarlo a un pittore, penserei al Sironi che rappresenta le periferie milanesi. Entrambi esplorano la dimensione del tragico.

Le loro città non conoscono bellezza, ma solo un'implacabile volontà di esistere. Come dice bene Elena Pontiggia "Sono una metafora dell'esistenza, perché non è la periferia a essere dura, ma la vita".
Però entrambi pongono al centro delle loro immagini una dimensione grandiosa. L’edificio, per quanto rovinato dal Tempo e dalla nostra follia, rappresenta il nostro desiderio di lasciare traccia nel Mondo, la nostra ambizione, sempre frustrata, di vincere la Morte.

Sempre parafrasando Pontiggia, la fotografia di Basilico "È, anzi, l'emblema stesso del costruire, nel senso più ampio del termine: un costruire sentito come un imperativo categorico, come un compito etico".

Il compito etico di sopravvivere a noi stessi, di dare sostanza ai nostri sogni, di trascendere il caos che pervade il nostro vivere.
Per questo le sue foto ci entrano nel cuore: perché rappresentano ciò che dovremmo essere, fiamme nella notte, e dovremmo fare, dar voce all’Infinito nascosto dentro il nostro cuore.....
 
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