LA PORNOGRAFICA DERIVA DELL'OCCIDENTE
L'apocalittica previsione di tre ventenni del Sussex
Se il 2011 è stato giustamente celebrato come il centenario della morte di Gustav Mahler, oggi, venerdì 4 maggio 2012, si compiono i trent'anni dalla pubblicazione di Pornography dei (The) Cure, molto più di un semplice album pop...
Se l'autore moravo, nella sua titanica operazione di compimento delle potenzialità della tradizione sinfonica, ha espresso con partiture talmente oniriche e affascinanti da sfiorare il delirio, quasi si trattasse di misteriosi codici esoterici in chiave pentagrammata per pochi eletti Uditori,tutta l'inquietudine di un mondo ormai impregnato di cupio dissolvi, i tre ragazzi immaginari della band formatasi a Crawley, realtà provinciale del Sussex, hanno previsto il crollo di un'intera civiltà, addirittura quando il suo trionfo su scala planetaria si stava celebrando a forti dosi di youppismo e reaganomics, al punto che Go West sarebbe presto diventata qualcosa di più che una semplice hit di successo...
Il confronto non si esaurisce qui ed anzi prende la piega di un voluto richiamo a distanza di spazio, tempo e genere musicale.
Così lo stesso Robert Smith, in una dichiarazione riportata dal biografo Jeff Apter: “Ero convinto che la nostra musica avrebbe dovuto somigliare alle sinfonie di Mahler, non alle melodie del pop”.
Il compositore diventa quindi un simbolico interlocutore obbligato, lui che da ebreo moravo in territorio asburgico si sentì ovunque straniero, per l'allora ventitreenne leader della band diventa l'immagine biomusicale dello sradicamento, lo stesso sradicamento espresso in Pornography.
Gustav Mahler ancora oggi è accostato ad autori come Joris Karl Huysmans (Contro corrente ), Robert Musil ( L'uomo senza qualità ) o Joseph Roth ( La marcia di Radetzky ) tutti simbolo della fine dell'epoca asburgica, che lungi dall'essere quel non plus ultra della tirannide che il racconto storiografico ufficiale ha voluto trasmettere alle nostre generazioni, quasi alter ego occidentale dell'altra barbarie imperiale ottomana, cosituì piuttosto un esempio di coesistenza tra diverse nazionalità, non meglio gestite dalle attuali istituzioni democratiche.
Robert Smith, Laurence Tolhurst e Simon Gallup, rispettivamente voce e chitarra, batteria e basso, appartengono ad un'epoca che, invece, in quel momento sembra piuttosto nascere che decadere: l'Unione Sovietica sta annaspando in Afghanistan e il presidente americano Ronald Reagan sembra avanzare sulla scacchiera mondiale senza possibili oppositori come nessuno prima di lui,nonostante gli effetti della sua economia inizino a farsi sentire presso la popolazione americana.
In Polonia il governo è costretto a trattare con il sindacalista Lech Waleza e un altro polacco, Papa Giovanni Paolo II da due anni sta guidando la Chiesa al di là della cortina, anche a costo di dolorose espurgazioni interne, come quelle che conducono all'isolamento dei “teologi della liberazione” o all'omicidio di cardinali come Oscar Romero in Sudamerica.
Anche in Italia la politica della distensione viene portata avanti dallo stesso promotore storico, Enrico Berlinguer, nonostante il suo più importante interlocutore politico, Aldo Moro, sia stato trovato assassinato quattro anni prima.
La stessa televisione a colori inizia a trasmettere le luccicanti immagini del sogno americano tra telenovelas, telefilms, cartoni animati giapponesi e primi cabaret a luci soffuse.
Insomma, il “no future” del punk sembra smentito dai fatti e, di fronte ad una situazione mondiale così delineata, sembra piuttosto confermata la posizione della “Lady di ferro” quando dice: “There is no alternative”...
Ci fosse ancora un filosofo come Martin Heidegger o uno scrittore come Pierpaolo Pasolini, si eviterebbe, forse, di fare confusione tra “progresso” e “futuro” ma, in quel momento, l'ottimismo serpeggia e a poco servono i diversi attentati che, in luoghi e occasioni diverse, vorrebbero seminare il panico: la stessa esplosione finanziaria che si sta registrando a Wall Street indica piuttosto che il vento sta gonfiando le vele...
