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La Poesia dopo Khaled al-Assad: di Sandro Giovannini

Bellissima Poesia- questa di Sandro Giovannini (di seguito), un grande poeta italiano,

*  Nel panorama liquifico letterario del nostro tempo, ancora una volta il singolare e atipico e controculturale poeta Sandro Giovannini, al contrario,  delizia l'arte-vita poesia con un testo che dribbla, nonostante il trionfo degli zombie contemporaneo, la morte, trasformando persino l'horror  pù reale del virtuale in semi rinascenti come il neonato futuro in orbita attorno alla Terra nell'epilogo di 2001 di Kubrick.  Mai nel 2000 , neppure una sibilla di qualche multiverso prevedeva la devolution necrofila delle cronache presentiste: come una diabolica breccia temporale violata, in Europa, nel mondo, sembra apparsa una linea del Tempo che pareva consegnata alla paleostoria. L'orizzonte futuro è inquietante ovunque, il futurismo una tecnofiaba perduta, questi versi di Sandro G., sono puro nanodiamante che per miracolo ruba, come Prometeo il fuoco, nuova luce alla materia oscura che ci attraversa dall'anno zero del big bang. (R.G)

INFO
http://www.heliopolisedizioni.com/


Khaled al-Asaad

"La pietra e il sangue" - Heliopolis Edizioni

 

 

 "La realtà supera di troppo la fantasia"... e questo per un'opera artistica è insopportabile. 

 

 Per ora metto sul tragico piatto della bilancia questa poesia...

 

S.G.

 

 

 Doveva essere Khaled

 

 

 

Doveva essere Khaled al-Asaad

Invece è stato un ragazzino di 12 anni...

ma non è lo stesso?

 

 

 

 

 

 

Sì,

Abbiamo fatto bene ad attendere,

così l'orrore ci ha dato la sua mano viscida

(seppur col sorriso trionfante)

senza sforzo

naturalmente

come il sangue

cade in basso

e si spicca

dalla testa

 

tutti

la loro

voltando

da ogni parte

chi per pietà

chi per paura

chi per non sapere

chi per non dover negare.

 

 

Abbiamo fatto bene ad attendere

Senza doversi coinvolgere

Negli infiniti distinguo

Nelle mille ipocrisie

Nei sottesi dinieghi

Nelle fughe

Acclarate.

 

 

E quel sorriso trionfante

È il miglior viatico

Di comprensione

Non essendo né ignobile

Né fatuo

Come i nostri discorsi,

di gente

che non fa mai niente di ciò che dice

e ciò che dice in genere

è ipocritamente pusillanime.

 

 

Quel sorriso ci squaderna un'altro mondo

Dal quale credevamo

D'essere fuggiti come lepri

Di fronte al cacciatore

E ti dirò – caro amico – (agli altri cosa parlo a fare?...)

Che non mi è neanche odioso.

 

 

Lo comprendo

Tutto detratto e sommato

Detratta soprattutto

La chiusa contratta dignità del bimbo vecchio

Di 12 anni

Con la faccia tratta in su

Pronta alla morte

Ma ancor di più al taglio

Ancor di più al taglio

Perch'è l'attesa

Che conta in quei momenti

E l'attesa della sofferenza che poi

Si spegne nella fuga

Delle vene

Come dicevano gli antichi

Fugge l'anima col ferro...

 

 

E ti libera.

 

 

Era (E') la stessa anima che noi vezzeggiamo

Senza più sapere dove stia

Con tutte le nostre squisitezze

Altrettanto atroci

In quanto false

O non corrispondenti alla realtà

Che solo il volto di quella

Vittima

E di quell'assassino

Ci riportano intatte.

 

 

Tu mi dirai

Ma che schifo ma che orrore!

 

Ma dove tiri

Ma cosa fai

Ma cosa dici

Ma chi ti paga

Ma chi ti legge

Ma

Ma a che ti presti?

 

A nulla

 

Ma quel nulla buono che farà i conti

Con ieri e con domani e

Che forse ci farà cambiare sguardo.

 

Quelli che hanno bollito nella pentola

(Sono arrivati a questo)

Non avevano l'esatta follia di quello sguardo

E soprattutto di

Quel sorriso di trionfo.

 

 

Sì,

abbiamo fatto bene ad attendere

nella nostra palude

d'illusioni

ci siamo macerati a dovere

e chissà...

forse

saremo pronti

un giorno

chissà...

a venirne fuori

più puliti.


 

 SANDRO GIOVANNINI

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