Il sindaco Matteo Renzi- Enews 330 2011/2012 per un Futuro POST-PD

 

 

Enews 330, mercoledì 7 dicembre 2011
Ben ritrovati all'appuntamento con la newsletter. Un modo per restare in contatto, per fare il punto della situazione insieme e per evitare di parlarsi solo con le interviste o in campagna elettorale. Chi gradisce può segnalare altri amici. Chi non gradisce può cortesemente farlo notare: enews@matteorenzi.it
 
Mi scuso per il ritardo. Sono giorni convulsi, pieni di eventi e iniziative. E non ho mantenuto il ritmo consueto. Cercherò di essere più puntuale nelle prossime settimane.
1) UN GIORNO DI FESTA
Oggi però è un giorno di festa, grande. La cattura del più pericoloso boss della camorra è una notizia che tutta l’Italia perbene festeggia con entusiasmo. E con gratitudine verso gli inquirenti e soprattutto le forze dell’ordine che hanno raggiunto un obiettivo così significativo. Michele Zagaria era il capo dei casalesi, il numero uno della lista dei latitanti. Quando i siti hanno ufficializzato la notizia il mio pensiero è corso a cercare nella mente don Peppe Diana, sacerdote e scout ucciso dalla camorra il 19 marzo 1995, giorno del suo onomastico. Per molti di noi, non solo scout, era un punto di riferimento. Ho pensato a don Peppe e ai tanti che come lui hanno perso la vita per la giustizia. E confesso un momento di commozione. L’Italia ha mille problemi. Ma nonostante tutto ha la forza di vincere la battaglia contro le mafie. Da adolescente ho imparato a conoscere i nomi e le storie dei martiri di questa guerra. Oggi mi prendo il lusso di essere felice. E di essere orgoglioso del mio Paese.

2) LA MANOVRA E IL GOVERNO TECNICO
L’avvento del Governo tecnico cambia – a mio giudizio in modo definitivo – il panorama politico del Paese. Nulla sarà più come prima. E sarà impossibile per la classe dirigente attuale arrivare alla fine di questo periodo ripresentandosi agli italiani come se non fosse successo nulla. Sono molto convinto del fatto che il Governo tecnico potrà essere molto utile per tranquillizzare i mercati, ma sarà anche una gigantesca occasione per la politica. Se i politici torneranno a farla, ovvio.
A chi – su twitter, su facebook o via email – chiede le mie impressioni sulla manovra dico che è ancora presto per dare un giudizio dettagliato. Vanno letti gli atti, non solo gli articoli. E ci sono moltissimi temi aperti ancora da scandagliare. Come tutti vedo le luci e le ombre. La sola presentazione del testo ha aiutato il Paese a recuperare terreno sui mercati internazionali e questo è un fatto positivo. Non si tratta infatti di una mera questione di prestigio economico: se lo spread cala, il denaro costa meno. E le banche tornano (almeno si spera) ad aiutare le famiglie e le imprese, allontanando il rischio del credit crunch. Alcuni passi significativi sono stati compiuti. Ma ancora molto è da fare. Mi preoccupa soprattutto l’aumento strutturale delle tasse, non solo statali ma anche regionali senza un sostegno al reddito disponibile delle fasce medie che sono quelle realmente in sofferenza. Sul cammino dell'equità sociale, insomma, c'è ancora tanto da fare. Dobbiamo ancora verificare le carte per quello che riguarda i Comuni. Ma non mi pare che ci sia un intervento significativo di ristrutturazione della spesa: si continua con il meccanismo allucinante del patto di stabilità, detto anche patto di stupidità che costringe le aziende a fare da banca agli Enti Locali! Nelle prossime settimane cercheremo di capire meglio i contorni di questa manovra.
Per adesso credo che l’Italia abbia iniziato a fare ciò che l’Europa ci ha chiesto. Ora sarebbe il caso di iniziare a dire cosa vogliamo noi dall’Europa. Francoforte, Bruxelles, Strasburgo: i centri decisionali del vecchio continente hanno il dovere di cambiare le regole del gioco. Probabilmente abbiamo toccato il fondo e stiamo iniziando a risalire o almeno mi piace pensarlo. Ma la velocità della ripresa dipenderà dalla qualità delle riforme strutturali, finanziarie, economiche, politiche che i leaders europei – fino ad oggi timidi e superficiali – avranno il coraggio di fare. Il mondo ha bisogno di cambiare le regole, altrimenti questa crisi sarà stata inutile. Avremo il coraggio di provarci? E soprattutto: saprà l’Italia essere all’altezza di questa responsabilità? Questo è il punto.

