LA FILOSOFIA DEL TAG DI LIVIO MILANESIO
L’articolo qui pubblicato solo parzialmente per motivi di spazio è tratto da www.apogeo.com. (12-01-09)
A cura di David Palada (david.palada@libero.it)
Usare i tag sottintende un lavoro filosofico complesso e spesso sottovalutato: si può contribuire al caos o alla creazione di un nuovo ordine universale nel quale le relazioni possono essere le più impensabili
[…] Capita ora che nella nostra funzione di tuttologi e onnivori della conoscenza ci troviamo per le mani la responsabilità di comunicare e organizzare la nostra cosmogonia grazie alla rete Internet. Blog, pagine web e tutto il rutilante mondo del web 2.0 è imperniato nella condivisione della conoscenza attraverso l’uso delle parole come punti di riferimento. Lo strumento principe che ci è dato per determinare le relazioni e quindi le descrizioni è il tag, il più immediato, medievale, fantasioso, irresponsabile metodo di catalogare le cose del mondo. Niente più universi ordinati alfabeticamente, per esempio, in cui A-Apra è una galassia separata (anche fisicamente) da Apri-Benj o Tras-Z, un ordine supremo e incrollabile, talmente perfetto che sebbene Linneo venga piazzato tra lo scrittore danese contemporaneo Linnermann e la pianta del Lino la fiducia in tale ordine non viene scalfita neppure per un momento.
E neanche più ordini reciprocamente contenitori come regno > philum > classe > ordine > famiglia > genere > specie, ma una classificazione che esplode in superficie richiamando collegamenti logici, impensabili, vendicativi, razionali, personalissimi e strutturalmente anarchici. Basta fare un salto su Flickr, il duepuntozero della fotografia e provocare il sistema cercando un termine generico, ad esempio love, per subire la vertigine della follia catalogatoria dei propri simili: in risposta si ottiene tutto ciò che le sinapsi umane possono collegare alla parola love (e a anche qualche cosa di più). Gente che si bacia, gatti che si baciano, campi di girasole, tastiere di computer, alberi, tramonti, anelli, teschi, piedi, spillette, cioccolato, nuvole, candele, rose, nani da giardino, carte da gioco, animali, cuori e pastelli colorati.
Il fatto è che, senza voler esagerare, quando di applica un tag a una ricetta della spigola al cartoccio o a un articolo sulla Sindrome di Apserger è necessario che l’utente, preparato o no, faccia il suo piccolo sforzo ontologico di descrizione dell’universo, dell’ordine al quale obbedisce e soprattutto lo sforzo di trovare il termine (o i termini) che facciano comprendere ai lettori questo ordine. Una operazione alla quale con alterne fortune ci si sono impegnati fior di pensatori da Parmenide a Platone, da Cartesio a Kant, giù giù fino a Wittgenstein e Charlie Brown. Un’operazione che nel passato avrebbe richiesto rispetto, preparazione e deferenza verso i maestri, ma che in queste nostre meravigliosa epoca di allegra irresponsabilità ci permette di ridisegnare le rotte delle orbite celesti ogni volta che si posta una foto su Flickr o si scrive un post sulla nostra personalissima cronaca della fettina di mondo nella quale viviamo. Taggando il tutto con la parola opinioni.
Livio Milanesio ha passato i suoi primi quarant'anni tra teatro, cinema d'animazione e digital design, come testimonia il suo sito personale. Art director presso Domino, si occupa di web, unusual marketing e scrittura. Collabora con Nova24, il supplemento tecnologico de Il Sole 24 Ore, e con diverse altre riviste e pubblicazioni. Insegna all'Istituto Europeo di Design e alla scuola Holden di tecniche della narrazione.
(LIVIO MILANESIO)
(A CURA DI DAVID PALADA)
http://www.apogeonline.com/webzine/2009/01/12/la-filosofia-del-tag
http://motobrowniano.wordpress.com/tag/dinamiche-della-rete/