*da IL GIORNALE A Londra nessuno difende i giornalisti che intercettano. In Italia Repubblica & C. farebbero le barricate. Gli inglesi vogliono rispettata la privacy, da noi vengono pubblicati dettagli della vita privata con il timbro dei giudici....
David Cameron, primo ministro di Sua Maestà, dice che la commissione per raddrizzare i torti fatti dai giornali ai cittadini non ha funzionato. Non è abbastanza indipendente dagli editori. John Burns del New York Times scrive da Londra che tutto questo è possibile perché i politici inglesi sono intimiditi dalla stampa che intercetta, non sono stati in grado di far scattare i necessari controlli. Bisogna cambiare tutto, dice Cameron, e stabilire che il potere dei media ha un limite, di decenza e di etica, invalicabile. L’opposizione laburista di Ed Miliband denuncia le responsabilità di omesso controllo del capo del governo ma è ancora più severa, chiede maggior rigore. Non c’è una campagna di post.it contro il bavaglio,c’è il contrario:proteggere i diritti delle persone viene prima di tutto, nella sensibilità dell’opinione pubblica.
Sembra di sognare, dicevo. Da Londra, in testa l’ Economist , ci sono arrivate molte interessanti lezioni di etica pubblica. Basate in gran parte sulla pratica delle intercettazioni all’italiana, sulla caricatura che di questo Paese le intercettazioni hanno realizzato giorno per giorno, faldone per faldone, inchiesta dopo inchiesta, nel serrarsi in un unico circuito ferrigno del giudiziario, del mediatico e del politico. Sono diverse da quelle inglesi, le nostre pratiche di aggressione ai diritti di segretezza e inviolabilità costituzionale delle comunicazioni. Qui i diritti dei cittadini sono violati legalmente.
Non c’è bisogno di dare tangenti alla polizia. Il braccio più o meno violento della legalità fornisce i materiali necessari alle campagne di violazione della privacy nell’ambito di crociate politico-morali. L’atto di intrinseca illegalità, la gogna per figure pubbliche e per il loro giro privato di amicizie e collegamenti, scatta con il timbro della legge. Il pm ardimentoso, militante, fanatico, impianta e incardina indagini vaghe, come è accaduto nel caso di un celebrato nuovo sindaco di Napoli, poi porta il tutto sui giornali e in tv, protetto dall’obbligatorietà dell’azione penale e dalla totale e irresponsabile deregolamentazione di tutta la faccenda. Faccende d’amore, di corna,digiudizi totalmente privati diventano pubbliche in un baleno, e tutto è riportato tra virgolette nel teatrino della privacy offesa e umiliata. Intanto il pm d’assalto diventa famoso, diventa deputato, diventa sindaco. È un modello ormai universalmente riconosciuto di carrierismo politico.
La legge fa da ponte di collegamento delle ambizioni di potere, corporativo o istituzionale, di magistrati, politici e media....
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