FRA IMMAGINAZIONI
INTEGRALISTE Eros
nel Virus-Evola di
VITALDO
CONTE* docente Accademia Belle Arti, Roma L’attuale
presente è gravido di rigurgiti integralisti, religiosi e di
pensiero. Umberto Eco (L’Espresso
9 ott. 2014) parla del “progetto
fondamentalista che si propone di islamizzare tutto il mondo
conosciuto, arrivando sino a Roma”,
che induce a pensare che “le
grandi minacce transculturali vengano sempre da religioni
monoteiste”.
Le espansioni dei Greci e Romani non erano ricercate per imporre i
propri dei, ma per preoccupazioni territoriali ed economiche. Quando
incontravano nuovi dei, li integravano con i loro: “I
primi Cristiani sono stati martirizzati non perché riconoscevano il
dio di Israele (...), ma perché negavano legittimità agli altri
dei”.
Nessun politeismo hai mai espresso una guerra di dimensione ampia per
imporre le proprie divinità. I monoteismi, che hanno scatenato
guerre
sante
per affermare un unico dio e sradicare un culto, sono prevalentemente
quello islamico e cristiano. Questi credi totalizzanti, in un qualche
modo, hanno avuto come preoccupazione la repressione dell’alchimia
vitalistico-rituale dell’eros e della donna. Basta ricordare la
paranoica, morbosa individuazione della presenza diabolica, che ha
giustificato inquisizioni, roghi di ogni tipo, la caccia alle
streghe. Un’equivalente di questi monoteismi sono state le grandi
ideologie laiche del ‘900.
Gli
integralismi verso le aperture
dell’eros e le ricerche del dio in noi, ritornano oggi sotto varie
spoglie. Come rintraccio su un testo uscito sul sito dell’edizione
Effedieffe
(tra collaboratori spicca
Piero Vassallo), espressione del tradizionalismo cattolico, che si
propone di “combattere
la battaglia”,
sia formativa che informativa, per la difesa del Cattolicesimo e
della Chiesa. Lo scritto a cui mi riferisco è Il
Virus Evola (parte
2, 3 gen. 2015): è “costruito” mixando
realtà romanzate, chiacchiericci, ipotesi non documentabili o
approssimativi (vedi Maria de Naglowska), elementi oggettivi talvolta
però indirizzati. L’estensore è Roberto Dal Bosco, autore anche
del libro-crociata Contro
il Buddismo.
Il
volto oscuro di una dottrina arcana,
il cui titolo riassume il contenuto. Ho letto il sopraindicato
scritto, non per il valore scientifico, ma come indicazione
del
suo contesto integralista. Un esempio di decontestualizzazione è
nella presunta ammirazione di Evola verso Crowley come collegamento
satanico: in Metafisica
del Sesso
ne parla sì come di un uomo possedente una forza reale che chi
entrava in rapporto con lui avvertiva. Ma risulta assente
un’indicazione successiva: che proprio “tale
circostanza crea una pregiudiziale nei riguardi dei suoi
insegnamenti, nel senso che è difficile stabilire in che misura
certi eventuali risultati erano dovuti a procedimenti oggettivi e
fino a che punto avevano invece per condizione”
il suo particolare magnetismo.
Un’ulteriore
assonanza lussuriosa-luceferina, tra i due, è intravista
nella comparazione di due quadri: La
genitrice dell’universo
(1968-70) di Evola con un’immagine del pittore Lorenzo Alessandri,
definito para-satanista,
che è stata scelta per la copertina de La
figlia della Luna,
romanzo di Crowley (‘29), per l’edizione italiana (Arktos, 1983).
Il rapporto, contenutistico e simbolico, evidenzia viceversa le
diverse visioni della magia
sexualis.
La donna evoliana è un manifesto visivo delle peculiarità dell’eros
femminile: ha le gambe immerse fino alle ginocchia, dentro
l’ondulazione orizzontale dell’acqua,
simbolo dell’archetipo femminile, opposto a quello verticale del
maschile. Gli
occhi sono circondati da due globi cerulei. L’azzurro acqueo
trascende schiarendosi verso il cielo: all’interno di un grande
sconfinato triangolo rivoltato
in giù,
che si amplifica gradualmente verso l’alto, partendo dal triangolo
ricavato
dalle linee del pube femminile, il cui segno arcaico è lo stesso
della Donna e Dea o Grande Madre. I triangoli rappresentano la
luminosità della forza ascetica. Il nudo della ragazza dipinta da
Alessandri, con i suoi simboli oscuri e lunari, è l’espressione di
un artista fantastico e surrealista, anche se attraversante il
macabro e l’occulto. Questi giocava spesso con il satanico,
talvolta per far lievitare il prezzo dei suoi quadri. La cronaca
racconta che fosse fedele di Padre Pio e Madre Teresa di Calcutta e
che donasse in beneficenza parti della vendita dei suoi lavori.
Ciò
che risulta significativo, nel citato testo, è la relazione tra la
sua chiusura – “Per
questo c’è un lavoro da fare, è quello di liquidare per sempre
questa triste e indecifrabile pagina del pensiero europeo, e
ricominciare dal fondamento: Cristo e la Sua Verità”
– e il suo attraversare Evola. Diverse sue espressioni risultano
infatti carenti di sensibilità cristiana: “oscuro
esoterista paraplegico”,
“barone
handicappato”,
“un
uomo che stava in carrozzella forse per gli effetti a lungo termine
di un’infezione luetica”.
Un percorso di scrittura che connota eloquentemente il proprio stile.
Svilire
Evola
è diventato però oggi un virus
di moda,
contagiante anche qualche presenza in passato vicina al suo
pericoloso
pensiero.
Nello
stesso scritto si cita l’articolo –
Il
barone Evola e Moana Pozzi, la pornostar che sdoganò il filosofo
nero
– di Renato Berio (Secolo
d’Italia
15 sett. 2014), che scrive: “Da
ideologo nero ad autore prediletto da Moana Pozzi (...) Moana lo
citava con una frase che in realtà era stata a sua volta resa
celebre da Giorgio Almirante: “Vivi come se dovessi morire subito,
pensa come se non dovessi morire mai”.”.
L’associazione
Moana Pozzi, attraverso Mauro Biuzzi, ne ha preso umoristica
distanza, segnalando l’articolo con
una menzione speciale al PremioMoanaPozzi,
in quanto il rapporto descritto è quello di “una
coppia italiana davvero impresentabile e futurista, meglio di
Mori/Celentano e anche degli Addams. Imbattibile!”.
Il
motto, come
spiegato nell’introduzione a La filosofia
di Moana
(’91), è di
Seneca che lei aveva tratto da un articolo di Evola.
L’Eros-Virus-Evola ha il potere di liberare
dunque anche le morbosità immaginali degli integralisti.