TRA UNIVERSITA' E LIBERTA'
D- Spath.... a Ferrara che succede? Studenti "rossi" alleati con docenti e autorità; e quelli di destra capaci di azioni blitz d'avanguardia! Criticamente la riforma Gelmini è comunque migliorabile? Democrazia e informazione a Ferrara
PAOLO SPATH "Rispondo nel modo migliore che posso alle domande poste, sia come esponente Politico del PdL che come Presidente provinciale della Giovane Italia, il suo movimento giovanile, sia come rappresentante degli studenti universitari che infine come studente, me stesso.
Dico questo perchè ho forse la possibilità di poter vedere questa riforma e il sistema universitario da molteplici punti di vista e dunque da un osservatorio privilegiato.
La Riforma dell'università, come del resto quella della scuola superiore, sono riforme doverose, in quanto ci troviamo davanti ad un sistema istruzione completamente distrutto negli anni da interessi di parte, da rivendicazioni e logiche sindacaliste che hanno prodotto posti di lavoro in eccesso considerando il modno dell'istruzione alla stregua di un ammortizzatore sociale.
Per quanto riguarda l'Università ci troviamo davanti a decine di corsi di Laure con 1 iscritto, centinaia che ne hanno meno di dieci. Abbiamo 92 atenei, microsedi sotto casa e sedi staccate molto lonate e costose (come quella a Buenos Aires per Bologna, o quella a Città del Messico per la Sapienza), abbiamo atenei interi a conduzione familiare, la piaga dei baroni che dilaga, le assunzioni non traprenti di ricercatori ed associati, gli imperi dei rettori.
A questo la riforma cerca di migliorare le cose, ponendo come discrimine fondamentale la Meritocrazia. Vengono infatti assegnati i finanziamenti agli atenei in base alla ricerca e alla didattica svolta, in base alla gestione dei finanziamenti passati (commissariati gli atenei in perdita e interdetti da nuove assunzioni quelli che spendono più del 90% in personale), vengono assegnati il 10% del finanziamento ordinario per il fondo per il merito, totalmente dato in base al merito maturato di singoli studenti e non soltanto in base al reddito degli stessi. Viene conclusa la piaga dei ricercatori a tempo indeterminato e essi avranno un contratto di 6 anni (3+3) rinnovabile in base alla ricerca riconosciuta e alla didattiva svolta (vengono infatti introdotte per la prima volta 250 ore di didattica riconsociuta e retribuita) valutata dagli studenti e dall'Anvur. Dunque solo i meritevoli avranno la possibilità di raggiungere l'esame all'abilitazione scientifica e diventare associati e non soo i parenti e gli amici, che per farlo dovranno essere bravi!
La riforma attacca le baronie, dando FINALMENTE ai professori un cartellino di 350 ore minime di didattica annue e la possibilità degli scatti stipendiali solo in base alla qualità della loro didattica e della ricerca effettuata, altrimenti penalizzati nelle loro rendite di posizione. Viene infine limitato a soli 6 anni il mandato dei rettori, evitando la costruzione di veri e propri imperi.
La riforma può essere migliorata per alcuni aspetti, innanzi tutto dobbiamo considerare che siamo in un momento di grave crisi economica, come per esempio chiarificare quale sia la modalità di reperimento da parte delle regioni dei fondi in materia di diritto alo studio che ad esse e al governo sono delegati, potrebbe essere migliorata abbassando a 65 anni l'età pensionalbile dei docenti e inserendo nelle commissioni di valutazione anche ricercatori.
Come si può vedere non sostengo la riforma perchè è espressione della mia parte, e porto anche delle critiche, come per esempio credo che i tagli strutturali non possono essere fatti (Tremonti difatti ha trovato insieme a Gelmnin 1 mld di € nella legge di stabilità proprio per finanziare questo aspetto), ma voglio che il sistema cambi e cambi davvero!
Chi invece continua a protestare o non ha letto questa riforma, o ha letto soltanto i riassunti faziosi riportati dall'Unità, da Repubblica e dall'intelligenza di sinistra (Daria Bignardi?!?) oppure nella peggiore delle ipotesi è al soldo di quei baroni, di quei poteri forti e purtroppo spesso trasversali, che vogliono mantenere le rendite di posizione, i privilegi e gli accordi personali e di favoritismo che fino ad adesso hanno dominato la nostra scena universitaria e condotto i nostri atenei in fondo alle classifiche.
Cosa ancora più insostenibile è che le istituzioni (Sindaco e Rettore) continuino a manifestare palesemnte la loro solidarità a queste proteste e anzi non fanno altro che alimentarle sempre di più con le loro dichiarazioni, facendo spesso sentire coloro che la pensano diversamente non tutelati nella loro presunta imparzialità amministrativa, ma cittadini e studenti figli di un padre minore. da qui nasce il "sequestro" degli edifici pubblici inscenato questa mattina.
Credo concludendo che tutte le posizioni, che tutte le rivendicazioni, anche le più forti e provocatorie siano legittime e debbano avere spazio, ma quando questo non va a ledere il diritto di nessuno, la libertà di nessuno, gli spazi e la rappresentatività di nessuno, e soprattutto in questo caso il diritto allo studio degli studenti universitari (del quale i sedicenti sindacati di sinistra si riempiono tanto la bocca) che pagano le tasse, gli affitti delle case, le rette e i libri.
Perchè la democrazia è tale se è di tutti, non solo una dittatura del pensiero, delle azioni e dei colori di coloro che si dicono soltanto nel nome "democratici"."