Dalle opere di Montesquieu si leva un inno all'Europa e alla civiltà
europea. Il filosofo osserva che "Se si vuole dare un'occhiata a ciò
che avviene attualmente nel mondo, vedremo che, quanto l'Europa
predomina sugli altri tre continenti (Montesquieu non tratta ancora la
vicenda nordamericana), e fiorisce mentre il resto del mondo geme
nella schiavitù e nella miseria, tanto essa è più illuminata, in
proporzione, delle altre parti, dove le lettere sono immerse in una
notte profonda". Anche se si guarda al passato "la storia non offre
nulla che possa essere paragonato al grado di potenza a cui l'Europa è
pervenuta". E perciò "si deve rendere omaggio ai nostri tempi moderni,
alla ragione presente, alla religione di oggi, alla nostra filosofia,
ai nostri costumi". Progresso europeo contro immobilità asiatica: la
fede nel secolo del progresso rafforza il senso europeo, gli
conferisce un respiro ampio e sicuro, lo ravviva con la forza della
propria superiorità di fronte alle altre terre, agli altri i popoli
viventi, gli infonde il senso della propria superiorità. Del tempo e
dello spazio trionfa l'Europa, dice Montesquieu. Gli altri vivevano e
vivono nella sabbia, conclude Montesquieu, noi scriviamo sul bronzo.
Diversa la figura e la percezione di Voltaire, ma anch'egli è un
estimatore ed esaltatore della grandezza europea. In lui alberga, è
vero, una visione cosmopolita che lo porta ad apprezzare le religioni
d'Oriente; tuttavia egli proclama il senso dell'Europa civile come un
grande corpo civile in cui prevale la dottrina dell'equilibrio.
Veniamo infine a Vico, che consapevole del secondo piano in cui vive
l'Italia nel XVIII secolo, peraltro, evidenzia comunque la superiorità
dell'Europa sugli altri continenti. Anche il contributo di Vico al
senso europeo nel XVIII secolo appare secondario e solo ai giorni
nostri ne viene rivalutata l'influenza sul pensiero moderno. Ma Vico
riconosce, dal canto suo, la superiorità dell'Europa nella scienza e
nel convivere civile. La vocazione anti-assolutistica di questi tre
autori resta un patrimonio indelebile dell'eredità d'Europa. Una
rilettura di questi tre autori consente di comprendere l'attualità del
pensiero di questi tre giganti della filosofia.
Casalino Pierluigi, 16.11.2015
europea. Il filosofo osserva che "Se si vuole dare un'occhiata a ciò
che avviene attualmente nel mondo, vedremo che, quanto l'Europa
predomina sugli altri tre continenti (Montesquieu non tratta ancora la
vicenda nordamericana), e fiorisce mentre il resto del mondo geme
nella schiavitù e nella miseria, tanto essa è più illuminata, in
proporzione, delle altre parti, dove le lettere sono immerse in una
notte profonda". Anche se si guarda al passato "la storia non offre
nulla che possa essere paragonato al grado di potenza a cui l'Europa è
pervenuta". E perciò "si deve rendere omaggio ai nostri tempi moderni,
alla ragione presente, alla religione di oggi, alla nostra filosofia,
ai nostri costumi". Progresso europeo contro immobilità asiatica: la
fede nel secolo del progresso rafforza il senso europeo, gli
conferisce un respiro ampio e sicuro, lo ravviva con la forza della
propria superiorità di fronte alle altre terre, agli altri i popoli
viventi, gli infonde il senso della propria superiorità. Del tempo e
dello spazio trionfa l'Europa, dice Montesquieu. Gli altri vivevano e
vivono nella sabbia, conclude Montesquieu, noi scriviamo sul bronzo.
Diversa la figura e la percezione di Voltaire, ma anch'egli è un
estimatore ed esaltatore della grandezza europea. In lui alberga, è
vero, una visione cosmopolita che lo porta ad apprezzare le religioni
d'Oriente; tuttavia egli proclama il senso dell'Europa civile come un
grande corpo civile in cui prevale la dottrina dell'equilibrio.
Veniamo infine a Vico, che consapevole del secondo piano in cui vive
l'Italia nel XVIII secolo, peraltro, evidenzia comunque la superiorità
dell'Europa sugli altri continenti. Anche il contributo di Vico al
senso europeo nel XVIII secolo appare secondario e solo ai giorni
nostri ne viene rivalutata l'influenza sul pensiero moderno. Ma Vico
riconosce, dal canto suo, la superiorità dell'Europa nella scienza e
nel convivere civile. La vocazione anti-assolutistica di questi tre
autori resta un patrimonio indelebile dell'eredità d'Europa. Una
rilettura di questi tre autori consente di comprendere l'attualità del
pensiero di questi tre giganti della filosofia.
Casalino Pierluigi, 16.11.2015