La campagna elettorale ha preso avvio tra le inevitabili polemiche e gli attesi colpi bassi tra le forze politiche impegnate nel rinnovo del Parlamento repubblicano. Il livello della classe politica non è certo dei migliori, perché un tenpo il cursus honorum era ben diversamente qualitativo, muovendo dall'attacchino di manifesti alla preparazione nelle scuole di partito, mentre oggi l'improvvisazione regna sovrana e si attesta su limiti assai discutibili, nonostante i progressi della comunicazione. Progressi che cadono nel vuoto di un progressivo declino dell'interesse verso la politica, se non addirittura distacco sensibile da essa, causa un generale movimento di discredito, complice la crisi, ma anche l'omogeneizzazione delle proposte agli elettori, nonostante i tentativi di distinzione nell'inseguire facili demagogie. Già Alexis de Tocqueville parlava dell'amore smodato della democrazia (o demagogia) come il peggior difetto del rapporto tra rappresentanti e rappresentati. Il tourbillon elettorale del Bel Paese, tuttavia, nasconde ben altre insidie e su di esso pesano ipoteche inedite al confronto in atto tra i contendenti: in primo luogo la possibile interferenza della Russia di Putin nelle vicende italiane, un'interferenza finalizzata al divide et impera nei nostri affari (nel contesto di un disegno scatenato contro l'intero Occidente, peraltro, come si evince anche dalle cronache americane, che riferiscono di Russiagate). Se è vero che ogni cambio di regime, nella Storia, è avvenuto prevalentemente sotto la spinta, anche pecuniaria, di potenze straniere (nella circostanza basate sulla ricerca di utilità strategiche non altrimenti perseguibili, come è avvenuto nel caso del sostegno tedesco a Lenin, nel 1917, in quello della separazione del Pakistan Orientale (oggi Bangla Desh), programmato e favorito dall'intelligence indiana ai danni di Islamad, per non tacere del sostegno finanziario a Benito Mussolini da parte degli anglo-francesi al fine di orchestrare iniziative interventiste a favore degli Alleati durante la prima guerra mondiale. Gli avvertimenti circa di una regia russa dietro la Lega e il Movimento Cinque Stelle non vanno sottovalutati, anche vanno presi nella debita prudenza. Il vero problema, non solo in Italia, ma anche nel resto dell'Occidente, è quello di capire se i pericoli della democrazia rappresentativa siano attribuibili solo alla perdurante crisi economica e sociale o anche, più seriamente, agli occulti poteri di centrali statali sovversive, intese a neutralizzare dal di dentro i potenziali antagonisti. Anche per questo motivo, non certamente marginale sul piano della sicurezza, che la campagna elettorale italiana, aldilà degli esiti delle scelte popolari, si trova in una posizione di osservata speciale.
Casalino Pierluigi
Casalino Pierluigi