VILLA ABAMELEK OVVERO IL DESTINO DI UNA MEMORIA RUSSA IN ITALIA

Dal 1991 villa Abamelek è di diritto la sede degli ambasciatori russi in Italia, succedendo naturalmente, per normale trasferimento statuale alla gestione già in capo alla Russia sovietica cioè all'URSS. Non è qui il caso di ricordare i trascorsi storici di questa villa romana, prima della sua acquisizione da parte del principe Abamelek Lazareff, nobile russo-georgiano di origine armena, il quale nel 1912 ne fece oggetto di testamento, unitamente al suo splendido parco annesso all'Accademia imperiale di Pietroburgo per ospitare pittori, scultori e architetti che avessero voluto soggiornare come pensionati in Italia. Alla moglie, principessa Marja Pavlovna nata Demidoff di San Donato, restava l'usufrutto. Qualora l'Accademia non avesse adempiuto al mandato, il bene sarebbe passato all'Accademia delle Scienze per farne un Istituto storico. Durante il fascismo la principessa vedova eccepì per motivi giuridici la nullità del testamento ed ebbe ragione nel 1929 dal Tribunale di Roma, che nel 1936 respinse anche l'opposizione delle due accademie. Andata la causa in appello, i giudici ritennero che la nuova Accademia russa delle belle arti non fosse legittimata alla successione di quella imperiale di Pietroburgo, i cui beni erano stati incamerati dallo Stato sovietico. Da qui la pretesa del governo di Mosca di entrare in proprietà della villa, senza peraltro impegnarsi alla destinazione mecenatesca per artisti voluta dal principe. Ne derivava una complessa situazione che, anche a costo di sembrare pilatesca, andava risolta dagli uffici competenti senza interferenze del tipo di quelle richieste. Che poi pesasse in quel momento, dopo il riconoscimento de facto dei soviet da parte di Mussolini nel 1924 con mossa politico-giuridica di tipo inter-statale, più l'URSS di una singola persona, principessa che fosse, era probabile e, sotto certi aspetti, anche alquanto triste. Ignoro in forza di quali combinati e sottili disposti la questione venisse risolta e non vale la pena di entrare in tali dissertazioni, riportando solo il divenire di fatti accertabili. Sta di fatto che con decreto del 26 maggio 1946, firmato in limine del suo breve regno Umberto II e controfirmato da Alcide De Gasperi, Palmiro Togliatti ed Epicarmo Corbino, la villa fu espropriata e trasferita allo Stato italiano. Il 27 febbraio successivo con altro decreto (De Nicola e controfirma di De Gasperi, Sforza e Campilli) venne ceduta in proprietà allo Stato sovietico "nello stato di fatto e di diritto con ogni annessione e pertinenza". L'uno e l'altro decreto furono registrati dalla Corte dei Conti con riserva, poiché mentre erano minuziosi nell'inventario (fino a descrivere un "piccolo leoncello di pietra per caminetto"), non indicavano la cifra che doveva essere corrisposta  all'espropriazione né. di conseguenza, il mezzo di finanziamento. La Corte di Cassazione, il 18 luglio 1947, nominò un esperto per valutare la villa, ma soltanto nel 1955 avvenne il sopralluogo. Lo Stato sovietico, però, non aveva atteso registrazioni e perizie: si era insediato, facendo anche un uso estensivo delle immunità diplomatiche, le quali non avrebbero dovuto coprire, per quanto se ne sappia, deroghe al piano regolatore. Nel luglio 1978, quando ben altri problemi occupavano le istituzioni italiane, si ebbe notizia di un decreto del ministero dei Beni Culturali, con il quale veniva notificato alla Santa Sede e all'URSS il vincolo archeologico, considerato che l'ampia zona che va da Villa Doria Pamphili agli insediamenti vaticani è ricca di memorie archeologiche, storiche ed artistiche. Si era intanto spenta una controversia fiscale circa l'obbligo o meno, da parte sovietica, di pagare le imposte per il complesso Abamelek Lazareff. Una nota del 1948 dell'allora ambasciatore italiano a Mosca, Manlio Brosio avvertiva che per gli immobili italiani a Tiflis e a Leningrado non si pagavano tasse. In nome della reciprocità la pratica romana è stata lentamente archiviata. Con il crollo dell'URSS e dell'Ordine di Yalta, le relazioni internazionali hanno subito ulteriori cambiamenti, ma la destinazione di Villa Abamelek alla legittima successione statuale della Federazione Russa è avvenuta senza scossoni.
Casalino Pierluigi