FERRARA E IL FUTURO

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FROM LA NUOVA FERRARA

S'AVVICINA IL TEMPO PER DECIDERE IL FUTURO

Tante le poltrone destinate a cambiare padrone a fine primavera, quando col voto daremo un nuovo sindaco e un nuovo governo ai nostri Comuni. Volteremo pagina con la speranza, ancora una volta, di aver fatto la scelta giusta, per un vero cambiamento. La macchina elettorale è già in moto e oggi abbiamo già più nomi di candidati sindaci che programmi. E lo spettacolo non è dei più edificanti. Tra le mura “amiche”, in particolare, si lotta senza esclusione di colpi per guadagnare il “pass” per il palazzo.  Vien da chiedersi: ma è così facile governare un Comune? Sembrerebbe di sì, perché c’è una vera e propria corsa alla poltrona di primo cittadino. Un conto è promettere, un altro fare, e fare bene.  
Prendiamo Ferrara, ad esempio. L’eredità che aspetta il nuovo inquilino di piazza Municipale è pesantuccia. Ferrara oggi è una città più stanca, più cupa, più povera, più sporca rispetto ad alcuni anni fa. Guardando certi palazzi è ancora di una bellezza struggente, raffinata, ma basta gettare lo sguardo in basso per vederne il degrado: marciapiedi sconnessi, pieni di crepe; asfalto sbriciolato con buche da incubo per i ciclisti; bauletti dei viali senza un fiore ma in compenso con il terreno “arato” dai pneumatici di invadenti Suv. E l’aria del centro e fino all’estrema periferia? Non ne parliamo, e con un futuro tutto da scrivere, considerato che alla maxi-torta inquinamento c’è da aggiungere la ciliegina della turbogas.
La viabilità è ferma. Solo timidi tentativi ma non è stata imboccata la strada che porta a rendere una città a misura d’uomo. I parcheggi? Si mira solo a far cassa sottraendo a chi lavora in città quei pochi spazi gratuiti disponibili. E le corsie preferenziali? E le piste ciclabili degne di tal nome?  Poi la crisi, negozi e aziende che chiudono, servizi che non ci sono più. Ma è comprensibile che in cinque-sei sgomitino per prendere la fascia da sindaco?  Forse, con la vista, abbiamo perso di pari passo anche l’obiettività, ma il sindaco non sarà atteso né da rose, né da fiori. Auspicare una svolta vera è una speranza irrinunciabile, così come sognare traguardi più consoni a questa bella città. Chi ci vive oggi si sente defraudato di un’armonia che una volta gli apparteneva. Si intristisce alla vista di questo declino e s’infuria.  
Ciascuno di noi si porta dentro un’immagine compiaciuta della propria città e nutre il rimpianto di tempi non lontani quando si stava davvero bene insieme. Un’immagine ripiegata, nostalgica.  Abbiamo nella testa un fotogramma forse retorico ma tenacemente conservato del passato di questa città; non riusciamo, però, ad immaginarla nel futuro, perché oggi ne è stata deformata la peculiarità di città d’arte, a misura di uomo, circondata da una campagna generosa. Il cambiamento approssimativo si è sempre trasformato in un impoverimento. Non è stato governato se non sottraendo quelli che erano i pregi, bollati di provincialismo e di fatto cancellati per inseguire fugaci quando dannose e costose “idee” di modernità.  Non sarà facile rimettere Ferrara in carreggiata. Pensiamoci bene prima di fare la nostra scelta. Non c’è più tempo per sbagliare.
(Valentino Pesci)