.............Nel corso dell’audizione di ieri sono stati approfonditi gli argomenti oggetto di tali domande e delle relative risposte, nonché altri temi già trattati nella precedente audizione del 30 maggio. In particolare, assieme all’ing. Clemente, ho fornito chiarimenti sui seguenti punti:
- La percentuale di costruzioni del nostro patrimonio edilizio che non è in grado di resistere ai terremoti ai quali potrebbe risultare soggetta. Alla valutazione che questa percentuale sia pari almeno al 70 % si giunge tenendo conto sia dell’aumento, a partire dall’anno del terremoto di Messina e Reggio Calabria (1908), delle aree classificate sismiche, sia del progressivo inasprimento delle norme tecniche per le costruzioni. Abbiamo anche evidenziato che le attuali norme tecniche sono entrate obbligatoriamente in vigore solo nel 2009 e che non è obbligatorio effettuare interventi di adeguamento sismico sugli edifici esistenti se non in casi particolari. Inoltre, abbiamo sottolineato il fatto che numerose costruzione, sebbene siano state progettate adeguatamente, sono state poi realizzate pessimamente (anche per assenza di adeguati controlli).
- La già citata proposta per un’assicurazione obbligatoria contro le calamità. L’ing. Clemente ha chiarito che tale proposta ha il duplice scopo di far fronte alle spese di ricostruzione a seguito di eventi calamitosi e di istituire un fondo per effettuare interventi di miglioramento sismico sul patrimonio edilizio, a partire dalle situazioni di maggiore rischio, al fine di ridurre significativamente nel corso di qualche decennio la vulnerabilità delle strutture esistenti.
- La valutazione della pericolosità sismica. Essa è attualmente effettuata utilizzando l’approccio probabilistico, ma a tale metodo dovrebbero essere affiancati anche metodi deterministici, al fine di garantire la maggior sicurezza possibile. A tal riguardo, ho consegnato alla Commissione il “Position Statement” elaborato dall’International Seismic Safety Organization” (ISSO), da me presieduta, e la nota esplicativa redatta dal prof. Panza, che avete già pubblicato su Meteoweb il 12 settembre.
- I cosiddetti “esperimenti di previsione” dei terremoti, effettuati in Italia dall’Università di Trieste e dall’ICTP, nell’ambito di importanti collaborazioni internazionali. Ho anticipato alla Commissione che, a seguito di recenti verifiche, permangono le preoccupazioni dei succitati sismologi italiani, nonché di quelli dell’Accademia Russa delle Scienze, circa il possibile verificarsi, nell’Italia Meridionale, di un forte terremoto nel “medio termine” (da qualche mese ad 1 o 2 anni). Invece, non risulta più allarmato il Nord Italia (anche se si stimano ancora possibili, in quest’area, scosse di assestamento di entità significativa, cioè di magnitudo fino a 5). Tutti questi studi saranno illustrati alle Commissione dalla dott.ssa Antonella Peresan dell’Università di Trieste nel corso della sua audizione, prevista il 20 settembre.
- La messa a punto di norme specifiche riguardanti la progettazione antisismica degli impianti chimici a rischio di incidente rilevante (RIR), la valutazione della vulnerabilità sismica di quelli esistenti ed i criteri da applicare per proteggerli adeguatamente dal terremoto (in particolare, ove possibile, attraverso un’utilizzazione estesa dell’isolamento sismico). Su questo argomento ho consegnato alla commissione il mio lungo articolo “Impianti chimici RIR italiani: le incognite terremoto e maremoto”, pubblicato a “Il Giornale dell’Ingegnere” (Milano) nel numero 7 di luglio 2012.
- I sistemi di “early warning”. L’ing. Clemente ha chiarito che tali sistemi, attualmente in corso di studio, possono contribuire a limitare gli effetti catastrofici sul territorio prodotti strutture e impianti in caso di incidenti sismici, perché sarebbero in grado di allertare con un anticipo variabile da pochi minuti a pochi secondi, consentendo di spegnere impianti, fermare treni, attivare sistemi di sicurezza, ecc. Tali sistemi, però, possono integrare, ma non sostituire le necessarie opere di prevenzione.
Ho infine sottolineato la necessità, a mio avviso, di non tacere le preoccupazioni dei sismologi e degli ingegneri sismici all’opinione pubblica, anche se ciò può ingenerare paura: occorre che da questa paura nascano, nell’opinione pubblica, una corretta percezione del rischio sismico e volontà e richiesta di prevenzione»