3) L’INCONTRO DEI SINDACI
In questi giorni ho scelto di non intervenire nel dibattito politico nazionale. Non mi interessa essere uno dei tanti che fa il controcanto alle scelte del Governo o fa le pulci alle dichiarazioni dei singoli partiti politici. Oggi la vicenda politica è come sospesa. E io non posso stare a girarmi i pollici: ho un compito da assolvere, quello di governare una città. Voglio farlo bene. Allargando il respiro della mia comunità a quella dimensione internazionale, così decisiva per il futuro della politica non solo europea. Anche per questo, riprendendo la tradizione di Giorgio La Pira, un grande sindaco (c’è stato un periodo in cui a Firenze i primi cittadini erano gente seria, mica come oggi), abbiamo invitato in Palazzo Vecchio 400 sindaci da tutto il mondo per discutere di governance internazionale e di città sostenibili. Da Parigi a Istanbul, da Dakar a Nairobi, da Kabul a Philadelphia e l’elenco potrebbe continuare, i primi cittadini di cinque continenti si confronteranno sulle sfide del futuro. Io penso che governare una città imponga scelte quotidiane, concrete, precise (a proposito: domani inauguriamo via dell’Agnolo finalmente rifatta, dopo “solo” 45 anni, con strada nuova e cassonetti finalmente interrati) ma richieda la fatica di una visione. E non bastano gli eventi di programmazione – come il nostro recente 20Venti, su cui trovate informazioni cliccando qui – ma occorre la fatica di un progetto e di una visione internazionale
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4) AGENDA
Sul sito
www.matteorenzi.it le tante cose fatte in questi giorni. Ma segnatevi soprattutto alcuni appuntamenti dei prossimi giorni.
Domani 8 dicembre alle 17 Accensione dell’Albero di Natale in Piazza del Duomo. Portate anche i bambini, si divertiranno. Alle 18 inauguriamo il festival delle luci di Firenze (
Flight) e la nuova illuminazione (permanente) del Ponte Santa Trinita
Sempre domani sera, ma alle 21, all’ObiHall festeggiamo il superamento delle 50.000 firme della raccolta per l’introduzione del reato di omicidio stradale (
www.omicidiostradale.it). Ricorderete che si tratta di un progetto nato da una vicenda drammatica – la morte alle Cascine di Lorenzo Guarnieri, diciassettenne ucciso da uno scooter guidato da un signore ubriaco e drogato – che ha visto un impegno straordinario della famiglia e degli amici di Lorenzo. Nel giorno del compleanno di Lorenzo, quello che sarebbe dovuto essere il suo 19° compleanno, lo ricorderemo insieme a uno dei suoi miti, Cesare Prandelli. E continueremo il nostro impegno per fare della sicurezza stradale uno dei punti centrali della politica italiana.
Tra gli eventi che ci attendono al di là delle cene di Natale, segnalo in particolare quello del 17 dicembre quando si inaugurano finalmente le prime otto sale dei Grandi Uffizi. Io continuo a nutrire molti dubbi sulla lungaggine della vicenda del cantiere degli Uffizi, gestita come è noto dal Ministero dei Beni Culturali a livello centrale. E provo anche molta rabbia quando vedo come è tenuto il cantiere. Ma ho dato volentieri la collaborazione del Comune, anche attraversamento la sottoscrizione dell’accordo con il Ministero che porterà nelle casse statali circa tre milioni di euro che altrimenti sarebbero stati della città. Purché finalmente il cantiere veda la fine…
Parleremo nella prossima enews del Teatro del Maggio Fiorentino (21 dicembre ma
qui potete intanto trovare il programma
, da Mehta ad Abbado sino al jazz di Bollani e la danza) e del capodanno fiorentino (guest star, Caparezza!)

Pensierino della sera. Ho corso la mia seconda maratona, naturalmente a Firenze. Tempo splendido, tanta gente per le strade. Correndo la Maratona ti rendi conto che non sei contro qualcuno ma ti stai mettendo in gioco per vincere i tuoi limiti. Il tuo avversario è la tua pigrizia, la tua rassegnazione. Sei tu, non altri. Mi piace questa sfida, anche se costa fatica e anche se negli ultimi dieci chilometri il dolore dei crampi mi ha messo in crisi in modo profondo. Ho chiuso in 4 ore e 10, 250 minuti tondi: il sopralluogo stradale sulle buche più lungo mai fatto. Ho sentito tanto affetto (o commiserazione?) dai miei concittadini. Ma la frase più bella me l’ha detta una signora fiorentina quando ha visto che arrancavo nei miei chilometri finali, fiaccato da una preparazione che poteva essere decisamente migliore. Mi ha guardato perdere progressivamente terreno e con sguardo irritato mi ha gridato un incitamento-rimbrotto: “O sindaho! O che peni poho?” che in italiano potrebbe essere tradotto con un “Sindaco, ma perché ti attardi?” ma che in fiorentino suona molto più colorito… Non ci ho messo poco. Ma sono stato contento di averci provato.
Un sorriso
Matteo Renzi