Le radio londinesi, dal canto loro, trasmettono brani tipo Do you really want to hurt me dei Culture Club di Boy George, Rio dei Duran Duran, o brani vari degli Hot Chocolate e in Italia, tra la Carrà del Ballo ballo da capogiro e quello del qua qua di Romina Power che, non sufficientemente appagata, sbandiera ai quattro venti di Sanremo la Felicità facile, insieme a suo marito Albano Carrisi, “la musica non cambia”.
Non ci vuole una laurea in psicologia per capire che quanto più un ambiente è condizionante, tanto maggiore deve essere l'impegno per resistere e, del resto, la lezione del Barone insegna quanto sia importante “restare in piedi in un mondo di rovine”, specialmente se portano la maschera a festa...
Ciò che dei tre ragazzotti britannici di cui stiamo parlando colpisce di più, allora, è proprio la lucidità di chi, a soli ventitre anni, riesce a comprendere, esprimere e trasmettere al di là delle finzioni, certi concetti e certe sensazioni come quelli presenti nell'album e che si fa di tutto per nascondere, perchè il verbo che si inizia a coniugare in quegli anni lì è quello dell'apparenza, della società dell'immagine, delle Farrah Fawcett da copertina, delle Bouchet da fitness o degli equivalenti ramboidi da “stalloni italiani” e terminators palestrati di tutto il mondo.
Allora ecco il perchè del titolo di questo quarto album dei Cure: Pornography!
Ad essere pornografico, dirà Robert Smith, non è tanto l'oggetto osservato quanto l'occhio di chi guarda e su quell'occhio il Mercato sta impostando la sua strategia consumista.
Se si va a ricercare l'etimo della parola, si legge che in greco Pornè deriva da Pornao, Vendo, quindi Pèrnemi significa Mi vendo ( guarda caso una hit di Renato Zero proprio di quei tempi...).
A questo punto la stessa trattazione del concetto si sposta e si deve radicalizzare in senso ontologico e metastorico: non è casuale che proprio negli Anni Settanta si decidano le politiche economiche più importanti del secolo in materia monetaria e finanziaria, non è un caso la Presidenza Nixon e non è un caso che Rockfeller spinga per promuovere a livello di Trilaterale il progetto di un governo unico del mondo; non è un caso che la televisione cerchi d'introiettare l'american way anche con i suoi sex symbols più rappresentativi e che proprio il penultimo decennio del secolo veda un attore come presidente della superpotenza che sta per vincere la Guerra Fredda.
Non è, ancora, un caso che gli stessi psicologi che in quel momento studiano la pnl siano anche coloro che comprendono quanto l'uso della pornografia possa incidere nell'inconscio delle persone, alimentando da un lato desideri e smanie di successo, dall'altro – e oggi ci siamo arrivati, finalmente, a capirlo anche nelle aule universitarie – inibendo la stessa libido fino alla soglia dell'impotenza sessuale ( e del resto a che servirebbe la pornografia in un mondo di sessualmente appagati e liberi da condizionamenti? ).
Pornography è l'album che dentro i suoi brani porta alla luce questo malessere, vissuto da chi, pur non avendo visto ancora la controprova storica, già avverte tutto ciò come il fatale nonsense che avanza: la vera pornografia è nella riduzione ontologica del mondo a merce! Questo è il significato che, sin dal verso iniziale del primo brano, One hundred years, Robert Smith & co. gridano senza speranza: “It doesn't matter if we all die, ambition in the back of a black car”.
Tre anni prima un altro grande interprete britannico del Malessere aveva compiuto la sua scelta, definitiva, anch'egli dopo aver descritto “il male di vivere” della Manchester tatcheriana come nessun altro era ancora riuscito a fare, sicuramente senza andarsene via “in silence”, come recita un suo celebre brano, il carismatico Ian Curtis dei Joy Division.
