Un veloce riepilogo dell’ordine del giorno in quattro punti:
2) Il libro di prossima pubblicazione di Sessa su Emo è di primaria importanza per un rinnovamento profondo del nostro scenario ed immaginario filosofico/spirituale e metapolitico. Appena uscito faremo di tutto per pubblicizzarlo al meglio delle nostre possibilità. E’ un compito che poniamo all’attenzione di tutti i nostri amici e corrispondenti. Giovanni Sessa ci ha dato anche ottime notizie riguardo alle condizioni di attesa sulla sua attuale ricerca.
3) Le “azioni simboliche” non sono cancellate totalmente dal nostro programma ma rimandate ad un periodo più favorevole. Probabilmente si potrà farle eventualmente interagire con una possibile messa in scena (video-reading, etc.) del nuovo testo di cui al punto 1. Staremmo quindi alla sostanza...
4) La comunicazione interna e quella esterna degli ultimi mesi della Nuova Oggettivitàha risentito di alcuni oscillamenti dovuti alla situazione sempre più drammatica in cui ci troviamo ad interagire. Non siamo soliti coprire con false riassicurazioni i nostri amici, uomini di valore che stimiamo per qualità intrinseche, personalità complesse e sensibilità a volte ben differenti. Quindi affrontiamo sempre la dialettica, sia pur tentando di trovare costantemente motivi di unione più che divisione, in un modo onesto e senza infingimenti. Le critiche, quando sono senza retropensieri e non eterodirette, sono il pane della partecipazione, a cui sempre ci richiamiamo, ma di cui si tratta di saper costruiremeritoemetodo. Questo vale non solo all’interno della compagine ma anche per il comportamento tenuto verso l’esterno, ad esempio verso il generoso tentativo messo in opera da Veneziani e Besana. Complessivamente tutto ciò che si è detto al riguardo, da parte nostra, infatti, non è assimilabile ad altri atteggiamenti che, in positivo od in negativo, sono stati spesso pregiudiziali e superficiali, a volte perfino colpevolmente liquidatori (ripetiamo, sia in positivo che in negativo) ma uno scambio serrato e comunque consapevole del lavoro svolto secondo uno stile ormai sostanzialmente rodato dai tempi di letteratura-tradizionefino a quelli di oggi. E’ la postura di chi, pur certo di alcuni principi e metodi determinati dalla vocazione e corroborati dalla pratica, ascolta, riflette, dibatte, opera. I primadonnismi, le primazie, le dietrologie, senza per questo fare i finti ingenui, non ci corrispondono, li lasciamo agli altri. Lavorare sulla distanza, sapendo che nessuno è indispensabile, anche se tutti possono essere fondamentali. Non presumere mai troppo di sé, pur cercando di mettere il meglio di noi a disposizione di un progetto onesto. Mai augurare l’insuccesso agli (ex)-amici, mai guardare con sospetto prima di affidarsi con generosità. Non derubricate questo mio giudizio come una tiratina pseudo-spiritualista: qui si gioca tutto il residuo (vitale, positivo) di un insegnamento profondo e di uno stile di vita.
1) Siamo giunti a trattare il tema della idea-libroper ultimo punto:
A) dopo un serrato dialogo siamo giunti a togliere la parola onestodal titolo del libro, considerandola sostanzialmente pleonastica e/o fuorviante. Il titolo deciso è : “Per quale motivo Israele può avere 400 testate atomiche e l’Iran nessuna?” Abbiamo anche, su bella evocazione di Mancinelli, e con un riferimento ad autori nostri, proposto il richiamante sottotitolo: “L’impero interiore”. Il sottotitolo era da me precedentemente considerato come un potenziale errore ed una fuorviante didascalizzazione, ma lo spiazzante sottotitolo proposto è ottimo, perché delinea uno scenario altro e profondo nel mentre che non svela ma rivela...
