Sabato 7 marzo ore 17.30, presso Sartoria Teatrale Fiorentina, P.zza Duomo 2 Firenze , evento Dialoghi spuri in 4 atti Atto I: finzione, ossessione, silenzio:
Con Massimo Arduini - Alberto D'Amico - Delio Gennai. Un progetto di Chiara Giorgetti
Alcune stanze della Sartoria Teatrale Fiorentina di Massimo Poli si aprono nuovamente al pubblico dei visitatori dopo l'esperienza della mostra Pereživànie (il lavoro dell'artista su se stesso) con la quale si proponeva una singolare indagine sul mestiere e sulla funzione dell'artista parafrasando, nel sottotitolo, uno dei libri di Konstantin Sergeevič Stanislavskij sul metodo di recitazione da lui sviluppato basato sull'approfondimento psicologico del personaggio, nel quale l'attore non imita ma diventa il personaggio che deve rappresentare. Agli artisti invitati era stato richiesto di impegnarsi in un dialogo con gli oggetti e gli arredi del luogo in un percorso espositivo pensato per sottolinearne il ruolo di laboratorio di idee.
Il nuovo progetto denominato Dialoghi spuri in 4 atti intende portare avanti l'esperienza precedente ponendo l'attenzione sull'aspetto della comunicazione verbale, sulle caratteristiche psichiche e sulle modalità comportamentali dell'uomo. Attese, finzioni, cose futili, oggetti misteriosi e pregiatissimi, i misteri della memoria, i racconti e le pause, le zone d'ombra e il cambio d'abito da palcoscenico per rappresentare una parte di sé autentica o falsata sono alcuni indizi dai quali si muoverà la ricerca dei diversi artisti invitati. La parola spurio [dal lat. spurius, di origine etrusca] si riferisce ad un'opera non autentica, attribuita falsamente o erroneamente, non originale e/o non riconosciuta come propria dall'autore, il riferimento è a qualcosa la cui natura non è ben definita, ma rimaneggiata, di un'opera d'arte si dice infatti spuria quando non appartenente all'autore a cui viene attribuita.
Chiara Giorgetti ha invitato alcuni artisti, diversi per formazione, a mettersi alla prova con gli spazi della sartoria teatrale e con i metodi a loro più congeniali in un gioco delle parti in cui ciascuno diventa protagonista e "autore" di una stanza. Il risultato è una serie di eventi che comprendono reading poetici, performance, video, libri d'artista, oltre ad oggetti, disegni e installazioni di vario genere. L'idea è quella di suscitare nello spettatore la sensazione di avere davanti a sé il mondo intimo e personale dell'autore, una stanza emotiva che ha probabilmente tratti comuni con quella stessa stanza in cui lui stesso è rinchiuso, una 'stanza dell'oppressione' di pinteriana memoria ma che al contempo è stanza delle meraviglie, dell'ascolto, della comunicazione e/o dell'incomunicabilità.
La Sartoria Teatrale Fiorentina, situata in piazza Duomo a Firenze, si occupa di costumi teatrali fin dal 1860 ed è la più antica della città. Possiede circa 3000 costumi di varie fogge ed epoche ed una piccola collezione di pezzi originali che vanno da un copri bustino del '700 fino ad abiti degli anni '60 del '900, conservati in grandi armadi dell'800. Di particolare rilievo tra gli altri i lavori realizzati con vari costumisti di fama tra cui Ezio Frigerio e Lorenzo Ghiglia. Qui sono stati realizzati anche i costumi di scena per il corpo di ballo e l'étoile Carla Fracci per il Teatro Comunale di Firenze e i costumi firmati da Elena Mannini, per l'Orlando Furioso di Luca Ronconi, con Edmonda Aldini, Paola Gasman e la giovanissima Ottavia Piccolo, opera pluripremiata e apprezzata in tutto il mondo che portò il regista alla ribalta internazionale del Festival di Spoleto nel 1969. Nel 2005 la Sartoria è stata acquistata dal costumista Massimo Poli che è riuscito a riportare l'azienda ai massimi livelli, rinforzando i rapporti ormai sopiti con la città, forte della sua esperienza professionale maturata anche con produzioni legate a registi acclamati come, tra gli altri, Lindsay Kemp e Misha Van Hoecke.
Il primo appuntamento è con gli artisti Massimo Arduini, Alberto D'Amico e Delio Gennai.