Robert Smith e Ian Curtis, i due profeti del dark, le due possibilità di fronte alla prima vera disperazione, quella di quando hai vent'anni e già capisci che la vita è fatta di compromessi, che tutta la purezza con la quale hai voluto vivere fino a quel momento non può essere mantenuta, e allora non hai che da scegliere tra l'Idea e il “Mè òn”, il non-essere conforme all'ideale: uno dei due deve morire... Ian Curtis scelse l'idea, Robert Smith ha scelto il mè òn, non senza soffrire, non senza depressioni e dipendenza da droghe allucinogene, coltivando tuttavia anche un lato ironico e ludico che si rifletterà in alcune composizioni pop da lui stesso considerate “stupide”, come Friday I'm in love, The lovecats, o la magistrale presa per i fondelli al mondo del glam – rock (poi paradossalmente diventata hit di successo) Let's go to bed.
Se il contesto storico di allora sembrava, di fatto, cozzare con certe esperienze artistiche e non solo musicali (del 1982 è anche il capolavoro di Ridley Scott Blade runner) di certo oggi abbiamo qualche elemento in più per tornare ad ascoltare Pornography.
Siamo nel 2012: da Pornography sono passati trent'anni.
A livello globale sembra che l'unico cambiamento realmente macroscopico rispetto a quel periodo sia la caduta del Muro di Berlino, rimpiazzato da altri diversi muri sparpagliati per il mondo e non soltanto terrestri, e la dissoluzione dell'URSS; per il resto, crisi economiche, scontri di piazza, tensioni internazionali sono ancora lì, con l'aggiunta che il Mercato è talmente saturo che coloro che riescono a mantenere un lavoro evitano accuratamente di rischiarlo in nome di ideologie o diktat di partiti vari: a fronte di ciò, lo scenario musicale piange, e perfino le lacrime sono false come un trucco di Lady Gaga!
Politiche d'aggiustamento strutturale spesso degne di Mc Namara si stanno abbattendo sull' Europa, specialmente nell'area mediterranea, con una violenza che negli Anni Ottanta ben pochi avrebbero previsto.
La crisi della politica e della religione, per molti versi voluta e auspicabile se accompagnata da una presa di coscienza reale, simile alla rivoluzione delle pòleis greche o del Rinascimento italiano, non ha fatto altro che privare gli adolescenti che stanno crescendo di strutture e spazi ricreativi.
Diminuiscono famiglie e perfino coppie di fatto, al loro posto anche le reclami televisive propongono compagnie di sole ragazze da una parte e ragazzi soli dall'altra ( se no chi guarda Mediaset Premium, vero?... ).
Da lontano, un lontano profondo proveniente dalla storia, sembra di ascoltare l'eco di un' altra profezia con la quale dobbiamo forse oggi fare davvero i conti: Oswald Spengler, già a ridosso degli Anni Trenta del Novecento, individuava nella società occidentale a venire l'interazione di tre componenti fondamentali: la “spensieratezza”, intesa come deriva del pensiero nella banalità del calcolo pragmatico di basso profilo, la “sterilità”, come perdita del vigore vitale insito in ogni società legata ai ritmi naturali della nascita e riproduzione, da cui l'evidente approdo nell' “infertilità” con la quale una civiltà esaurisce anche demograficamente
la propria dimensione di senso.
Ascoltare Pornography dei Cure oggi, quindi, è ascoltare il racconto dei nostri tempi, di ciò con cui ogni giorno ci confrontiamo, cercando di venirne fuori come meglio possiamo, senza imprimere una svolta decisiva a qualcosa che avvertiamo come più forte di noi e contro cui non è nemmeno lecito sperare ulteriormente di poter vincere.
Sono otto brani da intendere come “quadri d'esposizione” apocalittici, stratagemmi catartici come piccole tragedie del nostro millennio, da vedere ciascuno con le proprie lenti, cercando il più possibile di adottare quello spirito spinoziano del Ne ridere neque lugere sed intellige.
Dedico questo mio articolo agli amici, a quelli incontrati e a quelli ancora da incontrare, e a quella speciale categoria di amici, costituita dai miei alunni.
Francesco Sacconi
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