di MARCELLO VENEZIANI
Celebrando giustamente Giorgio Bocca, La Repubblica riesce ad essere imprecisa anche con una sua firma, dicendo che compirà i novant’anni a fine agosto. Li ha compiuti in realtà il 18 agosto, ed io vorrei associarmi per fargli gli auguri che merita. Per non guastare la festa non tirerò in ballo i soliti scheletri giovanili dall’armadio, il suo fascismo giovanile, il suo articolo razzista del ’42, e nemmeno i suoi vizi proverbiali, l'attaccamento arcaico al soldo o la sommarietà un po’ grossolana dei suoi libri. Ma parlerò di una cosa che è stata dimenticata nelle celebrazioni del Bocca partigiano: il suo revisionismo storico sul fascismo. Bocca precedette Pansa nel revisionismo storico. Nell’83 pubblicò con Garzanti un testo revisionista, Mussolini socialfascista, in cui l’autore più citato era un ragazzo di destra, il sottoscritto, allora autore di un saggio su Mussolini, che secondo un grande firma di Repubblica, Enrico Filippini, Bocca aveva saccheggiato. Nello stesso anno dialogò con Almirante su Storia Illustrata diretta allora da Guerri. Poco prima aveva dialogato con me sull’Espresso, condividendo la necessità di sdoganare la destra e dialogare (il servizio di supporto era firmato da Paolo Mieli). E scrisse risposte sorprendenti per un libro collettaneo, Il fascismo ieri e oggi a cura di Enzo Palmesano, che pubblicai nel 1985 in una collana di Ciarrapico. Vi offro una sintesi virgolettata, senza commenti, del suo revisionismo.
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