Massimo Arduini presenta Vestiti animati (quasi un reality) un esperimento/messa in scena in cui i visitatori della mostra saranno invitati ad indossare alcuni abiti della sartoria e a farsi ritrarre di fronte all'obbiettivo fotografico dell'artista. L'operazione ricalca la procedura di En-travesti, realizzato per Perezivanie e di cui sarà possibile vedere la versione dell'animazione video realizzata nel 2014, attraverso forme cosiddette di spontaneità, mediate e veicolate da Arduini. Una metafora dell'ovvietà relazionale, mediatica, che sembra pretendere un riscatto visivo e quasi redentorio, ma anche un gioco di ruoli dove l'azione ripercorre avanguardisticamente la pratica artistica fino al mero e semplice gusto edonistico di farsi ritrarre e di abbigliarsi.
Per Alberto D'Amico è l'ossessione verso i supereroi e l'attrattiva sessuale emanata dai loro costumi "disegnati addosso" e realizzati in stoffe superaderenti, a fornire il pretesto per le tre opere presentate. Una passione coltivata fin da bambino quando immerso nella lettura dei fumetti trascorreva ore nel mondo segreto della sua cameretta, desideroso poi di ritrovare nella realtà quei simboli e colori. La richiesta di disegnare bozzetti fatta a diversi costumisti per la realizzazione del video, coincide con il tentativo di rievocare il rapporto conflittuale con la madre, a cui D'Amico chiedeva insistentemente di disegnare i costumi dei suoi eroi preferiti. Vi sono poi due stendardi che uniscono gli elementi formali e cromatici dell'araldica e l'idea della religione e un costume da Supergirl lavorato a maglia e realizzato per una bambina, la figlia, ideale trasmissione ereditaria di una passione-ossessione.
I lavori presentati da Delio Gennai con la loro presenza/assenza, trasparenza e opacità, luce e ombra sembrano fare da contraltari alla odierna civiltà tecnologica. La ricerca di Gennai colpisce infatti per la cura attenta e raffinata nella lavorazione di materiali dalla trama rada che consentono effetti di parziale trasparenza, un fare che rimanda ad un percorso interiore segnato dalla sobrietà, dall'esigenza di silenzio, di pause espressive e di riflessione. Libri illeggibili, impalpabili segni/simboli che con il proprio biancore suggeriscono un'esigenza di contemplazione in spazi ascetici e solitari.
Info:perezivanie@gmail.com
https://www.facebook.com/events/1705514433008346
Sede: Sartoria Teatrale Fiorentina, Piazza Duomo 2, Firenze
www.sartoriateatralefioren tina.it
Con Massimo Arduini - Alberto D'Amico - Delio Gennai. Un progetto di Chiara Giorgetti
Alcune stanze della Sartoria Teatrale Fiorentina di Massimo Poli si aprono nuovamente al pubblico dei visitatori dopo l'esperienza della mostra Pereživànie (il lavoro dell'artista su se stesso) con la quale si proponeva una singolare indagine sul mestiere e sulla funzione dell'artista parafrasando, nel sottotitolo, uno dei libri di Konstantin Sergeevič Stanislavskij sul metodo di recitazione da lui sviluppato basato sull'approfondimento psicologico del personaggio, nel quale l'attore non imita ma diventa il personaggio che deve rappresentare. Agli artisti invitati era stato richiesto di impegnarsi in un dialogo con gli oggetti e gli arredi del luogo in un percorso espositivo pensato per sottolinearne il ruolo di laboratorio di idee.
Il nuovo progetto denominato Dialoghi spuri in 4 atti intende portare avanti l'esperienza precedente ponendo l'attenzione sull'aspetto della comunicazione verbale, sulle caratteristiche psichiche e sulle modalità comportamentali dell'uomo. Attese, finzioni, cose futili, oggetti misteriosi e pregiatissimi, i misteri della memoria, i racconti e le pause, le zone d'ombra e il cambio d'abito da palcoscenico per rappresentare una parte di sé autentica o falsata sono alcuni indizi dai quali si muoverà la ricerca dei diversi artisti invitati. La parola spurio [dal lat. spurius, di origine etrusca] si riferisce ad un'opera non autentica, attribuita falsamente o erroneamente, non originale e/o non riconosciuta come propria dall'autore, il riferimento è a qualcosa la cui natura non è ben definita, ma rimaneggiata, di un'opera d'arte si dice infatti spuria quando non appartenente all'autore a cui viene attribuita.
