SIRENE

Le Sirene popolano l'immaginazione più della realtà. Come creature mitologiche ebbero fortuna ed evoluzione nel mondo antico. All'inizio erano conosciute come geni della morte, presentandosi in modo simile alle nere ed alate Chere o alle Erinni; figure appartenenti alla fosca e temuta compagnia di Ecate (che regnava sui demoni), di cui facevano parte Arpie, Lamie e lo stesso Tanatos, il dio della morte, ingentilirono successivamente la loro immagine: in tale veste assunsero importanza in Euripide che le mise in scena in Elena, tragedia messa in scena nel 412 a.C. e in cui si ricorda il "concerto" delle Sirene, descrivendole come "alate vergini, figlie della terra". Già in Omero, soprattutto, le Sirene svolgono un ruolo letterario di prim'ordine, tuttavia, e si legge nell'Odissea che la stessa maga Circe mette in guardia Ulisse dal loro canto ingannatore e portatore di morte. In tal caso le Sirene sono due (tre in Esiodo), abitano un'isola, siedono in "bel prato" circondato da ossa, pelli marcite e cadaveri di naviganti ammaliati, mentre Ulisse le sfidò, facendosi legare ad un albero della sua nave. molte le immagini delle Sirene anche nella letteratura tardo antica e medievale e vengono proposte in modi anche raccapriccianti: ben diverse da quelle viste su Rai 1 lo scorso autunno. Le Sirene, dunque, possono dominarci con i loro sortilegi, ma nella serie televisiva le abbiamo notate innamorarsi del nostro mondo. Le Sirene, dunque, per concludere, occupano spazi di volta in volta suggestivi e non di rado accattivanti.  Chi volesse saperne di più si legga l'enciclopedico e voluminoso studio di Pauly-Wissowa, che in un'ottantina di tomi ci addentra nelle opere che trattano dall'antichità ad oggi il mito intramontabile di questa seduzione pericolosa, ma ineliminabile dalla nostra vita, come ci ricordano i dipinti di John William Waterhouse o di Frederic Leighton.
Casalino Pierluigi