Il termine Futurismo non è un parto originale di Marinetti: l'aveva ripreso da un nazionalista catalano Gabriel Alomar che ispirato di Nietzsche aveva pubblicato a Barcellona la conferenza El Futurisme nel 1905.
Conferenza che aveva avuto successo in Francia, tanto da venir recensita favorevolmente nel 1908 nel "Mercure de France"
Ma l'Italiano ebbe l'intuizione di comprendere la forza dirompente e le suggestioni contenute nel termine. Aveva il perfetto contenitore per tutte le profonde riflessioni che stava sviluppando negli anni di direzione della rivista "Poesia"
Riflessioni che dovevan essere rese pubbliche il 1 gennaio del 1909 su "Le Figaro", data prevista della pubblicazione del Manifesto, ma che furon rimandate a causa del terremoto di Messina, evento che, nella sua tragicità, avrebbe oscurato qualsiasi lancio pubblicitario.
Marinetti, però, non era uomo da rimaner con le mani in mano. Cominciò a farlo conoscere in Italia. La prima pubblicazione avvenne a Bologna il 5 febbraio, nella Gazzetta dell'Emilia, il 6 a Napoli, sul Pungolo, il 9 a Mantova e a Verona, rispettivamente sulla Gazzetta e sull'Arena, il 10 a Trieste sul Piccolo, il 14 sempre a Napoli sulla Tavola Rotonda, il 16 sul Giorno ed in Romania, sulla Democratia di Craiova.
Il 20 febbraio, finalmente, la pubblicazione a pagamento su "Le Figaro". Di fatto l'idea della globalità del Futurismo che non parla all'Italiano, ma all'Uomo.
Per tale motivo, il centenario di Ferrara si celebrerà in tale data. Non una celebrazione di un glorioso passato, ampie mostre ed eruditi convegni ci riusciran meglio di noi, ma l'opportunità di tirare le fila da parte di tutti gli artisti e i pensatori contemporanei che, in un modo o nell'altro, basano la loro creazione e riflessione sull'esperienza futurista.
ALESSIO BRUGNOLI