Arte-Politica - Parigi: la valanga si e' messa in moto

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Oscar Bartoli Washington DC  lettere da Washington

I media americani hanno dato grande risalto a una telefonata di Papa Bergoglio con Tv2000, la televisione della Conferenza episcopale italiana, secondo cui questi attacchi fanno parte della terza guerra mondiale.

Un'affermazione di elementare semplicita' che il Pontefice ha voluto dare per richiamare l'attenzione della gente assopita nel ricorrente "Finche' succede agli altri, per me va bene..".

I 129 morti (fino ad ora) e gli oltre trecento feriti, tra i quali molti in gravi condizioni, sono un attacco al cuore della civilta' occidentale e la conferma che la valanga di una catastrofe mondiale ha cominciato a muoversi.

Parigi insegna alcune ovvieta':

i servizi segreti francesi non hanno fallito. Semplicemente non sono stati in grado di fare fronte alla organizzazione delle cellule ISIS cosi' come l'intelligence americana fu presa di contropiede dall'11 settembre 2001.

Se come sembra sono bastati otto terroristi votati al martirio per scatenare in sei punti della capitale francese il caos totale questo significa che la reazione al fondamentalismo religioso non puo' che essere incerta e senza risultati.

Domanda: come hanno fatto a comunicare tra loro i membri dell'organizzazione terroristica? Certo non in maniera digitale. Forse riscoprendo la tradizionale posta o lasciando messaggi in punti anonimi.

Il presidente francese ha annunciato dure ritorsioni contro ISIS che si risolveranno certamente in una intensificazione dei bombardamenti con il coinvolgimento di donne e bambini spesso usati come scudi strategici.

La valanga ormai si muove e non si sa dove potra' andare a finire.

Nella instabile coalizione antiterrorismo con Usa, Francia, Inghilterra, Russia, non e' chiaro quale ruolo andra' a giocare l'Iran schiita unica vera fortezza contro il fondamentalismo sunnita.

Da anni si parla negli ambenti diplomatici di Washington della conflagrazione prossima ventura tra le due componenti del mondo musulmano.

Ma si pensava in maniera sorniona che fosse un problema che riguardava solo i due eterni rivali all'interno dell'Islam dei quali uno, i sunniti, decisamente piu' numeroso come adepti a livello planetario.

Il conflitto riguarda ormai ogni stato europeo e l'America dove la componente musulmana e' forte di milioni di individui.

In piu' c'e' voglia di scontro e di guerra tra le giovani generazioni non solo musulmane che vogliono sfogare in qualche modo l'eccesso di energie e la mancanza di prospettive per il proprio futuro.

La guerra mondiale e' una livella che alla fine del suo parossismo velleitario lascia sul terreno centinaia di milioni di vittime innocenti come hanno dimostrato il primo ed il secondo conflitto mondiale.

E sulle ceneri di un'umanita' agonizzante si ricostruiscono business e ricchezze.

Questa volta, pero', bisogna tenere conto della componente nucleare. E qualcuno gia' sta facendo calcoli approssimativi.
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"Je suis un parisien" avrebbe detto oggi John Fitzgerald Kennedy, come aveva detto in visita a Berlino Ovest "Ich bin ein Berliner" il 26 Giugno del 1963 l'allora presidente degli Stati Uniti.
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