Paolo Melandri "Clivia" 1/2

Clivia
(due poesie fito-etologiche)
Dimmi, Clivia, dimmi, fiore
giunto a me dai lidi eòi,
sotto l’àlgido candore
quali sono i freddi tuoi?
Sembra che tu abbrividisca:
le coriacee tue foglie
quando il gelo le aggredisca
s’accartoccian nelle doglie.
Forse brividi tu senti?
anche tu attendi le aurore?
sotto i ghiacci onnipossenti
cerchi un brivido d’amore?
E pur steli innalzi quando,
fuor la porta sulle scale,
lenta e mite sussurrando
l’aria calda a te risale.
Già ti ho tolta dal giardino
destinandoti alla serra:
filtra a te ad ogni mattino
quel che il cielo ne disserra?
Senti tu i tepor lontani
che già annunziano il Natale?
Odi il tocco del domani,
dì festivo ed immortale?
Dimmi, Clivia, dimmi, fiore
giunto a me dai lidi eòi,
sotto l’àlgido candore
quali sono i pensier tuoi?
Forse attendi, e pur tu pensi
che il doman sarà migliore
e le arboree dita addensi
per pregare il tuo Fattore
che la fine un nuovo inizio
per te sia, come per l’uomo,
che anche a te giunga propizio
giorno, per un nuovo pomo.
E pur cresci, e pur ti nùtrichi,
penna mia, dell’Universo:
sgorghi sempre dal tuo càlamo
qualche buon terrestre verso.
Paolo Melandri
19 novembre 2011
«ut pictura poësis»
Unità nella duplicità (Clivia – n°2)
Il fogliame del virgulto,
giunto a me dai lidi eòi,
cela un fine senso occulto,
quale piace, o saggi, a voi.
È un sol essere vivente,
che tra foglia e fior s’è scisso?
o una coppia amante, ardente,
ch’esser una s’è prefisso?
A tal dubbio trovai, parmi,
il responso più opportuno:
non lo senti, dai miei carmi,
l’esser mio, ch’è doppio ed uno?
Paolo Melandri
19 novembre 2011
«Unio Mystica»