A differenza di Jules Verne che aveva individuato nell'America la base di lancio dell'avventura futurista, Marinetti non fu mai attratto da quella civiltà di metropoli e di conquiste. Solo artisti come Depero e Leone Castelli colsero il messaggio fecondo di quella terra dove si stava progressivamente trasferendo il testimone della creatività. Fu comunque la stessa America a scoprire tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e gli anni Cinquanta l'idea futurista, anche a causa dell'ostracismo decretato dalla critica ufficiale italiana all'arte futurista, colpevole agli occhi postbellici di connivenze con il passato regime fascista. Le opere del futurismo italiano finirono così oltre Atlantico: nelle case e in particolare nei musei a stelle e strisce si andarono a collocare i capolavori di Boccioni, Carrà, Balla e Severini in esodo dal Bel Paese, vittima dei ricorrenti e grotteschi conformismi e trasformismi della sua storia. Il Solomon R. Guggenheim Museum, invece, per una curiosa coincidenza, prendeva corpo a New York proprio in quel 1944 in cui si stava esaurendo la parabola del Futurismo italiano con la morte del suo fondatore Marinetti. In questi giorni quella fortunata istituzione rende omaggio all'avanguardia italiana, prendendo in considerazione l'intero periodo del movim
ento (1909-1944) e tutto il suo raggio d'azione dalle arti all'architettura, alla letteratura, al teatro, alla moda, al design, alla grafica, alla cucina. "Italian Futurism (1909.1944): Reconstructing the Universe" è il titolo appunto della manifestazione in corso al Guggenheim e che ha il merito di proporre una rassegna articolata ed inedita su quello che fu il fenomeno dell'invenzione della modernità in Italia, fino agli esiti estremi dell'aeropittura di Tullio Crali, che ancora ai giorni nostri rivelano una vitalità impressionante. La curatrice dell'evento, Vivian Green, sottolineando l'importanza della mostra, ha definito l''Italia una nazione di grandi innovatori, rifacendosi, nel complesso, al patrimonio di idee e di scoperte del genio di questo Paese: il Futurismo, quindi, rappresenta una pietra miliare nel percorso affascinante dell'italianità nel mondo. Casalino Pierluigi
Alla Mecca il profeta preferito dai musulmani era Mosè; a Medina il suo posto fu preso da Abramo, e Maometto trovò ottime risposte da opporre alle critiche degli ebrei:lui e i suoi musulmani erano tornati allo spirito più puro della fede (hanifiyya) proprio di quegli uomini che erano stati i primi muslim a sottomettersi a Dio. Non sappiamo fino a che punto Maometto abbia condiviso il desiderio di alcuni arabi degli insediamenti di tornare alla religione di Abramo. Nel Corano non viene fatta menzione della piccola setta meccana hanyfiyya;e la figura di Abramo prima delle sure medinesi fu oggetto di scarso interesse. Tuttavia, sembra che in questo periodo i musulmani chiamarono la loro fede hanifiyya, la vera religione di Abramo. Maometto aveva quindi trovato una via per confutare gli ebrei, senza abbandonare l'idea centrale della sottomissione a Dio anziché a una mera espressione terrena della fede, e la rivalutazione dell'importanza di Abramo gli permise di approfondire tale c...