Veramente divertente la variante in lingua spagnola del nostro detto"ne uccide più la gola che la spada" e cioè "Mas mato' la cena que sano' Avicenna" (ne uccise più la cena più di quanto ne guarì Avicenna, in arabo Ibn Sina). E certo nella cultura iberica o meglio arabo-andalusa Avicenna, ma anche Averroè (l'Ibn Rushd dei latini), era certamente una grande autorità scientifica, autorità che a lungo fu per l'Europa e in una certa misura ancora è. Non a caso Geoffry Chaucer, nientemeno, nei suoi Canterbury Tales chiama Avicenna "Doctor of Phisik", soprattutto in relazione al fatto che la dottrina medica di Avicenna guarì più di quanto la crapula godereccia della tavola ne eliminò. Il pensatore e scienziato islamico medievale incarna quindi con i suoi oltre duecento testi l'umanesimo musulmano colto, ma anche sotto certi aspetti laico, appartenente ad un'era ben diversa da quella dell'attuale miserabile califfato di Baghdadi, anche i suoi natali erano provinciali, essendo nato nel 980 a Bukhara nell'attuale Uzbekistan ex sovietico - ora stato indipendente), allora parte della Persia. Il suo Canone di Medicina in 5 libri, tradotto in latino, fu per secoli materia obbligatoria nelle università europee (non solo nel Medio Evo) e anche la Chiesa ne ebbe grande considerazione. Chi volesse approfondire il lascito di cultura iranica che Avicenna ci ha trasmesso invito a leggere il prezioso volume dello studioso persiano S.M. Afnan , docente a Cambridge, tradotto in italiano dalla Morcelliana nel 2015 e dal titolo appunto Avicenna. In altri termini una riproposizione straordinaria del filosofo islamico in termini assolutamente inediti che ce lo svelano non solo protagonista di una brillante stagione intellettuale, anche anticipatore di un futuro migliore per l'umanità grazie alle scoperte della scienza.
CasalinoPierluigi
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