LA "LA VOCE" CENT'ANNI DOPO

Sulla stagione de "LA VOCE" conclusasi ai primi del 1917, aveva soffiato il vento della questione nazionale, la denuncia di una mancata identità forte condivisa, di un idem sentire, di uno spirito della nazione, a cui i vociani erano tornati spesso influenzati dalle idee di due maestri fra loro, Oriani e Pareto. Quando "LA VOCE" chiuse la sua esperienza, la sua funzione e i suoi protagonisti stavano per prendere strade diverse. Il naturale sbocco era stato l'interventismo, la partecipazione alla Grande Guerra dell'Italia era apparsa come una spinta rigeneratrice, un'occasione, "un lavacro di sangue" in grado di diventare un fatto dinamico nazionale. Molti di loro per atto di coerenza conosceranno personalmente il fango e le trincee, alcuni perderanno la vita in quello che in realtà fu un inutile immane massacro. Giovanni Papini in una lettera a Prezzolini così considererà sulla loro scelta: "Credo che tu abbia scelto la buona parte quando hai deciso di lavorare per la cultura, per il rinnovamento spirituale degli italiani. Tutto è qui. Manca la . Finché non avremo cambiato - per quanto è di noi- le anime degli uomini la storia futura sarà, sostanzialmente, la ripetizione dell'antica; sviluppi e disfacimenti, salite e cadute, ambizioni contro ambizioni, classi contro classi, città che diventano imperi e imperi che decadono in colonie, aristocrazie di guerrieri che danno il posto ad aristocrazie di banchieri e queste ad aristocrazie di demagoghi, di capi di sindacati, di preti, di mercanti e via di seguito". Fin qui Papini. Il successo de LA VOCE era stato repentino e sfolgorante, i suoi autori avevano trascinato coscienze e polemiche, coinvolgendo giornali intellettuali. La scelta dei temi de LA VOCE era stata un grande novità per il panorama delle riviste del tempo anche per i temi affrontati, con la proposta di questioni e tendenze inedite sia culturali che storicopolitiche, L'impressionismo in pittura fu una di queste. Nel gennaio 1910 Prezzolini e Soffici avevano organizzato a Firenze, sotto il vessillo de LA VOCE, una mostra di pittori allora quasi sconosciuti e destinati a primeggiare: tra essi Degas, Cézanne Guaguin Matisse, Van Gogh, Touluse-Lautrec e lo scultore Rosso. LA VOCE aveva rotto con la tradizione ed aveva offerto spunti di una modernità non sempre capita.
Casalino Pierluigi