Casalino: IL MAESTRO E MARGHERITA NELLA VERSIONE SCENICA DI SIMON MC BURNEY




Il 2 febbraio scorso si è ripetuto a Bobigny, in Francia,il grande successo registrato la scorsa estate in occasione del Festival del Teatro di Avignone da "IL MAESTRO E MARGHERITA" di M. Bulgakov nella straordinaria versione scenografica dell'inglese Simon Mc Burney. Nel luglio del 2012, nella splendida cornice di pubblico della Corte d'Onore del Palazzo dei Papi della città francese, è stata scritta una delle pagine più importanti della storia del teatro, con la realizzazione di uno dei migliori adattamenti per la scena del fortunato romanzo di Bulgakov. Già la trasposizione teatrale di un altro libro di Bulgakov, LA GUARDIA BIANCA, ad opera dell'autore russo, aveva incontrato nella grigia Mosca di Stalin l'apprezzamento entusiasta dello stesso dittatore georgiano. Quella de IL MAESTRO E MARGHERITA uscita dalle mani di Mc Burney si esprime in una pièce e  in due immagini concentrate in una scenografia che ha sullo sfondo lo sfaldarsi di una muraglia in un tripudio di effetti del palazzo dei papi, rivisitato grazie al computer, che ha contribuito a creare una "calque" virtuale proiettata sulla storica facciata. Anche sulla grande scena del MC93 di Bobigny ha sensibilmente la stessa larghezza del Barbican Center a Londra, Mc Burney è riuscito, con qualche modifica rispetto alla magistrale versione avignonese, a creare, in senso quasi subliminale per lo spettatore, un nuovo capolavoro di suggestioni virtuali. In sala, infatti, si è riprodotta e intensamente vissuta la medesima claustrofobia  della Russia staliniana. In questo modo lo scenografo è riuscito a far cogliere allo spettatore la dimensione metafisica di Bulgakov.Se di un limite dello spettacolo di Mc Burney si può parlare è quello di una minor cura delle luci e dei suoni, ma la questione non appare fondamentale. Nonostante il grande livello di virtuosismo e il ricorso in maniera organica alle nuove tecnologie nella ricerca delle immagini, l'esperienza di Mc Burney appare comunque quella di un teatro volutamente artigianale. Mc Burney resta profondamente un elisabettiano, shakespeariano e brechtiano. E del resto lo scenografo britannico è ben consapevole di quanto il teatro, dopo l'avvento del cinema, sia sempre più un'arte dell'immaginazione e che sia proprio l'immaginazione dello spettatore che crea il teatro.
 
Casalino Pierluigi, 2.02.2013