Quale volto dell'Islam?

In questi giorni l'Islam non gode certo buona stampa, anche aldilà dei suoi stessi demeriti. Le cronache quotidiane ci presentano un volto dell'Islam tutt'altro che rassicurante e sotto certi aspetti assai pericoloso per la pacifica convivenza: in altri termini rappresenta un problema grave per l'ordine e la sicurezza pubblica internazionale. A tale aspetto chi scrive ha dedicato qualche tempo fa uno specifico articolo dal tutolo Mai dire Islam (casalinopierluigi.bloog.it), anche se non ha mancato di argomentare in proposito anche in altre occasioni ed in altre sedi, soprattutto di recente. Ci si domanda tuttavia quale sia il vero volto di questa religione. L'Islam si manifesta nella storia come evento sociale, culturale, politico e anche come un vasto movimento religioso di grande valore. Come le grandi religioni storiche, contiene in sé alcuni innegabili e fondamentali elementi di spiritualità, che trovano il loro fulcro generativo nel Corano e il loro primo sviluppo negli hadith del Profeta Maometto. A tali elementi di base si andranno ad aggiungere, a partire dal VII secolo, alcuni altri valori maturati nelle scuole del sufismo (non sempre visti con favore dall'ortodossia), che costituiranno un nutrito bagaglio di indicazioni e di insegnamenti per una religione e per una ascesi più interiori e universali, al punto che alcune vie spirituali proposte sono simili a quelle del misticismo cristiano. La cristianità latina, dopo secoli di misconoscenza e disistima, ha cominciato a cogliere motivi di un interessante messaggio devozionale nell'Islam. E ciò nonostante le derive fanatiche che l'Islam ha partorito da suo seno, anche in forza di strumentalizzazioni politiche ben individuate nel contesto degli equilibri di forze internazionali e all'interno dello stesso mondo arabo-islamico. La conclusione, peraltro, su tale meditata rivisitazione della natura sana dell'Islam ci venne suggerita qualche decennio fa dal filosofo francese Jean Guitton, il quale, commentando l'enciclica di Papa Giovanni Paolo II, ora elevato agli onori degli altari, Dives in misericordia , mise l'accento proprio su tale tematica di unità e di riconciliazione. "Quello che l'enciclica non dice (sulla misericordia), disse Guitton, e che potrà un giorno completarla, è che essa coincide con uno dei concetti più intimi dell'Islam. Un amico musulmano, colpito dalla intuizione così originale del documento pontificio, mi ha detto:-noi musulmani abbiamo una formula che ritorna in tutte le nostre preghiere e nelle nostre azioni, Bismillahai r-rahmani r-rahimi (Nel nome di Dio, ricco di clemenza, abbondante in misericordia- E uno dei più autorevoli maestri della spiritualità islamica contemporanea, Kamal Hussein, in un'opera su La Città Unica ha espresso l'idea seguente:- Esistono tra stati dell'unione con Dio. Il primo fu manifestato da Mosè e il suo assioma è: se desiderate stabilire con gli uomini rapporti di giustizia, avete lo spirito di Mosè e d'Israele. Se la vostra felicità personale è legata alla felicità altrui (e questo fino al martirio) se volete sacrificarvi per gli altri e rendete onore a coloro che dedicano la propria vita agli alti, allora voi avete lo spirito di Gesù Cristo. Ma se voi ponete la vostra speranza in una misericordia totale, e, pienamente fiduciosi in Dio avrete bandito da voi ogni timore, voi avrete allora lo spirito di Maometto- Ho risposto al mio interlocutore, proseguì  Guitton, che quello che voi chiamate lo spirito di Maometto è contenuto nello spirito di Gesù Cristo, com'è provato nella prima lettera di San Giovanni e in tutta la tradizione dei nostri mistici. Ma la caratteristica dell'enciclica è di avere dimostrato che il legame di Dio con l'uomo implica un legame dell'uomo con Dio, che la misericordia è uno scambio meraviglioso, che essa è, in un certo senso aldilà dell'amore mentre nello stesso tempo ci rivela l'essenza dell'amore; e infine che la nostra epoca di riconciliazione e di ecumenismo troverà le vie dell'unità mediante un ritorno alla sorgente primitiva, la divina sorgente di quello che Teresa del Bambino Gesù chiamava Amore Misericordioso". Tale dialogo appare ani luce lontano dalla attuale polemica forzata portata avanti da una banda di esaltati nel nome di un'Islam caricaturale, troppo caricaturale per essere autentico, salvo il dover concludere che il cuore di questa religione sia ormai irrimediabilmente segnato dalla politicizzazione assoluta del suo messaggio originario.
Casalino Pierluigi, 2.03.2015