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IL SIMBOLO DELLA SAPIENZA

Nell'antica Grecia la civetta era l'animale sacro ad Atena (e a Roma alla sua ipostasi latina, Minerva, il cui termine trova origini etimologiche nell'indoeuropeo, evocando il concetto di conoscenza e di sapere), rappresentato sulle monete della città ellenica che ne deriva il nome. "Glaucopide Atena è l'epiteto generalmente usato da Omero per la dea della sapienza, figlia di Zeus e scaturita dalla sua testa dopo il colpo assestato da Efesto per guarirlo dall'emicrania persistente. Atena è la dea che sovraintende a tutte le competenze tecnico-artigianali: cioè Atena "dagli occhi glauchi" (da glaukos, che nella descrizione di Platone, nel Timeo, è un azzurro scuro mescolato con il bianco, più la radice opio che ha relazione con la vista e i suoi organi), ma anche, con una variante che va oltre l'aspetto cromatico, opur riassorbendolo, dagli occhi di civetta, in greco glux (dalla medesima radice con un cenno di lucentezza). Nessuna insinuante allusione, tuttavia, ad attitudini seduttive che alla dea chiamata Parthenos, ossia vergine, ovviamente estraenee: i suoi lucenti occhi glauchi di civetta - oltre ad evocare remote riminiscenze pregreche o orientali di una divinità dalle implicazioni ornitomorfe sono quelle che ai rapaci notturni consentono di vedere nell'oscurità, di spingere lo sguardo dove gli altri non vedono: un'allegoria dunque di quella ragione che fa vedere nel buioi dell'incertezza e dell'ignoranza. Atena era perciò una divinità della preveggenza e dell'innovazione, quasi un modello di moderna percezione futurista. Lo stesso Hegel, riferendosi alla nottola di Atena, che spicca il volo al calar del giorno, intravede in Atena-Minerva il coronamento della storia, mostrandoci come si comprenda il senso degli eventi solo dopo compiuti. Questo è il tragico scacco della ragione nel tempo che viviamo.
Casalino Pierluigi 


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