LO SCIENZIATO SCRITTORE GUIDO BARBUJANI

FROM SPIGOLATURE RIVISTA CULTURALE ON LINE

Guido Barbujani, Pietro Cheli, Sono razzista, ma sto cercando di smettere, Bari, Laterza, 2008, pp. 134, € 10,00

     A seguito di svariati fatti di cronaca, i cui protagonisti sono individui comuni che rimangono vittime di violenze legate, apparentemente, alla tanto odiata parola “razzismo”, viene istintivo porre una distanza tra sé e gli altri, intendendo come “altri” coloro che si macchiano di crimini spregevoli dettati solo da una insensata paura verso chi è “diverso”. Ma siamo veramente così lontani da queste persone, dai razzisti? Siamo davvero abbastanza sviluppati intellettualmente da riconoscere che non vi è divario cerebrale e culturale tra popoli diversi, che siamo parte della stessa specie? In linea di massima si. Tuttavia, scavando in profondità nel nostro animo, scopriamo luoghi comuni, pregiudizi, spesso inoffensivi ma ugualmente inesatti e terreno fertile per l’ignoranza (ad esempio, il detto comune che gli afroamericani hanno la musica nel sangue: niente di dispregiativo in questo, ma in base a cosa possiamo dire che sia vero?). Questa scomoda verità ci viene spiegata da questo esile saggio, scritto dal noto genetista Guido Barbujani insieme al giornalista Pietro Cheli. Il connubio tra i due crea un libro che mescola la competenza tecnica e scientifica di Barbujani (non esente da un velo di ironia, come ben sa chi ha letto altri suoi scritti) con l’umorismo garbato e iperrealista di Cheli, che condisce l’opera con citazioni e rimandi a personaggi pubblici del nostro paese (ma non solo) che danno un’immagine sconcertante di una certa corrente di pensiero che, purtroppo, ancora imperversa: la presunta superiorità morale, culturale e intellettiva dell’uomo “bianco” sugli altri (massimo esponente in questo campo, oltre la soglia del ridicolo, è Giancarlo Gentilini, due volte sindaco di Treviso). Dalle ronde padane agli scritti decisamente poco scientifici del passato, a partire (tanto per citarne uno, ma la lista è decisamente lunga) da Joseph-Arthur de Gobineau e il suo “Saggio sulla diseguaglianza delle razze umane”, fino ad arrivare ad autori del ventesimo secolo di tutto rispetto, come James Watson, il razzismo viene esaminato dai due autori nella sua storia e nei suoi elementi costitutivi, per poi spiegare scientificamente la sua mancanza di ragion d’essere, supportata da dati e ricerche scientifiche che, si spera, non dovrebbero lasciare dubbi (tra l’altro, Barbujani ha già trattato questo tema: si veda l’ottimo saggio “L’invenzione delle razze”, edito da Bompiani). Eppure, nonostante tutto, il razzismo sembra duro a morire: gli autori mettono in guardia anche chi pensa di non essere razzista, ricordando di valutare attentamente i propri comportamenti per poter scoprire, sul nascere, atteggiamenti che manifestano in noi la percezione (inesistente nella realtà) di una distanza tra noi e gli “altri”, atteggiamenti anche non deleteri per le persone in modo diretto, ma tristemente efficaci se lasciati evolvere in comportamenti più marcatamente razzisti. Una lettura utile, specialmente di questi tempi.
(ANDREA CASTELLARI)