Post-Scriptum
Da cinque secoli si discute se Vasari abbia scientemente nascosto dietro un muro di Palazzo Vecchio quello che viene ritenuto il più grande capolavoro di Leonardo da Vinci – la Battaglia d’Anghiari – allo scopo di evitare all’opera di questo grande genio una distruzione motivata solo dall’odio politico. Per evitare la rabbia dei Medici che non volevano simboli della vittoria della Repubblica nel Salone dei 500 Vasari avrebbe costruito un muro e poi lo avrebbe coperto lasciando un’intercapedine per proteggere – per quanto possibile – la pittura leonardesca.
Se ne parla da cinquecento anni. Negli ultimi 36 un ingegnere fiorentino, Maurizio Seracini, ha prodotto documenti di straordinario interesse motivando le ragioni della presenza della Battaglia. Oggi siamo alle battute finali di questa lunga e incessante ricerca. Siamo a un passo dal mistero e con le moderne tecniche di indagine siamo finalmente in grado di sciogliere il dubbio (lo faremo nei prossimi mesi, durante l’Anno di Amerigo). Se davvero esistesse un muro ulteriore rispetto a quello originario e a quello di Vasari e magari quel muro avesse intonaco o addirittura tracce di colori sarebbe chiaro che la Battaglia d’Anghiari è davvero lì, sotto una enigmatica scritta lasciata in modo semiclandestino dal Vasari con scritto “Cerca trova” sull’affresco. Il tema diventerebbe allora: E adesso come la tiriamo fuori?  Se viceversa non troveremo nulla di tutto questo credo che sarà giunto il momento di stoppare la ricerca.
Perché vi racconto questa vicenda? Solo per incuriosirvi? Macché: vorrei condividere una sensazione. Mi stupisce l’atteggiamento di alcuni uomini di cultura e scienziati che senza neanche aver fatto la fatica di approfondire le cose sono intervenuti in modo rozzo e superficiale stracciandosi le vesti per la ricerca condotta dalla città. Anzi. Qualcuno ci ha definito nuovi vandali e altri si sono rivolti alla magistratura che ha doverosamente aperto un’indagine alla quale abbiamo offerto tutta la nostra disponibilità. Altri hanno sostenuto che il lato in cui si trova la Battaglia non sarebbe quello oggetto della nostra indagine – in collaborazione con la National Geographic e l’Opificio delle Pietre Dure – ma quello opposto
Nessuno ha danneggiato niente, ovviamente: si sono solo inserite delle sonde di qualche millimetro in fessure già esistenti. E ovviamente se autorevolissimi esperti sostengono che il lato in cui Leonardo ha dipinto è quello opposto a quello da noi scelto, rispetto la loro competenza e scienza: non so come potrebbero reagire loro – e i loro studenti, ca va sans dire – se un domani qualcuno riuscisse a dimostrare che frammenti di colore e di intonaco sono presenti nel nostro campo d’azione. E dunque che le posizioni di alcuni presunti scienziati erano frutto di ignoranza o forse – peggio – di pregiudizio ideologico: sarebbe per loro una figuraccia globale, diciamo la verità.
Ma non è questo che mi colpisce e mi inquieta. Mi dispiace molto di più il fatto che un uomo di cultura dovrebbe essere innamorato della ricerca. Dovrebbe essere stupito del mistero. Dovrebbe essere appassionato dalla scoperta. Autorevoli uomini di cultura di tutto il mondo hanno invece firmato un appello – e qualcuno ha pure chiamato i carabinieri, incoraggiato dalla cronaca locale di  un autorevole quotidiano nazionale che si attiene al motto anglosassone “i fatti separati dalle opinioni”, ma pubblica solo opinioni dimenticando i fatti  – perché il progetto della ricerca si fermasse. Chi ha paura di una ricerca? Chi ha paura di sciogliere un mistero? Chi ha paura di scoprire il Leonardo più bello della storia? Chi ha paura della cultura, insomma, al punto da rivendicare solo per sé il diritto della ricerca? Non mi stupisce che qualcuno faccia un esposto alla procura. Mi stupisce molto di più che qualche uomo di cultura abbia paura di risolvere il più grande mistero della storia dell’arte e del Rinascimento. Che qualche uomo di cultura abbia paura della verità. Noi restiamo sereni e andiamo avanti, secondo il noto principio per cui “ride ben chi ride ultimo”. Ma nel cuore c’è una sofferenza, non un sorriso. La sofferenza di chi si rende conto che ci sono dei professionisti della cultura che pretendono di fare a pugni con la realtà e con l’innovazione. Che peccato! Risolveremo il mistero di Leonardo anche per loro e per la loro vocazione. Per loro, nonostante loro…