Futurismo, la poetica dell'Automobile

"....Sul fatto che le auto siano opere d'arte o no si è discusso a lungo. D'altra parte quando un oggetto nasce per una precisa funzione è sempre difficile separare l'aspetto pratico da quello artistico.
Soprattutto se la funzione dell'oggetto in questione, l'auto, è di grande importanza: spostare le persone da una parte all'altra rende quasi impossibile la classificazione delle macchine insieme a quadri o sculture.
Le auto però sono realizzazioni dell'uomo e non sono pochi oggi coloro che le valutano come interpretazione della pura estetica, anche se i pregiudizi sul fatto che le macchine siano in ogni caso solo mezzi di trasporto sono duri a morire. Eppure già a inizio secolo Filippo Tommaso Marinetti nel suo Manifesto del Futurismo, del 1909, aveva iniziato ad abbattere il muro dell'ipocrisia automobilistica: «La magnificenza del mondo si è arricchita di una nuova bellezza, quella della velocità. La velocità, avendo come sua essenza la sintesi intuitiva di ogni forza di movimento, è naturalmente pura e la macchina da corsa, con il suo cofano adornato di grandi tubi, sinuosi, come serpenti di esplodente respiro, la macchina da corsa che sembra cavalcare sulla mitraglia, è più bella della Nike di Samotracia», scrisse. Marinetti o no, l'auto, per anni, continuò a non essere considerata un qualcosa di artistico: fior di Ferrari, Isotta Fraschini, Bugatti, Packard, Lancia, Duesemberg finirono senza pietà dallo sfasciacarrozze. E solo negli anni Settanta, timidamente, si iniziò a parlare di collezionismo".
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