Riflessione sul'attualità. Difesa comune europea e ruolo del Marocco nella lotta all'estremismo islamico. Due realtà parallele.
La Francia invoca una solidarietà militare europea. Idea condivisibile
e paradossalmente riformulata dopo gli stessi francesi, nel 1954,
avevano bocciato analogo progetto (CED) proposto dall'Italia
democristiana. Ciò premesso, piace sottolineare il ruolo che sta
svolgendo il re del Marocco nella lotta alla distorta visione settaria
della "guerra santa". Le autorità di Rabat, già colpite in passato da
gesta nefande come quelle che hanno segnato di sangue la Francia, si
sforzano di arginare il dilagare di pericolose derive radicali
soprattutto in seno alle moschee. Non è un caso che la scuola degli
imam in Marocco è di stato, uno stato che professa un Islam non solo
moderato, ma anche formato a concetti di profonda pietà religiosa, di
dialogo spirituale e di feconda tolleranza con altre fedi. La storia
del Marocco è storia ebraica, soprattutto, dato che gli ebrei e la
loro cultura sono alla radice della società marocchina, ancor prima
della conquista romana. Il disegno storico successivo ne è conferma
(vedi su Asino Rosso i miei articoli su quell'influenza - Casalino
Pierluigi, Morocco Jewish....). Ed è storia di misticismo musulmano e
di confraternite ispirate a devozioni popolari e di articolata
capacità di accogliere le influenze della altrui spiritualità. Tutto
il contrario dell'oscurantista predicazione salafita e wahhabita di
origine saudita, che è la fucina dell'estremismo sunnita. Basti
ricordare che in Marocco venne in visita pastorale Papa Giovanni Paolo
II con grande successo presso quella pubblica opinione, stante anche
la tradizione ecclesiale presente nel Paese nordafricano (circostanza
constatata nei miei viaggi cola', dove ho potuto apprezzare il
lavoro, ad esempio, di istituzioni scolastiche cattoliche (salesiani)
a favore di alunni musulmani). Il re ha voluto ricordare ai suoi
concittadini quanto fuorviante sia l'interpretazione integralista del
concetto di "guerra santa", che, come ricordato in altra occasione,
interessa solo la perfezione della vita e il rendersi meritevoli della
grazia di Dio. La guerra santa come arma di difesa contro gli
stranieri fu, in realtà, solo una leva nelle mani dei nazionalisti al
tempo della fine del periodo coloniale. Il resto è nato durante la
guerra fredda e a seguito di maldestre operazioni occidentali contro i
mali minori secolari, dalla Libia alla Siria. Errori di valutazione
che ora costano cari e che richiedono uno sforzo comune del Vecchio
Continente, come, appunto, quello di una difesa comune, difesa comune
che invoca anche il Marocco ai suoi alleati e anche a quell'Algeria,
che, per interessi di bottega, sostiene il Polisario contro Rabat,
perdendo di vista il senso di una cooperazione ormai ineludibile.
Casalino Pierluigi, 18.11.2015
e paradossalmente riformulata dopo gli stessi francesi, nel 1954,
avevano bocciato analogo progetto (CED) proposto dall'Italia
democristiana. Ciò premesso, piace sottolineare il ruolo che sta
svolgendo il re del Marocco nella lotta alla distorta visione settaria
della "guerra santa". Le autorità di Rabat, già colpite in passato da
gesta nefande come quelle che hanno segnato di sangue la Francia, si
sforzano di arginare il dilagare di pericolose derive radicali
soprattutto in seno alle moschee. Non è un caso che la scuola degli
imam in Marocco è di stato, uno stato che professa un Islam non solo
moderato, ma anche formato a concetti di profonda pietà religiosa, di
dialogo spirituale e di feconda tolleranza con altre fedi. La storia
del Marocco è storia ebraica, soprattutto, dato che gli ebrei e la
loro cultura sono alla radice della società marocchina, ancor prima
della conquista romana. Il disegno storico successivo ne è conferma
(vedi su Asino Rosso i miei articoli su quell'influenza - Casalino
Pierluigi, Morocco Jewish....). Ed è storia di misticismo musulmano e
di confraternite ispirate a devozioni popolari e di articolata
capacità di accogliere le influenze della altrui spiritualità. Tutto
il contrario dell'oscurantista predicazione salafita e wahhabita di
origine saudita, che è la fucina dell'estremismo sunnita. Basti
ricordare che in Marocco venne in visita pastorale Papa Giovanni Paolo
II con grande successo presso quella pubblica opinione, stante anche
la tradizione ecclesiale presente nel Paese nordafricano (circostanza
constatata nei miei viaggi cola', dove ho potuto apprezzare il
lavoro, ad esempio, di istituzioni scolastiche cattoliche (salesiani)
a favore di alunni musulmani). Il re ha voluto ricordare ai suoi
concittadini quanto fuorviante sia l'interpretazione integralista del
concetto di "guerra santa", che, come ricordato in altra occasione,
interessa solo la perfezione della vita e il rendersi meritevoli della
grazia di Dio. La guerra santa come arma di difesa contro gli
stranieri fu, in realtà, solo una leva nelle mani dei nazionalisti al
tempo della fine del periodo coloniale. Il resto è nato durante la
guerra fredda e a seguito di maldestre operazioni occidentali contro i
mali minori secolari, dalla Libia alla Siria. Errori di valutazione
che ora costano cari e che richiedono uno sforzo comune del Vecchio
Continente, come, appunto, quello di una difesa comune, difesa comune
che invoca anche il Marocco ai suoi alleati e anche a quell'Algeria,
che, per interessi di bottega, sostiene il Polisario contro Rabat,
perdendo di vista il senso di una cooperazione ormai ineludibile.
Casalino Pierluigi, 18.11.2015