Giù le mani da Berlinguer


*nota di ASINO ROSSO1-  giù le mani da Berlinguer!  Noi siamo aperti, tecnosinistra nascente, al di là della sindrome del berlusconismo che ancora inquina un neoprogressismo del duemila.  Spesso attingiamo anche da Il Giornale, vituperato dalla vecchia sinistra, invece spesso non solo sana provocazione, ma espressione di certa destra kultur conservatrice rivoluzionaria degna di attenzione in qualsivoglia dibattito realmente dialettico e magari anche danzante. Lo stesso Marx consigliava di leggere la letteratura diversa dei cosiddetti avversari borghesi.   Tuttavia su questo articolo su Berlinguer, ecco un esempio chiaro di PD+L.... una analisi del grande leader socialista autentico, fuorviante e mistificatoria, vero e proprio revisionismo errato.  Nel 2013 rileggere Berlinguer in senso letterale e non storico-affettivo  è un falso storico.  Berlinguer al contrario non parlava affatto di socialismo extraoccidentale, anticapitalista dogmatico, o puritano, figurarsi la decrescita felice!  Immaginava e prevedeva un socialismo autenticamente moderno, basato sul materialismo conoscitivo e scientifico, umanistico (questo il senso profondo del cosiddetto comoromesso storico con un certo Aldo Moro). Oggi appogerebbe senza problemi sia ... Matteo Renzi e per molti aspetti anche Beppe Grillo, espressione del web PEOPLE!, ovvero quel divenire dei bisogni e sogni espressi dal popolo il cui ascolto e assimilazione... era il senso del pensiero gramsciano per evitare il revisionismo borghese  l'acqua santa del socialismo e reinventare un partito sempre all'avanguardia politica! Esattamente il contrario di quanto analizza qua Il Giornale....  Il turbocapitalismo stesso cibernetico non esisteva neppure negli anni 80.....  Berlinguer avrebbe anche aggiunto un ulteriore strappo, avrebbe ben capito che quel che Marx stesso aveva persino "divinato": l'evoluzione tecnologica del capitalismo l'avrebbe trasformato in qualcosa d'altro...  magari la nascente democrazia elettronica di oggi, il cosiddetto postcapitalismo o tecnosocialismo, basato non sulla decrescita felice, questo è il mito fallimentare degli ex Verdi  e dell'ex sinistra attuale, ma sul Consumismo calcolato e in ogni caso sulla ricerca scientifica come energia solare produttiva e sulla nascente stessa ecologia pragmatica...
 
«Noi vogliamo arrivare a realizzare qui, nell'Occidente europeo, un assetto economico, sociale, statale non più capitalistico, ma che non ricalchi alcun modello e non ripeta alcuna delle esperienze socialiste finora realizzate e che, allo stesso tempo, non si riduca a consumare esperimenti di tipo socialdemocratico, i quali si sono limitati alla gestione del capitalismo».
 
In questa frase - tratta dalla famosa intervista rilasciata nell'agosto del 1978 da Enrico Berlinguer a Eugenio Scalfari sul leninismo - sono riassunte tutte le premesse fallimentari della via italiana al socialismo (intervista e altri articoli ora contenuti in Enrico Berlinguer, La passione non è finita, Einaudi, pagg. 174, euro 12, a cura di Miguel Gotor). Si dirà: Non si può impiccare un uomo per una frase. Sì, se fosse così; però questa non è una semplice frase perché esprime il concetto-chiave della strategia per la realizzazione del socialismo in Italia, via peraltro già tracciata da Togliatti all'indomani della seconda guerra mondiale. Il rifiuto aprioristico di una Bad Godesberg, vale a dire di una vera socialdemocratizzazione, porta la «terza soluzione» al fallimento, dato che il capitalismo risulta inseparabile dalla forma politica liberal-democratica che quasi sempre lo accompagna: negli ultimi centocinquant'anni abbiamo conosciuto in tutto il mondo regimi politici a struttura capitalistica senza liberal-democrazia, ma non abbiamo conosciuto alcun regime liberal-democratico senza una base socio-economica capitalistica.
Si tratta, insomma, della quadratura del cerchio perché mette in evidenza l'impossibilità per il comunismo italiano di fuoriuscire dal capitalismo pretendo, al contempo, di mantenere la democrazia; e di potere avviare, sempre al contempo, una politica anticapitalista all'interno di un sistema capitalista. Nelle pagine di La passione non è finita si può toccare con mano queste insuperabili contraddizioni. Berlinguer, e con lui tutti i comunisti italiani, una volta preso atto che non si poteva giungere alla «società senza classi», secondo le indicazioni marxiste dell'abbattimento rivoluzionario della società capitalista, furono costretti a inventarsi, per l'appunto, una via italiana al socialismo. Di qui la strategia gramsciana diretta a controllare il più possibile una parte della società civile e istituzionale - con una pressante egemonia culturale (Università, scuola, editoria, giornali, magistratura, ecc.) e, per logica conseguenza, l'attivazione etico-politico di tale impostazione, riassumibile nella condanna morale della società borghese...... C
 
IL GIORNALE
http://www.ilgiornale.it/news/cultura/italiana-socialismo-vicolo-cieco-897863.html