Chiara Giorgetti ha invitato alcuni artisti, diversi per formazione, a mettersi alla prova con gli spazi della sartoria teatrale e con i metodi a loro più congeniali in un gioco delle parti in cui ciascuno diventa protagonista e "autore" di una stanza. Il risultato è una serie di eventi che comprendono reading poetici, performance, video, libri d'artista, oltre ad oggetti, disegni e installazioni di vario genere. L'idea è quella di suscitare nello spettatore la sensazione di avere davanti a sé il mondo intimo e personale dell'autore, una stanza emotiva che ha probabilmente tratti comuni con quella stessa stanza in cui lui stesso è rinchiuso, una 'stanza dell'oppressione' di pinteriana memoria ma che al contempo è stanza delle meraviglie, dell'ascolto, della comunicazione e/o dell'incomunicabilità.
La Sartoria Teatrale Fiorentina, situata in piazza Duomo a Firenze, si occupa di costumi teatrali fin dal 1860 ed è la più antica della città. Possiede circa 3000 costumi di varie fogge ed epoche ed una piccola collezione di pezzi originali che vanno da un copri bustino del '700 fino ad abiti degli anni '60 del '900, conservati in grandi armadi dell'800. Di particolare rilievo tra gli altri i lavori realizzati con vari costumisti di fama tra cui Ezio Frigerio e Lorenzo Ghiglia. Qui sono stati realizzati anche i costumi di scena per il corpo di ballo e l'étoile Carla Fracci per il Teatro Comunale di Firenze e i costumi firmati da Elena Mannini, per l'Orlando Furioso di Luca Ronconi, con Edmonda Aldini, Paola Gasman e la giovanissima Ottavia Piccolo, opera pluripremiata e apprezzata in tutto il mondo che portò il regista alla ribalta internazionale del Festival di Spoleto nel 1969. Nel 2005 la Sartoria è stata acquistata dal costumista Massimo Poli che è riuscito a riportare l'azienda ai massimi livelli, rinforzando i rapporti ormai sopiti con la città, forte della sua esperienza professionale maturata anche con produzioni legate a registi acclamati come, tra gli altri, Lindsay Kemp e Misha Van Hoecke.
Il primo appuntamento è con gli artisti Massimo Arduini, Alberto D'Amico e Delio Gennai.
Massimo Arduini presenta Vestiti animati (quasi un reality) un esperimento/messa in scena in cui i visitatori della mostra saranno invitati ad indossare alcuni abiti della sartoria e a farsi ritrarre di fronte all'obbiettivo fotografico dell'artista. L'operazione ricalca la procedura di En-travesti, realizzato per Perezivanie e di cui sarà possibile vedere la versione dell'animazione video realizzata nel 2014, attraverso forme cosiddette di spontaneità, mediate e veicolate da Arduini. Una metafora dell'ovvietà relazionale, mediatica, che sembra pretendere un riscatto visivo e quasi redentorio, ma anche un gioco di ruoli dove l'azione ripercorre avanguardisticamente la pratica artistica fino al mero e semplice gusto edonistico di farsi ritrarre e di abbigliarsi.
Per Alberto D'Amico è l'ossessione verso i supereroi e l'attrattiva sessuale emanata dai loro costumi "disegnati addosso" e realizzati in stoffe superaderenti, a fornire il pretesto per le tre opere presentate. Una passione coltivata fin da bambino quando immerso nella lettura dei fumetti trascorreva ore nel mondo segreto della sua cameretta, desideroso poi di ritrovare nella realtà quei simboli e colori. La richiesta di disegnare bozzetti fatta a diversi costumisti per la realizzazione del video, coincide con il tentativo di rievocare il rapporto conflittuale con la madre, a cui D'Amico chiedeva insistentemente di disegnare i costumi dei suoi eroi preferiti. Vi sono poi due stendardi che uniscono gli elementi formali e cromatici dell'araldica e l'idea della religione e un costume da Supergirl lavorato a maglia e realizzato per una bambina, la figlia, ideale trasmissione ereditaria di una passione-ossessione.
I lavori presentati da Delio Gennai con la loro presenza/assenza, trasparenza e opacità, luce e ombra sembrano fare da contraltari alla odierna civiltà tecnologica. La ricerca di Gennai colpisce infatti per la cura attenta e raffinata nella lavorazione di materiali dalla trama rada che consentono effetti di parziale trasparenza, un fare che rimanda ad un percorso interiore segnato dalla sobrietà, dall'esigenza di silenzio, di pause espressive e di riflessione. Libri illeggibili, impalpabili segni/simboli che con il proprio biancore suggeriscono un'esigenza di contemplazione in spazi ascetici e solitari.
Info:perezivanie@gmail.com
https://www.facebook.com/events/1705514433008346
Sede: Sartoria Teatrale Fiorentina, Piazza Duomo 2, Firenze
www.sartoriateatralefioren