Le anime dell'Islam, com'è noto, sono molte e di diversa formazione
anche in Italia, ma ciò che potrebbe far paura da noi, se mai, sarebbe
lo spirito di emulazione importato dalla vicina Francia, ma anche da
altri paesi e non direttamente solo da quelli originari (anche se
inquietano le bordate di fischi dei tifosi turchi contro il minuto di
silenzio in memoria delle vittime di Parigi). Uno spirito che potrebbe
- e in parte lo sta già facendo, forse- soffiare sul fuoco di elementi
non troppo dormienti. Un rischio che trova di norma concretezza non
nelle moschee tradizionali, dove la partecipazione è assai ridotta,
invero, se pur non vadano mai escluse frequentazioni equivoche di
cattivi maestri con conseguente seminagione negativa per altrettanto
cattivi discepoli. Le elucubrazioni di isolati soggetti non devono
però convincerci che il fenomeno sia del tutto assente nel nostro
Paese. Aree di ottusità polemiche e recidive composte da esaltati, non
si sa fino a che punto minoritarie, esistono, purtroppo, e non troppo
dormienti. Ma la maggior parte dei musulmani è ormai laicizzata e
persino il loro popolo femminile coltiva aspirazioni piuttosto mondane
e lontane dalle dottrine salafite. E sempre la gran parte dei
musulmani ama vivere e ben mangiare soprattutto nel mese di ramadan,
quando, dopo il rituale digiuno dall'alba al tramonto, consuma,
festeggiando, i prelibati piatti della loro tradizione, compresi i
dolci detti i pasticcini di Allah. Tutt'altro che inseguire
improbabili guerre sante. Che, se si legge correttamente, significano
qualcosa di simile alla lotta contro le,cattive inclinazioni, di cui a
l "video meliora, sed deteriora sequor" descritto da San Paolo. La
lotta cioè contro la tendenza umana a seguire il vizio e non la virtù,
comune in tutte le culture religiose. In ogni caso la vigilanza contro
le degenerazioni della lettura politica dell'Islam va tenuta alta. In
questo senso il rischio Isis esiste. Ma va lasciata a chi ne è
preposto istituzionalmente.
Casalino Pierluigi, 18.11.2015
anche in Italia, ma ciò che potrebbe far paura da noi, se mai, sarebbe
lo spirito di emulazione importato dalla vicina Francia, ma anche da
altri paesi e non direttamente solo da quelli originari (anche se
inquietano le bordate di fischi dei tifosi turchi contro il minuto di
silenzio in memoria delle vittime di Parigi). Uno spirito che potrebbe
- e in parte lo sta già facendo, forse- soffiare sul fuoco di elementi
non troppo dormienti. Un rischio che trova di norma concretezza non
nelle moschee tradizionali, dove la partecipazione è assai ridotta,
invero, se pur non vadano mai escluse frequentazioni equivoche di
cattivi maestri con conseguente seminagione negativa per altrettanto
cattivi discepoli. Le elucubrazioni di isolati soggetti non devono
però convincerci che il fenomeno sia del tutto assente nel nostro
Paese. Aree di ottusità polemiche e recidive composte da esaltati, non
si sa fino a che punto minoritarie, esistono, purtroppo, e non troppo
dormienti. Ma la maggior parte dei musulmani è ormai laicizzata e
persino il loro popolo femminile coltiva aspirazioni piuttosto mondane
e lontane dalle dottrine salafite. E sempre la gran parte dei
musulmani ama vivere e ben mangiare soprattutto nel mese di ramadan,
quando, dopo il rituale digiuno dall'alba al tramonto, consuma,
festeggiando, i prelibati piatti della loro tradizione, compresi i
dolci detti i pasticcini di Allah. Tutt'altro che inseguire
improbabili guerre sante. Che, se si legge correttamente, significano
qualcosa di simile alla lotta contro le,cattive inclinazioni, di cui a
l "video meliora, sed deteriora sequor" descritto da San Paolo. La
lotta cioè contro la tendenza umana a seguire il vizio e non la virtù,
comune in tutte le culture religiose. In ogni caso la vigilanza contro
le degenerazioni della lettura politica dell'Islam va tenuta alta. In
questo senso il rischio Isis esiste. Ma va lasciata a chi ne è
preposto istituzionalmente.
Casalino Pierluigi, 18.11.2015