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DANTE NELLA CULTURA FRANCESE

Molta acqua è passata sotto i ponti da quando Amiel a Ginevra definiva Dante Alighieri e la sua opera poetica estranei alla cultura francese. Nella Francia contemporaneo il giudizio sul nostro Sommo Poeta non solo è stato capovolto, ma addirittura enfatizzato come se la fortuna dell'Autore fiorentino sia speculare alla visione transalpina della poesia di oggi. L'interesse per Dante,Oltralpe, Amiel a parte e Voltaire che ironizzò sul Sommo Poeta, è comunque antica: basti pensare alle sensazioni di tipo dantesco evocate nel proprio animo da George Sand nell'ascoltare un concerto improvvisato da Liszt nel duomo di Friburgo nel 1836. Una storia quella rapporto tra la Francia e Dante che risale all'epoca della corte papale di Avignone, dove un'edizione della Divina Commedia, commentata dal Boccaccio, era presente alla fine del Trecento nella biblioteca di papa Benedetto XIII, per arrivare a Victor Hugo, che avvertì la sensazione di rivivere i sentimenti danteschi: Senza dimenticare l'interesse per Dante da parte di Verlaine, Doré, Balzac (innamorato di Dante), Nerval, Taine, France, Rolland, Maurras, Péguy, Gide, Gautier e Baudelaire. Quest'ultimo, che dedicò all'Alighieri un celebre sonetto, si interrogava se poteva essere egli stesso Dante. Va detto, per doverosa conclusione, che il Dante, che emerge dalla recente traduzione in francese della Divina Commedia ad opera di René de Ceccaty (che volge l'endecasillabo dantesco in ottonari), assume le caratteristiche di un intellettuale europeo, a noi contemporaneo  e soprattutto vate e filosofo dei destini universali più che autore confinato alle liturgie dell'amor cortese. Un Dante essenziale, sotto certi aspetti cartesiano o, come si dice, un Dante adatto al nostro secolo.
Casalino Pierluigi

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