Stefano Vaj - Il Dottor Stranamore e il XXI secolo


Il dottor Stranamore

Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la trasformazione postumana

Blog Miro Renzaglia - 4 aprile 2007

Stefano Vaj

 

«Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!», scrive Marinetti. Risponde Jünger: «Ci troviamo [oggi] ad una svolta tra due epoche, la cui importanza corrisponde pressappoco a quella del passaggio dall'età della pietra all'età dei metalli». Aggiunge Gehlen: «la rivoluzione industriale che oggi volge al termine segna infatti la fine delle cosiddette culture superiori, affermatesi dal 3500 a.C. fino oltre il 1800 d.C. e promuove la nascita di un nuovo tipo di cultura, oggi ancora non ben delineato. Seguendo questa linea di pensiero, si potrebbe addirittura arrivare a pensare che l'era civile come periodo storico sia vicina a spirare, se intendiamo la parola civiltà nel senso che ci viene illustrato dalla storia delle culture superiori dell'umanità sino ad oggi».

Ed ancora Faye: «La tecnoscienza contemporanea è un fattore storico d'importanza capitale. Essa può sconvolgere tutte le carte. Persino quelle della geopolitica e delle capacità genetiche innate dei popoli. Influenza la spiritualità e trasforma i dati della religione e della filosofia. Senza entrare nei dettagli, sappiamo sin d'ora che: 1) la potenza degli elaboratori sarà centuplicata o più da ora al 2020; 2) dei ponti vengono stabiliti tra l'ingegneria genetica e l'informatica; 3) le capacità di intervento sul genoma (umani, animali, piante) segue una progressione geometrica... Ciò che si sa, è che, come aveva predetto Michel Foucault, la tendenza umanista è destinata a sprofondare, e la nozione stessa di uomo a relativizzarsi. Questo sconvolgimento sarà un maëlstrom, a fronte del quale la rivoluzione neolitica e la rivoluzione industriale saranno stati un ballo di campagna e la Rivoluzione francese un non-evento».

«Nietzsche è il primo a riconoscere il momento storico in cui l'uomo si prepara ad assumere il dominio di tutta la Terra. Nietzsche è il primo pensatore che, in vista di una storia mondiale per la prima volta emergente, pone la domanda decisiva e pensa tutte le sue più profonde implicazioni. La domanda è: l'uomo, in quanto uomo nella sua natura sinora, è pronto ad assumere la signoria del pianeta? Se no, cosa deve succedere all'uomo perché egli sia capace di sottomettere la terra e rivendicare così un antico legato? Non deve l'uomo, così com'è ora, essere portato oltre se stesso per adempiere a questo compito?», conclude Heidegger.

Ora, sono quasi vent'anni che tale domanda costituisce il tema soggiacente della maggiorparte dei miei scritti, distribuiti su un ventaglio di pubblicazioni piuttosto eterogeneo per pubblico ed orientamento, ma con un filo comune inerente alla riflessione sulla tecnica.

Ancora Heidegger: «Ciò che è stato pensato e poetato agli albori dell'antichità greca è oggi ancora attuale, così presente che la sua essenza rimasta chiusa a esso stesso ci sta davanti e ci viene incontro da ogni parte, soprattutto e proprio là dove meno ce lo aspettiamo, cioè appunto nel dominio dispiegato della tecnica moderna, che è assolutamente estranea a tale ancestralità, ma che tuttavia ha la propria origine essenziale proprio in quest'ultima».

L'arco di considerazioni che vanno da L'uomo, la tecnica, il futuro [
+ ] che pubblico nel 1985, a Biopolitica. Il nuovo paradigma [ + ] , uscito nel 2005 per i tipi della SEB, si salda così nel constatare che la tecnica resta la chiave non solo dell'autodeterminazione faustiana dell'uomo, ma anche di ogni possibilità di autodeterminazione futura di qualsiasi comunità politica, in termini di sovranità, autonomia ed identità, contro la fine della storia ed in vista di un mondo destinato a restare plurale, diverso ed in divenire.
Conseguente traduzione metapolitica di questo punto di vista è stata la mia decisione di contribuire alla formalizzazione dell'Associazione Italiana Transumanisti [
+ ] e di accettare il ruolo di segretario nazionale dell'associazione.

Tale associazione, sia chiaro, è laica, nel senso che accoglie nel suo seno chiunque sia motivato ad opporsi al proibizionismo neoluddita, e chiunque accetti, anzi pretenda, che all'uomo continui ad essere riconosciuto il ruolo prometeico di artefice del suo destino, contro i miti decadenti della decrescita o del ritorno ad uno stato di natura tanto rinunciatario quanto immaginario. Specie a livello internazionale, i filoni che convergono a formare il movimento transumanista sono del resto variegati: dalla tradizione del movimento eugenetico alla mentalità superomista ed al senso del meraviglioso che pervade tanta parte della fantascienza classica (vedi: Heinlein, Anderson, Clarke); dalla difesa della libertà di ricerca al sovrumanismo filosofico alle visioni cyberpunk; dal futurismo al longevismo alla nostalgia per la corsa allo spazio degli anni sessanta al filonucleare alla preoccupazione per le conseguenze disumanizzanti e potenzialmente catastrofiche di meccanismi di rimozione che lasciano senza una guida trasformazioni che sono comunque destinate a prodursi.

In tale ambito, è anche normale che un sondaggio un po' risalente sugli orientamenti politici all'interno dell'ambiente in questione abbia finito per ritrovare uno spaccato relativamente fedele delle varie famiglie ideologiche ottocentesche che tuttora agitano e pervadono gli schieramenti contemporanei. Ciò che d'altronde appare significativo è che già oggi in tutto il mondo più di un quarto del movimento non si riconosce più in alcuna di esse, oppure ritiene di averle già superate e si dichiara upwingers: come dice il mantra del protagonista del mondo bidimensionale di Flatlandia di Abbott, finito come prigioniero politico per aver predicato l'esistenza della terza dimensione, Non verso nord [o verso sud], verso l'alto.

Non a caso, secondo Fukuyama, che annunciava soddisfatto qualche anno fa la fine della storia ed il definitivo successo dell'ultimo uomo, ed ora denuncia in toni apocalittici la minaccia del nostro futuro postumano (Our Posthuman Future, titolo originale del libro L'uomo oltre l'uomo. Le conseguenze della rivoluzione biotecnologica), il transumanismo è la prima minaccia al mondo: non gli Stati-canaglia, non l'Islam, non i complotti nazisti o bolscevichi, non il riscaldamento globale....

 

continua  TRANSUMANISTI AIT