B) Siamo poi passati a leggere le possibili varianti del metodo, avendo anche preso atto del bel riferimento webdi Stefano Vaj... avevamo in mente un numero di circa 25 interventi di cui una metà buona da riservarci per amici che volessero partecipare e un’altra metà rivolta ai più vari ambienti e personalità “esterne”. Senza presunzione consideriamolo un privilegio offerto e non una orante richiesta. Il tutto possibilmente con qualità ed equilibrio. Attendiamo ovviamente da ognuno suggerimenti al riguardo oltreché una disponibilità di massima non solo a scrivere ma anche ad aiutarci nel realizzare il libro e la sua scia successiva. Crediamo che, se ben realizzato ed a ¾ dell’opera, si può tentare di proporlo a qualche casa editrice primaria, che potrebbe anche risolverci tutti i problemi afferenti (distribuzioni, mediatizzazioni, presentazioni...). E questo anche sulla base degli ottimi consigli pervenuti da Roberto Guerra e da Giuseppe Puppo. In ultima ipotesi potrebbe farlo l’Heliopolis. La curatela è, ovviamente, della “Nuova Oggettività”ed attendiamodisponibilitàanche per il lavoro di composizione e soprattutto d’impaginazione, in modo da poter offrire, comunque, un prodotto semifinito, cosa che aiuterebbe certamente le soluzioni utili. Insomma, come ha detto con sagace determinazione Luisa, dobbiamo portare a compimento una partecipazione non solo di facciata (come in parte in passato) ma anche di sostanza. Giovanni Sessa, che ha già pensato ad un possibile suo intervento, ha poi consigliato di decidere definitivamente il numero dopo aver incamerato una buona percentuale di scritti. Alessandro Guzzi ha anche sottolineato l’importanza di un’azione di consolidamento profondo contro la mercificazione imperante. Francesco Sacconi, dopo averci indicato esempi di censure su opere e movimenti significanti, ci invita ad operare con una certa riservatezza sul metodo fino alla raccolta stimata, al di là dello stesso battage sul merito, opinione condivisa anche da Luigi Sgroi. Abbiamo anche dato una possibile indicazione di grafica mettendo in luce una necessità di estremo rigore formale (per un siffatto testo) non del tutto compatibile con lo stile (grafico) usuale dello scrivente che normalmente è inclusivo, afferente, complesso, citazionista ed iperletterario.
c) Sulla questione della non risposta abbiamo già detto nella nostra precedente mail, nel paragrafo, “Motivazioni e considerazioni”, che qui per intero e per comodità, riportiamo in allegato. Abbiamo solo convenuto che non potremmo, per stile e per rispetto, cassare alcun intervento che sappia, tramite apologo o metafora, collegarsi indirettamente al tema proposto ed a cui “non si può rispondere” direttamente. Questo, ovviamente, non è un invito coperto a rispondere indirettamente, anche perché siamo convinti, che con una percentuale od un’altra, alcune considerazioni afferenti saranno presenti comunque all’interno degli svolgimenti effettivi. Abbiamo aggiunto che sarebbe bello poter influire su tutti i rispondenti responsabilizzandoli ancor più, ovvero chiedendogli di rispondere a quella che per loro sarebbe, come sostiene il Leopardi ed anche Eliot, una domanda decisiva e drammatica. Abbiamo anche convenuto che potremo sopportare la sufficienza dei sostanzialisti di facciatache ci rimprovereranno sicuramente di non aver avuto il coraggio di sollecitare e mettere le risposte. Resterà che nessuno ha mai avuto il coraggio di mettere la domanda... Pur essendo, tale problematica, senza minimamente voler fare i portarogna, un assillante problema geostrategico dell’immediato presente ed un macigno sulle sonnecchianti coscienze degli intellettuali... Un comitato per la selezione delle richieste di partecipazione? Si conviene in senso contrario. Si presume che il libro si presenterà alla fine senza introduzioni, postazioni e/o vari accompagnamenti didascalizzanti, forse solo una difficilissima nota in quarta di copertina, questo per non deprivare il tutto della giusta sua icasticità. Alla fine ci sarà probabilmente un testo graficamente pulito, con un 25/30 interventi scritti dei più svariati argomenti ed una appendice finale con note biobibliografiche degli autori ed un riferimento, questo sì indispensabile, al libro precedente della “Nuova oggettività”ed al percorso, fin qui svolto, dalla comunità.
Attendiamo scambio reciproco e sostenuto...
un singolovale
Sandro Giovannini