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RUSSIAGATE

Casalino Pierluigi

Chi non ha la memoria corta ricorda bene che già prima della nascita dell'ordine di Yalta la Russia si prefiggeva uno scopo ben preciso. Quello di addomesticare il Vecchio Continente e di staccarlo progressivamente dall'alleanza transatlantica con gli Stati Uniti d'America. Durante la Guerra Fredda tale politica assunse un caratteristica assai chiare, quelle della Finlandizzazione dell'Europa. E ciò nel senso di creare in Europa le condizioni di neutralità disarmata in vista di un'egemonia determinante di Mosca. Se è vero che la Russia ritrovata può venire chiamata a costituire un fronte comune contro il terrorismo neo-islamico, è bensì vero che i leaders russi e prima ancora zaristi e poi anche sovietici hanno coltivato non troppo apertamente il sogno di ridurre l'Europa in una colonia esterna della Grande Madre Russia. Non va dimenticato che, come ricordava persino mio padre Michele Casalino, il protagonista del mio IL TEMPO E LA MEMORIA (continuato sul web in LE LUNE DI MARTE), che la Russia, il cui impero fu smembrato dopo il 1989-1991, non ha mai cessato di spingere la propria influenza fino alle Colonne d'Ercole. Al Maresciallo Zukov che telegrafva a a Stalin di essere arrivato a Vienna (e prima ancora a Berlino), il dittatore georgiano rispondeva evocando l'impresa dello zar Alessandro contro Napoleone: "Lo zar Alessanfro èra arrivato a Parigi". In relazione a queste considerazioni la mossa incauta-se dimostrata- del Presidente degli USA Trump di rivelare aii russi importanti notizie sensibili attinenti la sicurezza della Repubblica Stellata e dei suoi alleati, fa sorgere il dubbio che la leadership america non abbia letto e meditato a pieno la storia del mondo degli ultimi secoli e che non abbia abbastanza esperienza da poter assumere la guida dell'Occidente. Affiorano infatti particolari inquietanti e disarmanti su quella che è stata chiamata già Russiagate. Una vicenda che ricorda miolto da vicino, mutatis mutandis, il Watergate che portò alle dimissioni di Richard Nixon. Un Nixon, tutto sommato, colpevole solo di una leggerezza priva del peso geopolitico che potrebbe avere lo scandalo scoppiato alla Casa Bianca.

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