Il leader nord-coreano con la sua sconcertante apertura d'anno ha voluto significare il suo duplice atteggiamento di despota orientale classico e di diplomatico sofisticato e formato al grado più elevato di realpolitk. Sui due aspetti di questo personaggio e della sua molteplice personalità chi scrive si è intrattenuto a riprese sul web. Il dialogo avviato con dirimpettai sudcoreani obbedisce a due fini: innanzi tutto togliere dall'isolamento la Corea del Nord, variamente sotto attacco da parte delle istituzioni internazionali, pur conservando segrete connivenze o alleanze, dopo le sue reiterate sperimentazioni balistiche; secondariamente si inserisce in un evidente tentativo di staccare la Corea del Sud dagli americani e rinserrare le fila con il vecchio ordine liturgico del sistema sovietico internazionale che comprende tuttora, pur con le distinzioni storiche e politiche del caso, la Cina postmaoista e la Russia di Putin. La divisione della Corea in due parti risale al 1945 e si fonda su un accordo tra Washington e Mosca, che così volevano consacrare una linea di demarcazione tra le influenze vincenti contro il Giappone. I nordcoreani non accettarono mai di buon grado tale decisione, ritenendola un mancato riconoscimento della vittoria comunista contro l'occupante nipponico. Ancora oggi la nutrita colonia nordcoreana in Giappone, o per lo meno la maggioranza dei suoi aderenti, continua a mantenere tale atteggiamento di nazionalcomunismo. Corea del Sud e Giappone, oggi, non intendono perdere l'occasione di mercato che Pyongyang offre, nonostante le pirotecniche manifestazioni di potenza missilistica, spesso fuori controllo. Tuttavia la presenza americana garantisce a Seul un ombrello sufficientemente efficace contro la riedizione di quella che fu la mossa oltre il 38° parallelo che i nordcoreani esercitarono nel 1953, avviando il conflitto di Corea. La politica di Pyongyang cerca di capitalizzare dal traffico di droga sintetica e dalle diverse iniziative in tema di propaganda culinaria e turistica in giro per il mondo. Cina e Russia comodamente criticano Kim, ma ne esorcizzano le gesta solo a parole, dal momento che rappresenta un'utile pedina di disturbo verso gli Stati Uniti. Come finirà la partita non è dato di sapere, anche se i rumori di guerra crescono di intensità, pur attutiti dalla tambureggiante propaganda pacifista dell'ultima ora.